La teoria periferica e la teoria centrale delle emozioni

william jamesdi Roberto Desiderio

La teoria periferica e la teoria centrale

William James (1984) fu il primo che definì l’emozione in termini operativi come il sentire i cambiamenti neurovegetativi che hanno luogo a livello viscerale a seguito dello stimolo elicitante. Secondo l’autore, infatti, l’evento emotigeno determinerebbe una serie di reazioni viscerali e neurovegetative che sono avvertite dal soggetto; la percezione di queste modificazioni fisiologiche sarebbe alla base dell’esperienza emotiva. Lo stesso James afferma: < Il senso comune dice che ci accade qualcosa di brutto, siamo dispiaciuti e singhiozziamo (…) La mia ipotesi (…) è che ci sentiamo dispiaciuti perché piangiamo, arrabbiati perché ci accaloriamo, impauriti perché tremiamo.>[1] In questo modo, viene capovolta l’impostazione della psicologia ingenua secondo la quale, ovviamente, noi piangiamo perché siamo tristi, e non viceversa. Una posizione teorica di questo tipo implica che diverse emozioni abbiano correlati fisiologici ben distinti e James si basava appunto sulla constatazione che le principali emozioni (rabbia, paura, tristezza, felicità, sorpresa, disgusto) abbiano espressioni somatiche diverse. Ai riguardi di questa posizione teorica sono state avanzate numerose critiche, dettate dalla scarsa presenza di dati empirici. In particolare, Cannon (1927) si contrappose alla teoria di James sostenendo, in base a dati sperimentali, che:

1        anche se viene interrotta la comunicazione tra visceri e sistema nervoso centrale, il comportamento emotivo non subisce alterazioni;

2        certe modificazioni viscerali sono le stesse per molte emozioni e anche per stati non emozionali;

3        i visceri sono strutture scarsamente innervate e le loro modificazioni hanno latenze troppo lunghe per poter causare risposte rapide richieste da un’emozione.

Sulla base di questi dati, Cannon elabora una teoria centrale delle emozioni, secondo la quale i centri di attivazione, di regolazione e di controllo dei processi emotivi non si trovano in sedi periferiche come i visceri, ma sono localizzati centralmente nella regione talamica. L’intero processo può essere così schematizzato: un evento esterno stimola i recettori che mandano impulsi alla corteccia che, a sua vollta, stimola i processi talamici che agiscono nell’area corrispondente a una particolare emozione.

Ricerche successive hanno dimostrato che i processi del sistema nervoso centrale (SNC) sono molto più articolati di come supposto in origine da Cannon, ma un concetto nella sua teoria rimane ancora oggi immutato; l’idea che alla base di tutte le emozioni ci sia una forte attivazione indifferenziata, definibile come “reazione d’emergenza”, suscitata da fame, dolore, paura, rabbia, ecc.. Su questo studio si basano le successive teorie dell’attivazione o arousal, elencate nei prossimi capitoli.



[1] James W. 1884, What is Emotion? Mind, vol. 19, 188-205.

Scrivi a Igor Vitale