Come avere successo

Il successo personale e professionale non avviene mai per caso, la psicologia sociale cognitiva ha scoperto che ci sono tutta una serie di fattori che permettono il successo.

Molte teorie affermano che il successo dipende solo ed esclusivamente da se stessi, dalla propria capacità di focalizzarsi sull’obiettivo e compiere le azioni necessarie per raggiungere il successo. Eppure, le evidenze scientifiche mostrano che non è possibile considerarei fattori interni alla persona come unica determinante del successo. Esistono moltissimi altri fattori che influenzano la probabilità di riuscire.

Una delle caratteristiche che predice il successo professionale è sicuramente il bisogno di realizzazione di McClelland (1961). parla del need for achievement (bisogno di riuscita), come tratto disposizionale, vedendo solo una parte degli aspetti che influenzano il successo.

Come ricorda la teoria dell’apprendimento sociale occorre prendere in considerazione almeno tre fattori: individuo, condotta e ambiente.

Il motore della maggior parte del successo personale e professionale deriva dalla possibilità di incidere sul corso degli eventi. La convinzione di poter riuscire, a parità di competenza costituisce un significativo vantaggio per l’effettivo raggiungimento del successo. A parità di preparazione atletica, la convinzione di poter vincere o di poter realizzare una prestazione più elevata rappresenta una componente fondamentale a vantaggio del raggiungimento dei massimi traguardi nello sport.

A parità di condizioni fisiche, la convinzione di «potercela fare» è la determinante di una maggiore resistenza al dolore fisico e alla malattia. Quanto sopra riportato è il risultato di decenni di ricerca sul «autoefficacia percepita» (perceived self efficacy).

Viene qui presa in considerazione una nuova concezione della mente, della personalità e dell’adattamento; viene rappresentata come un apparato capace di esercitare e di estendere il proprio controllo su se stesso, sull’organismo e sull’ambiente. La personalità si configura come un sistema capace di autoregolazione e in costante auto-trasformazione. L’adattamento sembra essere la risultante di un aggiustamento reciproco e continuo tra natura, cultura e individualità.

La differenza tra la concezione che vede la mente come un apparato «reattivo» e quella che la vede come un apparato «proattivo» sta nella capacità di esercitare un’azione trasformativa nei confronti dell’ambiente e di se stesso; infatti come scrive Caprara “La mente umana non solo reagisce alle sollecitazioni del mondo interno ed esterno, ma agisce trasformativamente su entrambi tramite capacità di simbolizzazione, di anticipazione, di apprendimento per imitazione, di autoriflessione e di autoregolazione” [Caprara, 1996] .

La simbolizzazione è utile alla trasformazione dell’esperienza in simboli di tipo verbale e immaginativo e quindi in modelli interni che portano al giudizio e all’azione dando significato e continuità al rapporto tra l’individuo e la realtà. Questa capacità permette di comunicare con gli altri, formare idee che trascendono l’esperienza sensoriale, di analizzare diverse scelte comportamentali senza metterle direttamente in atto, di produrre anticipazioni che vengono poi convertite in azioni di regolazione del comportamento attuale, di porsi degli obiettivi e di programmare la propria condotta.

La capacità di anticipazione rende possibile il trascendere i vincoli del passato e del presente e di proiettarsi nel futuro.

La capacità di apprendere per imitazione osservando il comportamento altrui e rilevando le conseguenze che esso genera, consente di espandere la propria esperienza e di estendere il proprio controllo sulla realtà senza ricorrere all’azione e senza la necessità di fare esperienza diretta; il modello oltre a suggerire un comportamento da copiare innesca una serie di rappresentazione, di affetti, di esperimenti mentali, che determinano un vero e proprio arricchimento esperienziale.

La capacità di autoriflessione da all’individuo la possibilità di analizzare le proprie esperienze, di riflettere sui propri processi di pensiero e di produrre nuove capacità di pensiero e di azione agendo su se stessi.

La capacità di autoregolazione porta l’individuo nella condizione di orientare e motivare se stesso a seconda degli obiettivi e degli standard personali ai quali si associano sentimenti di soddisfazione e di disapprovazione.

Quello che una persona pensa e vuole influenza una condotta che incide sull’ambiente, ma ciò che una persona pensa e vuole dipende anche da ciò che ad essa è consentito di fare e da quelle che sono le conseguenze della sua condotta. La situazione nella quale la persona si trova influenza ciò che essa pensa, desidera e fa; la situazione d’altro canto non può rimanere indifferente ai propositi e alle condotte che le persone esprimono in essa.

In altre parole c’è un reciproco determinismo triadico tra persona, ambiente e condotta. In questa prospettiva l’indicatore della propria capacità di autoregolazione e di controllo sulla realtà è la self efficacy o autoefficacia percepita di Albert Bandura.

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