La relazione col paziente nella somministrazione dei test psicologici

di Marijana Milotic

Per fare un uso responsabile di un test è necessario studiare nel dettaglio il test e il suo manuale. Questa caratteristica è condizione necessaria ma non sufficiente per un uso appropriato del test. E’ infatti molto importante anche la formazione continua dello psicologo che si serve di test, la ricerca sulla resilienza va periodicamente incontro a revisioni ed aggiornamenti.

Aspetto di particolare rilevanza è sicuramente quello relazionale, insito nell’applicazione di un test.

In psicologia clinica la somministrazione dei test introduce una relazione a tre: psicologo, soggetto e test. Nella situazione clinica l’applicazione del test assume delle connotazioni emotive sia nello psicologo che nel paziente, pur richiedendo di mantenere le caratteristiche di “obiettività e standardizzazione” presenti nella tecnica.

Nel corso delle prove anche il soggetto percepisce e vive la situazione come una comunicazione all’interno della relazione: ne sono indici le sensazioni di distacco, distensione, tensione con cui il paziente vi si accosta.

Il clinico, però, non deve né ritirarsi in un atteggiamento distaccato, neutro e distante, dando l’idea di abbandonare il soggetto nell’esecuzione di un freddo compito, né d’altra parte intervenire in maniera molto intrusiva. Ogni intrusione che non fa parte della standardizzazione del test è di fatto una variazione non richiesta che ne inficia validità ed attendibilità. Deve trovare un accomodamento fruttuoso tra queste polarità, rispettoso dell’individualità dell’altro. Proprio la necessità di porsi in un contesto relazionale richiede la messa in atto di specifici accorgimenti nell’applicazione del test: il test dovrebbe essere presentato come un compito da eseguire in collaborazione con il soggetto, non sul soggetto; è utile che in qualche modo il paziente sia informato sullo scopo del test, mediamente tale richiesta di informazioni è più richiesta da adulti ed adolescenti, molto meno dai bambini; è più opportuno riservare incontri separati per il colloquio e l’applicazione del test. Ad esempio se si proponesse un test non appena dopo un colloquio che ha suscitato intense emozioni, si otterrebbero risultati parecchio distorti. In quel momento si valuterebbe l’effetto delle emozioni suscitate durante il colloquio sulla prestazione, piuttosto che la prestazione come campione significativo del comportamento abituale.

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