Cause del Maltrattamento sul luogo di lavoro: fattori individuali

Quali sono le cause del maltrattamento sul luogo di lavoro?

Le persone, i gruppi e le aziende possono causare il maltrattamento sul luogo di lavoro

di Giorgia Silvestri

La devianza sul posto di lavoro può esser determinata da un insieme di fattori: personali, ambientali, situazionali e organizzativi, che concorrono insieme a determinare il comportamento antisociale lavorativo.

Nel presente lavoro, si seguirà la suddivisione in due grandi categorie: individuali e situazionali, così come emerge dalla maggioranza degli studi presi in esame.

Fattori individuali che causano il maltrattamento a lavoro

Sono costituiti da caratteristiche di personalità, come gli schemi di giudizio, e da caratteristiche demografiche, come il genere o l’età: tali variabili spiegano maggiormente tutte le forme di devianza interpersonale (Robinson, Bennett, 1995).

Vari studi mostrano come alcune persone siano maggiormente predisposte a compiere atti devianti: infatti, quando un individuo entra a far parte di un’organizzazione, porta già con sé i suoi tratti caratteriali, che spesso sono predisposti o meno ad atti devianti (Robinson, Greenberg, 1998): ciò è dimostrato dal fatto che spesso chi esercita devianza lavorativa, ha già compiuto atti violenti contro animali, messo in atto ostilità interpersonali e nutre  un notevole interesse verso le armi.

Alcuni fattori di personalità sono quindi direttamente collegati con la devianza lavorativa, in particolare le reazioni emotive e forme di aggressività incontrollate, il provare piacere nel danneggiare o creare disagio ad altri, risultano essere tipici di personalità maggiormente predisposte a presentare comportamenti violenti nei luoghi di lavoro.

Schemi di giudizio e valori guidano i nostri comportamenti quotidiani e così, anche in ambiente lavorativo, seguiamo una linea d’azione che ci porta ad assumere comportamenti devianti o meno.

Il locus of control, ovvero la percezione che una persona ha di essere agente, in maniera maggiore o minore, degli eventi di vita che la circondano, può essere (Rotter, 1954):

–     interno, proprio degli individui che credono nella propria capacità di controllare gli eventi e attribuiscono i loro successi o insuccessi a fattori direttamente collegati all’esercizio delle proprie volontà e abilità;

–     esterno, tipico di coloro che credono che gli eventi della vita non siano il risultato diretto delle proprie capacità, ma il frutto di fattori esterni imprevedibili come il caso, la fortuna o il destino.

In ambito lavorativo, i dipendenti con locus of control esterno hanno più probabilità di sviluppare comportamento deviante (O’Fallon, Butterfield, 2005).

Anche le variabili demografiche possono essere utilizzate per prevedere il comportamento deviante nell’ambiente di lavoro: più un dipendente è giovane, appena assunto o con basso stipendio, più risulta esserci una correlazione positiva con atti devianti (Peterson, 2002 – Robinson Greenberg, 1998).

Numerosissimi studi hanno inoltre dimostrato come le donne, rispetto agli uomini, siano maggiormente “etiche” e abbiano meno predisposizione a comportamenti devianti (O’Fallon, Butterfield, 2005).

Una spiegazione può essere data da tre diversi punti di vista:

–    la teoria della socializzazione sostiene come le differenze tra uomini e donne siano il risultato di socializzazioni in ambito di istituzioni come la famiglia e la scuola: le donne pongono maggiormente l’accento sui rapporti interpersonali e la loro cura, mentre gli uomini pongono maggiore enfasi sul successo competitivo e sulle ricompense estrinseche, come lo stato finanziario. Di conseguenza, gli uomini sono più disposti a impegnarsi in comportamenti non etici e devianti, al fine di raggiungere i loro obiettivi (Loo, 2003).

–     le differenze di genere potrebbero essere spiegate nell’ottica delle strategie di valutazione per prendere decisioni di fronte a dilemmi etici: le donne sembrano vedere i dilemmi etici con empatia e compassione, mentre gli uomini considerano tali dilemmi con giustizia e imparzialità (Loo, 2003).

–      Infine, anche il ruolo delle situazioni morali mette in luce il perché delle differenze di genere: risultati empirici mostrano come gli uomini prendano decisioni più etiche solo nelle situazioni d’intensità più estrema (Loo, 2003).

Lo status socioeconomico è paradossalmente correlato positivamente con la devianza lavorativa; infatti, chi ha uno status più elevato, appare maggiormente propenso verso comportamenti devianti; in tal caso inoltre possiede maggiori gruppi di riferimento, e quindi anche maggior supporto, e un più ampio range di alternative, qualora decida di rischiare con comportamenti devianti (Appelbaum et al., 2005).

La religione, invece, porta i dipendenti ad agire nel modo più etico possibile in ogni situazione (O’Fallon, Butterfield, 2005).

Se ritieni di vivere una condizione poco etica nella tua organizzazione o temi che questo accada ai tuoi dipendenti contattami per una consulenza.

 

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