Le emozioni nel pensiero di Jung

di Roberto Desiderio

Le emozioni nel pensiero di Jung

Dopo Freud, la psicoanalisi ha subito delle significative revisioni e, conseguentemente a ciò, anche le idee sulle emozioni sono mutate.

Jung, come Freud, usa il termine affetto per indicare l’emozione, ma, in Tipi psicologici[1], ne dà la seguente definizione:

<Per affetto bisogna intendere uno stato di sentimento caratterizzato sia da un’innervazione corporea percettibile, sia da un’agitazione specifica del decorso rappresentativo. Il termine affetto è, per me, sinonimo del termine emozione; ma, a differenza di Bleuer, io distinguo il sentimento dall’affetto, sebbene non ci sia tra i due alcun limite netto, dato che ogni sentimento che raggiunge un certo livello di intensità fa scattare delle innervazioni corporee e si trasforma in affetto. Per comodità, tuttavia, sarà bene distinguere l’affetto dal sentimento: quest’ultimo, effettivamente, può essere una funzione di cui si dispone a propria volontà, mentre in generale l’affetto non lo è. Allo stesso modo l’affetto si distingue nettamente dal sentimento per l’innervazione percettibile del corpo che manca totalmente nel sentimento, o vi si trovano con una intensità così fievole che occorrono degli strumenti particolarmente sensibili per scoprirla. All’affetto si aggiunge la percezione delle innervazioni fisiche che questo fa scattare; è questo il punto di partenza della teoria di James-Lange che fa derivare ogni affetto dall’innervazione fisica che ne sarebbe la causa. In contrapposizione a questa radicale teoria, io considero l’affetto ora uno stato psichico del sentimento, ora uno stato fisiologico d’innervazione, che si aggiungono e agiscono l’uno su l’altro; detto in altro modo, al sentimento rinforzato si aggiunge una componente sensoriale che avvicina l’affetto alla sensazione e lo distingue specificandolo dallo stato di sentimento. Io ordino gli affetti nettamente sottolineati, accompagnati cioè da violente innervazioni corporee, non nel dominio della funzione del sentimento, ma in quello della funzione sensoriale.>[2]

Da questa prospettiva, Jung ci dimostra che l’affetto è in relazione con il sentimento ma, mentre quest’ultimo non comporta reazioni fisiologiche, l’emozione è percepita sia a livello psichico, in quanto sentimento “rinforzato”, sia a livello fisico come innervazioni sensoriali. Il rifiuto alla teoria periferica di James, che vedeva la manifestazione emotiva solo da un punto di vista fisiologico, è molto chiaro in Jung il quale ne aggiunge una componente psichica.

 


[1] Jung C.G. (1921)

[2] Ibid.

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