Psicologia della Personalità: definizione e riassunto

La psicologia della personalità si interroga su quali siano le radici e le espressioni condivise e uniche nel modo di presentarsi (rappresentazione di sé), sentire (provare emozioni) e agire (mettere in atto condotte) dei vari individui. Il termine persona, deriva dal greco, nell’Antica Grecia la persona rappresentava le maschere teatrali i ruoli, dunque i modi in cui le persone si esprimono all’esterno. Individuo, invece deriva dal latino (“in” e “dividuus” e significa “non divisibile”, in altri termini: unico. Obiettivo della psicologia della personalità è di comprendere gli elementi unici e coerenti della condotta umana e valutare le differenze individuali.

La personalità (definizione) è quindi un’organizzazione di modi di essere, di conoscere e di agire (valuta quindi sentimenti, pensieri, comportamenti), caratterizzata da unità, coerenza, continuità, stabilità e progettualità alle relazioni dell’individuo con l’ambiente esterno.

La personalità ha sicuramente alcuni caratteri biologicamente determinati ma è possibile comprenderla meglio se la si considera come una costruzione attiva che si compie nel corso dello sviluppo attraverso continue interazione tra persona e ambiente.

In altri termini, l’espressione “sono fatto così” non è mai del tutto vera, la persona interagisce con un ambiente esterno e costruisce attivamente la propria realtà.

La psicologia della personalità si occupa di diversi aspetti:

Il primo è la Struttura di personalità: la personalità ha una sua struttura distintiva e caratteristica, gli studi su questo argomento si basano sul concetto di tratto di personalità.

I tratti di personalità sono disposizioni ad agire, relativamente indipendenti dal variare del contesto. I tratti di personalità sono tendenza ad elaborare le informazioni, a esprimere emozioni e affetti, a reagire e agire in modi relativamente stabili. Essi sono in qualche misura elementi geneticamente costitutivi della personalità, tratti intesi come cause ultime della condotta. Una costellazione di tratti può essere definita anche come tipo psicologico.

La personalità va distinta dal carattere e dal temperamento. Il carattere ha un significato molto simile ma che ne accentua le componenti valutative e morali. Il temperamento fa riferimento alle caratteristiche energetiche e temporali dell’individuo, come l’attività, la reattività, l’eccitabilità. Il temperamento fa riferimento maggiormente al substrato biologico del funzionamento psichico.

Un secondo fattore di interesse della psicologia della personalità è la dinamica della personalità: (aspetti processuali), tratta del funzionamento della personalità come:

sistema autoreferenziale: ovvero come sistema capace di riflettere su se stesso al fine di raggiungere gli obiettivi e rispettare le norme

sistema autoregolatore: ovvero riguarda i processi implicati nella costruzione della propria personalità, della propria identità personale, e della messa in atto di strategie che assicurano la possibilità di adattarsi all’ambiente e modificarlo in conformità con la soddisfazione dei propri bisogni.

Il modo in cui la persona interagisce con l’ambiente e costruisce la propria identità dipende quindi anche delle motivazioni e dalle cause che spingono un individuo. Alcuni psicologi della personalità fanno riferimento a tre grandi categorie di concetti motivazionali per spiegare questi processi:

–          motivazioni edonistiche, mettono in risalto la ricerca del piacere e l’evitamento del dolore: essi si suddividono in

1) modello di riduzione della tensione (mangio per ridurre la fame che genera tensione);

2) modelli di incentivo (cerco la ricchezza per essere maggiormente appagato e non per ridurre la tensione)

–          motivazioni di crescita o autorealizzazione, le persone tendono a crescere e a realizzare il proprio potenziale e sviluppo personale, anche quando questo può generare tensione;

–          motivazioni cognitive, mettono l’accento sugli sforzi della persona per comprendere e prevedere eventi del mondo, bisogno di coerenza e di conoscenza.

 La Psicologia della personalità ha applicazioni nell’ambito della psicologia dello sviluppo, con la psicologia sociale, psicologia clinica, educazione e ha anche una funzione integrativa tra queste discipline.

Si propone di promuovere lo sviluppo di ciascuno secondo le sue potenzialità, ripristinare traiettorie interrotte o correggere strategie.

Come si studia la personalità? 

1)      Studio dei casi e ricerca clinica. Il primo metodo, utilizzato anche da Freud è quello del singolo caso clinico.. Si studia il comportamento che interessa direttamente, in modo approfondito nella sua complessità. Studia i processi e le strutture all’interno della persona. Si ottengono dati molto precisi e approfonditi, è il modo migliore per studiare la persona nella sua unicità, il rischio di questo metodo però è quello di fare osservazioni soggettive, e di studiare poche persone.

2)    Studi di laboratorio e ricerca sperimentale. Hanno l’obiettivo di stabilire relazioni causa-effetto

Ad es., “se una persona è estroversa allora accadrà più probabilmente che X, Y, Z” del tipo ‘se…allora…’.

Il laboratorio è il setting per la manipolazione delle variabili e verificare cambiamenti in un’altra variabile. Il limite di questo tipo di ricerca dipende dal contesto sperimentale, esso è molto artificioso e non coincide con la realtà sociale abiutale del soggetto.

3)    Questionari sulla personalità e ricerca correlazionale. Si ricorre a test di personalità e questionari psicometrici. Si utilizza quando non è possibile o desiderabile lo studio intensivo dei casi singoli e quando non è possibile condurre esperimenti in laboratorio. Questo tipo di studi permette di raccogliere grande quantità di informazioni su molti soggetti contemporaneamente, di studiare numerose e svariate caratteristiche della personalità. In ogni caso la ricerca psicometrica ha dei limiti, il test può produrre errori nella compilazione dei test errori legati allo stile di risposta del soggetto. In qualche modo i test di personalità sono costituiti spesso da autodescrizioni fatte dal soggetto, e quindi mediati consapevolmente e attivamente dalla persona.

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