Soddisfazione lavorativa: definizione e significato

di Antonella Matichecchia

In letteratura si riscontra un sostanziale accordo nel considerare la soddisfazione lavorativa (job satisfaction) come un atteggiamento. Le componenti principali della soddisfazione lavorativa sono riconducibili alle seguenti tre dimensioni (Avallone,1997,pp. 7-8): valori personali connessi al lavoro; l‘importanza attribuita a questo; la percezione. In generale può rivelarsi una netta differenza tra ―soddisfazione lavorativa‖, ―morale‖ e ―coinvolgimento nel lavoro‖. Egli ha definito 9 fattori che portano alla demotivazione e quindi insoddisfazione: -non fornire una visione chiara che dia un senso all’attività individuale e collettiva; -porre obiettivi ripetitivi e privi di interesse; -incrementare il senso di iniquità; -considerare chi lavora un numero quindi non soddisfare il bisogno di riconoscimento; -non valorizzare la differenza e scoraggiare gli apporti creativi;- affrontare problemi nuovi con categorie del passato; -far prevalere il fare sul pensare;- far prevalere la logica dell’editto su quella dell’ascolto; -far prevalere un’autorità inibitoria anziché promotrice; -valorizzare la razionalità e atrofizzare le emozioni. Secondo Locke (1976, pp.1297-1349) la soddisfazione lavorativa è un sentimento di piacevolezza derivante dalla percezione che l’attività professionale svolta consente di soddisfare importanti valori personali connessi al lavoro. La soddisfazione lavorativa può essere definita come uno stato piacevole, positivo ed emotivo, risultante della valutazione di un lavoro o esperienza lavorativa. La soddisfazione lavorativa è correlata ma anche distinguibile dai concetti di morale e coinvolgimento lavorativo. Entrambe le definizioni di morale e soddisfazione lavorativa si riferiscono a stati emotivi e positivi che possono essere sperimentati dagli impiegati.

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