Digitalizzazione del calcio e fuga dagli stadi

Il nuovo secolo: tra digitalizzazione del calcio e fuga dagli stadi

Come internet e la pay tv hanno influenzato la cultura ultras nel duemila

 

Raffaele Cellini

Si è finora esaminato, all’interno di un rapido excursus storico, come il movimento ultras italiano si sia evoluto con la medesima rapidità dalla fine dei sessanta, anni in cui comparirono i primi nuclei organizzati, agli ottanta, anni nei quali quella progressiva evoluzione condusse ad una sostanziale stabilizzazione dell’identità; tuttavia, già a metà degli anni novanta, cominciò l’ingresso nel contesto calcistico (nazionale ed internazionale) di alcuni elementi innovativi destinati a sconvolgere del tutto o quasi l’assetto del calcio italiano.

Parliamo di un processo di digitalizzazione del calcio (Porro, 2008), di una accentuata se non estrema “aziendalizzazione delle passioni” (Porro, 2008) che ha conseguentemente condotto col far mutare il calcio, da pura disciplina sportiva professionistica, a genere di consumo televisivo. Una simile nonché vera e propria rivoluzione merita ovviamente considerazioni più approfondite;  il mutamento non riguarda ora soltanto l’ambito ultras, ma ancor prima il calcio stesso il quale si configura come sistema – spettacolo ed i cui cambiamenti influiscono poi, all’interno di un “feedback” o di una interdipendenza reciproca, sui tifosi – consumatori. Ora, è bene precisare che già nel diciannovesimo secolo la radiofonia creava opportunità di pubblici virtualmente sconfinati, ma è soltanto nel ventesimo secolo che il calcio conosce una virtualizzazione senza precedenti ad opera dei mezzi di comunicazione di massa, ovvero mass media.

Studiosi come Real sostengono che il processo in questione si sia verificato per l’appunto progressivamente (Real, 1998) e che abbia riguardato, in un’ottica di più ampio respiro, lo sport praticato in veste amatoriale e con finalità ricreative, il quale è pian piano divenuto un genere di consumo. Alla fine del ventesimo secolo ed all’inizio del ventunesimo, con il rapidissimo sviluppo delle tecnologie informatiche (satellite, pay TV, ecc.),  parallelamente l’irruzione di quest’ultime nel mondo calcistico è notevolmente incrementata, rendendo ancor più complesso il neosistema del “mediacalcio” (Porro, 2008).

In tal modo, il gioco del calcio ha acquisito un primato sociale difficile da scalzare: una finale di Champions League o della Coppa del Mondo può giungere a toccare audience di un miliardo di telespettatori. Non a caso, è stato utilizzato il termine “tele”spettatori al finedi evidenziare una nuova tipologia di pubblico, non più semplicemente spettatore, ma con denotazioni maggiormente virtuali e potenzialmente infinite; in tal senso il calcio, a detta di altri studiosi come Russo, ha offerto attori e testi ad uno strumento che era il solo capace di dilatare quasi all’infinito la loro rappresentazione e di fornirgli canali di distribuzione adeguati alla vendibilità del prodotto (Russo, 2004).

Un vero e proprio matrimonio d’interessi tra sistema calcio e sistema mediatico: dal punto di vista societario o politico – aziendale, esemplificazioni lampanti sono state le fusioni tra le stesse società calcistiche ed i grandi network televisivi come quella tra Publitalia – Mediaset e A.C. Milan o Canal Plus e Paris Saint-Germain. Non a caso, già nella seconda metà degli anni novanta, alcuni sponsor capeggianti sulle maglie delle squadre di serie A erano marche televisive o canali satellitari; nuove simili tecnologie offrono strumenti innovativi, quali moviole e replay, al fine di perfezionare la fruizione di singoli episodi o eventuali decisioni arbitrali imparziali.

Tuttavia, l’invasione di campo da parte della televisione ed ancor più della “neotelevisione” (Porro, 2008) si manifesta in forme diverse giungendo in poco tempo a dettare le stesse modalità di gioco: ad esempio, i golden goalsono stati ideati appositamente per rendere più emozionanti i tempi supplementari. Non manca chi solleva dubbi ed incertezze, sostenendo una progressiva perdita d’aura dell’evento (Russo, 2004),  o che il calcio sportivamente inteso possa essere compromesso da un abuso di tecnologie (Dimitrijevic, 2000); molti ricercatori ritengono che la neotelevisione, assieme al suo sofisticato corredo di tecnologie, non abbia privato i (tele) spettatori della risorsa emozionale.

