La psicoterapia è uno strumento efficace?

Come si fa a definire se la psicoterapia è uno strumento d’intervento efficace? Una premessa che si impone è sicuramente questa: la psicoterapia non è costituita da un unico metodo di intervento, ma da un insieme eterogeneo di strumenti. Occorre dunque valutare l’efficacia per ogni tipo di psicoterapia. La valutazione scientifica dell’efficacia delle psicoterapie e degli interventi psicosociali è indispensabile, non meno importante di quella dei farmaci.

Cosa si intende per efficacia della psicoterapia?

L’efficacia della psicoterapia è la capacità di modificare in senso favorevole il decorso di una malattia o di un problema o, in altri termini, di produrre esiti di salute migliori di quanto non possa avvenire durante il decorso spontaneo della condizione in esame o per effetto delle nuove esperienze vissute spontaneamente dalla persona. Occorre inoltre che i miglioramenti siano superiori ai possibili effetti collaterali o indesiderati e a quelli dovuti alla mobilizzazione delle forze psicologiche messe in atto dal paziente per il solo fatto di sentirsi curato, seguito, sostenuto nella lotta contro la malattia, il malessere, il problema, il cosiddetto “ effetto placebo”.

Il limite di molti interventi psicoterapeutici di lunga durata è rappresentato dalla difficoltà nello stabilire un legame di causa ed effetto tra psicoterapia e scomparsa del disturbo. Se, ad esempio, un intervento psicoterapeutico impiega diversi anni per risolvere un problema, non è molto facile capire quale sia il contributo della psicoterapia e quale il contributo della normale ricerca di soluzioni che il paziente mette in atto.

E’ utile la distinzione tra:

–          Efficacia teorica o sperimentale cioè quella studiata in condizioni sperimentali, su soggetti selezionati, di solito in centri di di grande importanza con un investimento di risorse temporali e monetarie.

–           Efficacia nella pratica cioè quella che si osserva nel lavoro giornaliero, negli studi professionali, con soggetti non selezionati, cioè tutti quelli che giungono normalmente.

Questo tipo di differenza facilita sicuramente le terapie che sono solitamente indagate dalla ricerca scientifica che dispone di buoni investimenti. Il piccolo centro o studio, infatti, solitamente non può permettersi di investire grandi somme per poter indagare su grandi campioni selezionati l’efficacia su un determinato disturbo, ma raccoglie dati su piccole popolazioni eterogenee.

Per verificare l’efficacia di una psicoterapia non basta sottoporre delle persone ad un intervento e osservare se ci sono dei miglioramenti, in quanto si rischia di confondere l’efficacia della psicoterapia con il cosiddetto effetto placebo.

In particolare occorre valutare ricordare

–          alcune persone hanno un miglioramento o la remissione spontaneamente, basti pensare che circa un terzo delle depressioni si risolve automaticamente entro l’anno.

–           la regressione verso la media: tutte le persone che hanno un disturbo di alta intensità, tendono a regredire verso la media, ovverro tendono a diminuire di intensità automaticamente. Questo significa che se accidentalmente misuro l’efficacia di una psicoterapia in casi ad alta intensità del problema, potrò osservare delle diminuzioni del livello di presenza del disturbo che potrebbero essere dovute alla regressione verso la media e non all’efficacia della psicoterapia

–           l’effetto placebo, tale effetto psicologico deriva dalla percezione di essere curato. Talvolta, la semplice percezione di essere curati (sia farmacologicamente, sia psicologicamente) è efficace per combattere determinati problemi fisici e psicologici. Una psicoterapia, per essere definita efficace, deve essere più efficace della semplice percezione di essere curati.

–          effetti aspecifici legati ad alcuni elementi peculiari della buona pratica clinica (reazioni positive per il fatto di sentirsi curato più che per l’effetto della specifica terapia, buona relazione, alleanza, non si sentono giudicati).

–           la selezione dei casi (sono rappresentativi di tutti i casi che si vedono, si tratta di un caso tipico o di un caso fortunato?),

–           la soggettività nell’interpretazione degli esiti (interpretazioni più favorevoli da parte di chi ha condotto l’intervento e crede nella sua efficacia).

 Come si fa dunque a distinguere l’efficacia della psicoterapia dai fattori aspecifici come placebo ed effetti della relazione?

Ecco alcune linee guida:

Una prima accortezza nello studio è sicuramente quella di confrontare più trattamenti. Se ad esempio voglio validare un nuovo modello di psicoterapia posso definirlo efficace confrontandolo con un altro intervento di psicoterapia che è stato già dimostrato come efficace.

Ad esempio per verificare se un nuovo modello di psicoterapia è efficace per i disturbi d’ansia, posso confrontarlo con un altro modello di psicoterapia già valido per lo stesso disturbo, due esempi di terapia efficace per questo disturbo sono la terapia cognitivo comportamentale e l’ipnoterapia.

Dovrò quindi avere a disposizione due gruppi di pazienti, con lo stesso problema, confrontabili tra loro e sottoporli a due tipi di terapia, valutarne gli effetti e vedere se sono confrontabili.

Per confrontare gli effetti della terapia dovrò dunque stabilire una serie di indicatori di rilevazione del disturbo d’ansia (ad es., riduzione dei sintomi, funzionamento sociale etc.) ed usare gli stessi indicatori in entrambe le terapie.

Altro fattore di particolare importanza è la possibilità di eseguire un follow up, ovvero la necessità di controllare se l’efficacia della psicoterapia perdura nel tempo. Per questo motivo, dopo aver concluso la psicoterapia è necessario avere un feedback dalla persona a distanza di mesi, fino a circa un anno di tempo dalla fine dell’ultima seduta. In questo modo si riesce a verificare se la persona supera il problema e questo superamento è stabile nel tempo.

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