Quali sono le relazioni tra stili di attaccamento e disturbi psicologici?

Le esperienze che si verificano durante i primi anni di vita pongono le basi per le successive interazioni che la persona ha con il mondo esterno. Tali esperienze influenzano i processi della mente durante l’intero corso della vita.

Alcuni studi longitudinali indicano che determinati tipi di relazioni precoci di attaccamento favoriscono la regolazione emotiva, la competenza sociale, le funzioni cognitive e le capacità dell’individuo di reagire positivamente alle avversità (Cicchetti, Rogosh, 1997; Carlson, 1998). Lo sviluppo, tuttavia, non è un processo che si ferma nell’infanzia, ma prosegue per tutta la vita, i bambini più grandi, gli adolescenti e anche gli adulti possono crescere e cambiare continuamente.

In particolare, un attaccamento insicuro non determina necessariamente lo sviluppo di problemi psicologici, ma può aumentare il rischio che si verifichino disfunzioni psicologiche e sociali (ad es., Crowell at al., 1988; Greenberg et al., 1993; Manassis et al., 1994; Adam et al., 1996; Constantino, 1996; Cowan et al., 1996; Fonagy et al., 1996; Pianta et al., 1996; Rosenstein, Horowitz, 1996; Atkinson, Zucker, 1997; Zeanah et al., 1997). Per esempio, la competenza sociale dei bambini che presentano un attaccamento evitante è gravemente compromessa e in questi bambini si osservano spesso grosse difficoltà nei rapporti con i pari (Ogawa et al., 1997; Carlson, 1998). Chi ha un attaccamento disorganizzato/disorientato sviluppa invece talvolta una sintomatologia dissociativa e questo, a sua volta, può facilitare lo sviluppo di esperienze traumatiche e di un disturbo post-traumatico da stress (Yehuda, McFarlane, 1995; Carlson, 1998); persone che appartengono a questo gruppo possono anche avere disturbi dell’attenzione , della regolazione delle emozioni e  degli impulsi comportamentali  (Lyons-Ruth, et al., 1993; Herstgaard et al., 1995; Solomon et al., 1995). Tuttavia, studi in cui bambini molto piccoli venivano aiutati a sviluppare un attaccamento sicuro nei confronti dei loro caregiver, hanno dato risultati positivi in termini di sviluppo delle capacità emotive, sociali e cognitive (Lieberman, 1991; Ericksonn et al., 1992; Butterfield, 1996; Moss & Gotts, 1998; Durlak Wells, 1997; Zeanah et al., 1997). Per esempio se i genitori non sono in grado di trasmettergli un senso di calore e di costante disponibilità emotiva, il bambino può adattarsi cercando in seguito di evitare rapporti che possano metterlo in condizione di dipendere in qualche modo dagli altri (Main, 1995). Se il comportamento dei genitori non diventa più positivo e non si creano importanti relazioni di attaccamento sicuro nei confronti di altre figure, nel bambino questi meccanismi di adattamento possono determinare una tendenza a ritrarsi dalle persone che più tardi tenteranno di offrirgli calore e intimità. A cinque, dieci o vent’anni di età questi individui possono essere percepiti dagli altri come “freddi e distanti”, e alcuni potrebbero interpretare queste loro caratteristiche come tratti di personalità costituzionali e stabili e non come il risultato di processi adattivi nei confronti dell’ambiente del passato e delle relazioni di attaccamento.

Secondo Liotti (1999) è possibile identificare, nell’attaccamento disorganizzato, un nucleo alla base del Disturbo Borderline di Personalità. L’attaccamento disorganizzato, dà prova delle dinamiche di separazione, determinandosi nell’ambito delle relazioni familiari dell’infanzia, ma può essere anche alla base dello sviluppo delle rappresentazioni molteplici e non integrate tipiche del paziente borderline. L’attaccamento disorganizzato, infatti, può essere uno dei motivi principali di questa non integrazione, le rappresentazioni dei bambini disorganizzati, infatti sono dissociate, molteplici e incoerenti (Solomon & George, 1999). Anche l’adulto con uno stato mentale disorganizzato rispetto all’attaccamento potrà mantenere una rappresentazione di sé e degli altri frammentata. Anche autori come Kernberg, parlano di una scissione che porta alla incoerenza e alla non  integrazione delle rappresentazioni mentali nel disturbo borderline. Secondo Fonagy e collaboratori (2000), per ottenere una migliore regolazione delle emozioni, il bambino deve sviluppare la capacità di mentalizzazione, ovvero, deve essere in grado di riflettere sui propri stati mentali e su quelli degli altri. Tuttavia, tali capacità, si sviluppano specialmente se il bambino ha avuto una relazione di attaccamento sicuro, mentre nel caso di attaccamento insicuro (specialmente nel caso dell’attaccamento disorganizzato), la capacità di mentalizzazione è solitamente compromessa. Infatti, quando il bambino sviluppa questo tipo di attaccamento, nel quale il genitore non è in grado di prendersi cura di lui perché non risponde ai suoi bisogni,  non avendo a disposizione  quel fondamentale processo di rispecchiamento, (Winnicott, 1965), non riuscirà a sviluppare il processo di regolazione delle emozioni. Si può inoltre affermare che l’idea di una relazione di attaccamento disorganizzata possa derivare da uno scarso sviluppo delle funzioni mentali.  Questo è anche in accordo  con il modello psicoanalitico di Adler, secondo il quale, alla base del Disturbo Borderline di personalità ci sia una mancanza delle capacità di rappresentazioni mentali del proprio genitore. Anche i modelli psicoanalitici in generale e i modelli cognitivo-comportamentali si basano sulla non integrazione e dissociazione delle rappresentazioni mentali e sulla mancanza di modulazione delle emozioni, e dunque possono spiegare coerentemente le manifestazioni cliniche del Disturbo Borderline di Personalità, ovvero, oscillazione tra idealizzazione e svalutazione di sé, senso di vuoto, collera, impulsività, autolesionismo e relazioni instabili e intense.

Uno studio di Chritchler, Levy, Clarkin & Kernberg (2008, p. 67) ha indagato gli aspetti critici dei comportamenti aggressivi nei disturbi di personalità in un campione di 92 persone a cui era stato diagnosticato un Disturbo Borderline di Personalità. È stata riscontrata un’associazione statisticamente significativa tra disturbi di personalità e forme di attaccamento adulto insicuro. In particolare sono state riscontrate delle relazioni significative tra ansia, evitamento e disturbo borderline di personalità, rispetto alle seguenti forme di ostilità a) aggressività diretta (fisica o verbale); b) percezione o aspettativa di aggressività nei confronti degli altri, inclusi la contro aggressività “reattiva”; c) aggressività verso se stessi; d) esperienza affettiva di irritabilità e rabbia. Le associazioni significative sono state riscontrate nelle peggiori forme di attaccamento, ovvero quelle in cui erano presenti sia l’ansia, sia l’evitamento. L’autolesionismo era statisticamente associato con l’evitamento relazionale, mentre la rabbia e l’irritabilità erano statisticamente associate solamente all’ansia relazionale.

Abbiamo visto in questo articolo che uno stile di attaccamento insicuro può favorire l’insorgenza di problemi psicologici, se ritieni di voler approfondire l’argomento prenota una Consulenza Psicologica.

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