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Terremoto a L’Aquila: trauma e impatto psicologico

di Marijana Milotic

Tutti noi ricordiamo il terremoto a L’Aquila del 2009. In questo articolo parleremo di uno studio che ha valutato il trauma psicologico a seguito del terremoto a L’Aquila.

Il presente studio si propone di studiare la reazione allo stress post-traumatico attraverso la valutazione di una popolazione giovanile sopravvissuta al terremoto del 6 aprile 2009 all’Aquila. Il disegno dello studio ci ha portato ad esplorare le differenze, tra un gruppo di giovani direttamente esposto al terremoto ed un gruppo di giovani non esposto ad esso, ma entrambi i gruppi potenzialmente esposti agli stessi livelli di avversità post-terremoto, le reazioni allo stress postraumatico e la presenza di una morbidità psichiatrica in termini di PTSD e di esaminare le strategie di coping adottate. In aggiunta, questo studio ha offerto l’opportunità di indagare, a distanza di 12 mesi dal sisma, l’adeguamento psicologico e l’evoluzione della sintomatologia post-traumatica in due gruppi di soggetti, suddivisi in base all’aver ricevuto o meno un trattamento.

I risultati ottenuti da questo studio mostrano come la maggior parte del campione, costituito da giovani utenti, abbia avuto una percezione soggettiva dello stress e della sofferenza post-traumatica molto elevata, riportando nel 21% dei casi seri problemi legati allo stress con compromissione del funzionamento, soprattutto nel sesso femminile. Infatti, in accordo con i dati della letteratura internazionale, le variabili correlate con elevati livelli di stress generalmente sono: genere femminile; bassa scolarità; e perdita della propria abitazione (Giannapoulou et al., 2006; Hsu et al.,2002).

In questo studio si è evidenziato, in accordo con la letteratura, come l’esposizione diretta ad un trauma sia predittore di DPTS; infatti, gli esposti rispetto ai non esposti hanno ottenuto un punteggio medio maggiore nei tre clusters sintomatologici relativi al DPTS, soprattutto rispetto alla ristrutturazione dell’esperienza (Olff et al., 2009). Per quanto riguarda la sofferenza post-traumatica, al contrario di quanto riportato in letteratura, ovvero che lo stress post-traumatico è più intenso negli esposti (Asarnow J et al.,1999), si è riscontrata una sofferenza post-traumatica maggiore nei non esposti rispetto agli esposti al sisma, con punteggi medi, valutati con il GHQ-12, nettamente superiori soprattutto per livelli di stress medio-elevati.

Tale risultato, potrebbe essere giustificato dal fatto che tra i giovani, i fattori che risultano essere più determinanti per lo sviluppo di stress e DPTS dopo un trauma, sono verosimilmente il diplacement, la perdita della rete sociale e di strutture di riferimento (Giannapoulou et al., 2006; Hzu et al., 2002).

Le strategie di coping adottate, indipendentemente dall’esposizione,sono state quelle maggiormente positive, come “accettazione”,“pianificazione”,“affrontare operativamente”. Dato importante che è emerso dal nostro studio e che presenta un riscontro in letteratura, è l’utilizzo, per chi ha vissuto nelle tendopoli con un più basso tenore economico, di strategie di fronteggia mento quali la “religione” e “l’accettazione”.

Soggetti sopravvissuti a disastri naturali utilizzano come strategie di coping soprattutto le proprie risorse personali,il supporto della famiglia e degli amici e la pratica della propria religione (Hollifield M. et al., 2008).

A 12 mesi dal sisma nei soggetti che hanno effettuato un trattamento con terapia cognitivo comportamentale (gestione dello stress, esposizione, terapia cognitiva) per il DPTS, hanno avuto notevolmente ridotto il livello di stress percepito soggettivamente, soprattutto nella percezione dello stress di grado elevato. Nello stesso gruppo, in accordo con dati di letteratura, si è riscontrata,inoltre,una notevole riduzione dell’intensità nei tre clusters sintomatologici post traumatici. Il dato rilevante è stato riscontrato nella dimensione dell’evitamento dove si è evidenziata una riduzione significativa dei punteggi medi al follow-up nel gruppo dei trattati rispetto ai non trattati,e come descritto in letteratura,ciò è ascrivibile all’attuazione di tecniche di esposizione e allo svolgimento di tali interventi in modalità di gruppo (Sooshtary et al.,2008).
Nel gruppo dei soggetti non sottoposti ad alcun trattamento, si è riscontrata una riduzione dello stress percepito di livello medio-alto: ciò è probabilmente ascrivibile alla differenza temporale delle valutazioni e alle capacità adattative intervenute, come le capacità di coping e di resilienza.

Un limite di questo studio è la scelta del campione, essendo costituito da una popolazione selettiva e pertanto non rappresentativa dei sopravvissuti al disastro aquilano.

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