Il principio di causalità circolare di Watzlawick

Secondo Paul Watzlawick, l’analisi di ogni questione comunicativa presuppone un abbandono della concezione della “causalità lineare” al fine di adottare una concezione di “causalità circolare”.

Molte psicoterapie, secondo Watzlawick fanno l’errore di basarsi sul concetto di causalità lineare. La causalità lineare prevede che ci sia un rapporto lineare tra causa ed effetto, nel caso della psicoterapia si tratta dell’analisi tra la causa e il disturbo che questa ha generato.

Diverse terapie psicologiche, anche molto diverse tra loro, come ad esempio la psicoanalisi o il comportamentismo, prevedono rapporti deterministici tra le variabili per i quali si suppone che un dato fenomeno X determini un effetto Y, secondo uno schema che può essere rappresentato graficamente come segue:

X (causa) ——————-> Y (effetto)

Sigmund Freud, postulando il principio di determinismo psichico afferma che ogni evento psichico ha una causa precedente depositata nell’inconscio dei soggetti e, dunque, che nulla è determinato dal caso (Freud, 1908). Allo stesso modo, in un corrente di pensiero opposta, ovvero il comportamentismo, gli “atomi della psicologia” sono associazioni tra stimolo e risposta (S-R), associazioni per le quali ad uno stimolo proveniente dal mondo esterno (causa) corrisponde una risposta (effetto) (Miller, 2002, 120). Dunque, la psicoanalisi, annullando l’influenza del caso, elimina le cause esterne relegandole all’inconscio; il comportamentismo, al contrario, considera il soggetto come un passivo produttore di risposte stimolate dall’esterno. In altre parole, come scrive Franco Nanetti (2009, p. 87): “la psicoanalisi fornisce un rigido determinismo interno, il comportamentismo propone un rigido determinismo esterno”.

Oggi, in psicologia il rigido determinismo  è associato all’epistemologia riduzionista.

Tutta la Scuola di Palo Alto, compresa anche la recente evoluzione di Giorgio Nardone, ovvero la Terapia Breve Strategica, accetta il modello di causalità circolare. Si passa così da una spiegazione lineare dei fenomeni ad una concezione di causalità circolare, dove per causalità circolare si intende “il superamento del concetto di unidirezionalità e causalità lineare, a favore di una concezione non deterministica in accordo con le teorie epistemologiche contemporanee di causalità circolare” (Nardone, 1995, 40 – 41).

Una volta adottata la prospettiva della causalità circolare, viene meno la concezione deterministica, cioè non vi è più “un inizio e una fine ma solo un sistema interdipendente di reciproca influenza tra i fattori in gioco” (Nardone, 1995). Da qui la necessità di tenere sempre presente che ogni variabile si esprime in funzione del suo rapporto con le altre variabili ed il contesto situazionale.

L’esigenza di studiare ogni fenomeno come una gestalt di interdipendenze, conduce direttamente nell’ottica strategica alla constatazione gestaltica che la somma delle singole parti non è uguale all’insieme e che l’isolamento di una singola variabile per lo studio delle sue caratteristiche conduce inesorabilmente ad un riduttivismo e a distorsioni conoscitive, che non possono rappresentare interamente le prerogative della singola variabile, né possono portare alla ricostruzione dell’interazione tra i fattori.

 

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