Attaccamento disorganizzato e identità dissociata

di Anna del Torto

2.1    Attaccamento disorganizzato-identità dissociata. Un continuum?

2.1.1      Dati di ricerca

Prove empiriche sempre più numerose sostengono e confermano l’ipotesi di una relazione tra attaccamento disorganizzato nell’infanzia e la dissociazione patologica nella vita adulta (Solomon e George, 1999).

Numerose ricerche hanno dimostrato che la mancanza di un supporto emotivo in un’esperienza traumatica gioca un ruolo chiave nello sviluppo dei sintomi e successivi disturbi dissociativi (Brewin et al., 2000; Lauterbach et al., 2007; Scarpa et al.,2006; Schumm et al., 2006; cit. in Liotti e Farina, 2011). L’assenza di sostegno da parte del caregiver nei confronti del piccolo traumatizzato non consente al sistema di attaccamento di svolgere la sua funzione di ricevere cura e protezione.

Altri studi controllati hanno dimostrato che l’insicurezza dell’attaccamento è correlata ad un aumento della dissociazione patologica (Aspelmeier et al., 2007; Bailey et al., 2007; Elwood et al., 2007; Stovall-McClough, Cloitre, 2006; cit. in Liotti e Farina, 2011).

I dati di alcune tra queste ricerche, inoltre, suggeriscono che tra i diversi tipi di attaccamento insicuro, quello disorganizzato rappresenta il maggior fattore di rischio.

L’attaccamento disorganizzato è molto più frequente (circa l’83% dei bambini osservati) in campioni di coppie caregiver/bambino ad alto rischio, ovvero nelle quali il bambino è maltrattato dal proprio genitore, oppure il genitore è emotivamente assente a causa della presenza, in lui, di lutti o traumi non risolti, piuttosto che nei campioni a basso rischio (Carlson e Soufre, 1995; Main e Morgan, 1996; cit. in Solomon e George, 1999).

Da questi dati si vede come la situazione familiare di bambini a rischio di sviluppare un attaccamento disorganizzato è molto simile a quella descritta da pazienti adulti, la cui storia di relazione familiari traumatiche è legata causalmente ai loro sintomi dissociativi dalla maggior parte dei clinici.

Un altro studio un po’ datato, ma non meno importante, che conferma l’ipotesi di una continuità tra attaccamento disorganizzato e disturbi dissociativi, ci viene dato da Liotti, Intrecciatagli e Cecere (1991), i quali hanno confrontato un gruppo di pazienti psichiatrici adulti dissociati con uno non dissociati.

Questo studio si basa sulla ben documentata scoperta, secondo la quale la presenza di lutti e traumi non risolti nella figura d’accudimento differenzia la relazione di attaccamento disorganizzata rispetto agli altri tipi di attaccamento insicuro (Main e Hesse, 1990; van IJzendoorn, 1995; cit. in Solomon e George, 1999). Quindi se l’attaccamento disorganizzato è collegato alla dissociazione adulta, i pazienti che presentano questi disturbi dovrebbero aver avuto nell’infanzia una figura d’accudimento che soffriva per la presenza di traumi e lutti non risolti, al contrario dei pazienti non dissociati.

Liotti, insieme ai suoi colleghi, mise appunto a confronto 46 pazienti che presentavano fenomeni dissociativi -gruppo sperimentale- e 109 pazienti senza esperienze dissociative -gruppo di controllo- chiedendo ad entrambi i gruppi se, nei due anni precedenti o successivi alla propria nascita, la madre avesse perso qualcuno di caro.

I risultati furono che il 63% del gruppo sperimentale rispose affermativamente, contro solo il 13% del gruppo di controllo. La differenza statistica fu altamente significativa (Liotti, et al., 1991).

Anche studi clinici sui pazienti dissociati confermano in maniera intuitiva la relazione tra la disorganizzazione dell’attaccamento e questi disturbi.

Le tipiche risposte transferali dei pazienti dissociati in psicoterapia ricordano molto il comportamento del bambino con attaccamento disorganizzato, con la sua miscela caotica di avvicinamento/evitamento nei confronti della figura d’attaccamento (Davies e Frawley, 1994; Liotti, 1999; Putnam, 1995; cit. in Solomon e George, 1999).

Nel corso della psicoterapia con pazienti con disturbi dissociativi, ogni volta che il sistema di attaccamento viene attivato e rivolto nei confronti del terapeuta, si attivano, a volte, nel corso del colloquio esperienze dissociative (Liotti e Farina, 2011) come momenti di assenza, amnesia, stati simili a trance, che assomigliano agli stati di disorientamento del bambino in cui l’attaccamento viene etichettato come disorganizzato nella Strange Situation.

Inoltre, secondo Liotti, nei colloqui psicoterapeutici, questi pazienti interpretano il loro comportamento, e quello del clinico, secondo modelli rappresentazionali molteplici e incoerenti che ricordano da vicino i modelli operativi interni tipici dell’attaccamento disorganizzato.

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