Di certo, quel che è concretamente osservabile è una frammentazione dell’esperienza (Russo, 2004) nella quale il “bisturi digitale” (Porro, 2008) opera una vivisezione del contenuto: in altri termini, una costruzione oltre che una narrazione dell’evento appositamente selezionata dallo spettatore-consumatore. Potenziamento maniacale della qualità tecnica e drammatizzazione narrativa sono le principali ed inscindibili caratteristiche della “televisizzazione del calcio”: ma questo, concretamente, comporta comunque un depotenziamento dell’emotività.

Questa non è semplicemente l’immagine del calcio contemporaneo: è l’immagine del calcio nella televisione matura (Porro, 2008). Quali sono pertanto i mutamenti intercorsi nel lato del pubblico? Cosa è accaduto più dettagliatamente, oltre alla trasformazione generica in telespettatori? Dopo avere dunque delineato i principali cambiamenti che hanno interessato il calcio nazionale nel ventunesimo secolo, è ora interessante esaminare le prospettive future del pubblico calcistico al fine di comprendere, tornando successivamente al movimento ultras italiano,  atteggiamenti e comportamenti messi recentemente in atto da quest’ultimi, in maniera maggiormente ampia. A seguito della digitalizzazione del prodotto calcistico e l’ingresso di canali quali Stream, Telepiù, Sky, Mediaset e La7, il primo fenomeno osservabile è stato quello di una  fuga dagli stadi (Porro, 2008) che non ha interessato soltanto l’Italia ma anche gli altri paesi europei dove la pay tv era più che diffusa. Una “emorragia di pubblico” che, già sempre negli anni novanta, ha cominciato a dare segnali preoccupanti. Nel 2006, ad ulteriore seguito dello scandalo “Calciopoli”, la media degli abbonamenti e dei paganti nelle società maggiori si dimezza. Inoltre, dopo alcuni gravi incidenti occorsi nel periodo successivo, a Catania nel 2007 ed a Roma nel 2008, tra quelli che sono rimasti ancora spettatori serpeggia un senso d’insicurezza e timore.

Quello che si configura in questi anni è in realtà una profonda de-legittimazione del sistema calcio: il clima di delusione/sfiducia porta dunque il pubblico calcistico ad abbandonare silenziosamente gli stadi, secondo una strategia economica chiamata “exit”, la quale poteva sfociare nella fruizione dei servizi televisivi a pagamento (meno coinvolgente in termini emotivi ma più confortevole in termini di sicurezza). Se questo è generalmente avvenuto per il pubblico calcistico moderato, per la tifoseria ultras non è stato lo stesso: gli ultras, dagli anni duemila in poi, hanno piuttosto dato avvio ad un’altra strategia economica che è quella del “voice”, la quale prevede letteralmente la protesta rumorosa.

Protesta contro chi o cosa?  Contro quello che essi chiamano il calcio moderno, il nuovo calcio che ingiuriano con striscioni del tipo “questo calcio ci fa skyfo!”, “mai davanti a sky!” o cori “no al calcio moderno, no alla pay tv!”. Le contestazioni investono fragorosamente le dirigenze dei propri club, le presidenze e gli intrallazzi che i manager professionisti compiono da una società all’altra, così recidendo i vincoli sentimentali d’appartenenza, un tempo maggiormente presenti tra società e tifo organizzato. Quello che si sta difatti delineando, in un simile contesto di crisi di legittimità del sistema (da parte degli ultras con contestazioni sempre più frequenti), è un tentativo di espulsione o ancor meglio depurazione da parte dell’azienda calcio del proprio ambiente: in uno sport oramai completamente trasformato in business, totalmente manovrato dal digitale e da “concrete realtà virtuali”, forse non serve più una tale emotività reale e non c’è più molto posto per l’identità spettacolare dei tifosi, per il tifo caloroso e per appartenenze di fede. In compenso, c’è spazio potenzialmente infinito per i tele tifosi: forse, in tal senso, le nuove normative recentemente approvate dal Governo vanno nella medesima direzione di questa continua evoluzione del sistema calcio. Sta alle pagine successive cercare di fornire un quadro maggiormente chiaro, così come sta alle pagine successive cercare di intravedere nuovi possibili orizzonti del tifo ultras nel panorama italiano.

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