Comunicazione non verbale: relazione tra linguaggio del corpo ed espressioni facciali

di Giulia Nocentini

ESPERIMENTO 2: INFLUENZA DELLE ESPRESSIONI CORPOREE SUL RICONOSCIMENTO DI ESPRESSIONI FACCIALI
Il viso e il corpo fanno parte di un insieme integrato; infatti, nella nostra vita quotidiana, incontriamo le facce non come oggetti isolati, ma come parte importante di un corpo intero. La rapida individuazione delle incoerenze tra le loro espressioni emotive è utile in particolare quando è richiesta un’immediata azione adattiva dell’osservatore (Meeren, van Heijnsbergen, & de Gelder, 2005).

Il primo studio ad aver indagato l’influenza del linguaggio emotivo del corpo sulla percezione delle espressioni facciali è stato effettuato da Meeren et al. nel 2005, partendo dall’ipotesi che, quando viso e corpo trasmettono informazioni emotive contrastanti, il giudizio sull’espressione facciale sia ostacolato e sbilanciato verso l’emozione espressa dal corpo, seguendo un processo automatico obbligatorio che non richiede attenzione selettiva, analisi visiva approfondita delle caratteristiche e valutazione cosciente: ai 20 partecipanti erano state presentate immagini composte di facce e corpi con un contenuto emotivo sia congruente che incongruente, utilizzando le emozioni di paura e rabbia perché entrambe con valenza negativa e associate a minacce rilevanti dal punto di vista evolutivo (FIG. 6); il loro compito era esplicitamente quello di catalogare l’espressione emotiva del viso, ignorando quindi quella corporea. Le risposte elettriche del cervello sono state misurate mediante un elettroencefalogramma.

I risultati comportamentali avevano illustrato che le risposte erano più precise e più veloci quando viso e corpo esprimevano la stessa emozione, dimostrando che un congruente linguaggio emotivo del corpo migliora il riconoscimento delle espressioni facciali.

fig6

I dati provenienti dai potenziali evocati (ERP) avevano fornito la prova dell’esistenza di un rapido meccanismo neurale sensibile al grado di accordo tra le espressioni emotive del viso e del corpo presentate simultaneamente, anche se queste ultime dovevano essere ignorate; questa precoce integrazione percettiva sembra avvenire già circa 115 ms dopo la comparsa dello stimolo, evidenziata da un aumento della componente P1 della forma d’onda dell’EEG, la quale fornisce la prova del fatto che volti e corpi sono trattati come un tutt’uno, in modo globale e non come stimoli separati.

Questo effetto non è stato precedentemente studiato sistematicamente negli esseri umani, ma è stato descritto in alcune ricerche compiute su animali, che hanno evidenziato il fatto che le informazioni provenienti dalle espressioni del corpo possono avere un ruolo nel ridurre l’ambiguità delle espressioni del viso (Preston & de Waal, 2002). Inoltre, è stato dimostrato che i giudizi sugli stati emotivi forniti da osservatori in età infantile dipendono di più dalla visualizzazione di tutto il corpo (Camras, Meng, Ujiie, Dharamsi, Miyake, Oster, Wang, Cruz, Murdoch & Campos, 2002). Un effetto simile al riconoscimento delle espressioni facciali è stato precedentemente osservato per la combinazione di un’espressione facciale con il tono emotivo della voce (Massaro & Egan, 1996; de Gelder & Vroomen, 2000).

L’esperimento che si vuole qui esaminare (Van den Stock et al., 2007) è stato ideato per verificare se gli effetti osservati da Meeren et al. possano essere replicati utilizzando la paura e la felicità come emozioni, invece della paura e della rabbia. Sono stati qui utilizzati, in linea con lo studio del 2005, dei volti trasformati al fine di illustrare se gli individui utilizzino le informazioni provenienti dai corpi in modo diverso quando le facce esprimono emozioni ambigue tra la paura e la felicità.
I partecipanti erano 14 studenti di psicologia del primo anno (età media 19,1 anni).
Partendo dal database di espressioni facciali di Ekman e Friesen (1976), sono state scelte due fotografie in bianco e nero di un attore maschio con un’espressione corporea impaurita e felice e utilizzate come estremi per creare un continuum a 5 livelli tra le due emozioni, trasformando le espressioni dei volti secondo la procedura sviluppata da Benson e Perrett nel 1991 (FIG. 7).

fig7

Ogni espressione facciale è stata accoppiata con ogni espressione corporea, creando così 10 stimoli composti: le cinque espressioni del viso (derivanti dalla creazione del continuum tra paura e felicità) sono state inserite sia sull’espressione corporea felice che su quella impaurita. Tutti gli stimoli composti sono stati presentati sullo schermo del computer 15 volte in ordine casuale ed il compito dei partecipanti era quello di dire se il viso esprimesse paura oppure felicità, ignorando le informazioni provenienti dal resto del corpo.

I risultati, riportati in FIG. 8 (pag. seguente), indicano chiaramente che il riconoscimento delle espressioni facciali è influenzato dal linguaggio corporeo che le accompagna. Una faccia felice su un corpo felice è classificata più frequentemente come felice, rispetto a quando la stessa faccia felice appare su un corpo spaventato; allo stesso modo una faccia spaventata su un corpo impaurito è classificata come più spaventata, rispetto a quando appare in combinazione con un’espressione del corpo felice. È da sottolineare che le istruzioni chiedevano esplicitamente di categorizzare l’espressione del viso, e che quindi non c’era alcuna ambiguità circa l’obiettivo della classificazione.
Queste scoperte sono coerenti con lo studio di Meeren et al., i cui risultati sono ora estesi alle emozioni di paura e felicità. Inoltre, l’interazione e l’analisi della tendenza riportata in questo esperimento indicano che l’influenza dell’espressione del corpo dipende dall’ambiguità dell’espressione facciale: l’espressione del corpo intero influisce maggiormente quando l’ambiguità del volto è massima e diminuisce con una ridotta ambiguità facciale.
fig8

Scrivi a Igor Vitale