Cosa accade nel cervello di una persona gelosa

Neurobiologia della gelosia

Mente e cervello nella gelosia

Alcuni ricercatori si sono chiesti se la gelosia delirante o sindrome di Otello possa essere caratterizzata e identificata tramite l’analisi di alcuni aspetti neurobiologici. Secondo alcune ricerche basate sulla risonanza magnetica funzionale (Marazziti, Poletti, Dell’Osso, Baroni & Bonuccelli, 2013), sarebbe un particolare squilibrio biochimico a determinare tale sindrome, ovvero, l’eccesso della dopamina all’interno della corteccia prefrontale, area del cervello che sovrintende ai processi cognitivi e affettivi.

I ricercatori sono giunti a questa conclusione tramite un’osservazione clinica di pazienti affetti da alcolismo, schizofrenia e morbo di Parkinson, casi in cui sono molto comuni le manifestazioni di gelosia delirante. I soggetti che soffrono di morbo di Parkinson, infatti, sono curati con farmaci che aumentano la produzione di dopamina. Un eccesso di dopamina determina l’alterazione e la perdita di controllo tale per cui, anche un dettaglio privo di significato può far pensare a una certezza di tradimento. Secondo Marazziti e collaboratori (2013, p. 6), la gelosia può essere definita come segue “un’ emozione complessa caratterizzata dalla percezione della minaccia di perdita di una persona amata a cui la persona tiene in maniera particolare, comprende componenti affettive, cognitive e comportamentali. Entro certi limiti è un sentimento normale, e  bisogna ancora  capire (e questa ricerca rappresenta solo un indizio) quando questo sentimento viola i criteri di normalità, che potrebbero essere individuati proprio in questo squilibrio.

Secondo la ricerca di Graff-Radford e collaboratori (2012) esistono ulteriori correlati tra la sindrome di Otello e condizioni cliniche. Questo studio comprendeva un campione di 105 pazienti con sindrome di Otello, la media dell’età era pari a 68 anni (con un range di valori che si estendeva dai 25 ai 94 anni). Il campione di partecipanti  aveva una prevalenza di soggetti con disturbi neurologici (73 persone su 105), molti meno con disturbi psichiatrici (32/105). Nel 76,7% alla base c’è un disturbo neurodegenerativo. Sette pazienti su otto con una lesione strutturale associata alla sindrome di Otello aveva una patologia del lobo frontale destro. È stata riscontrata inoltre una maggiore perdita di materia grigia nei lobi frontali dorsolaterali nei pazienti con disturbi neurodegenerativi e sindrome di Otello rispetto a pazienti con disturbi neurodegenerativi e senza sindrome di Otello.

 

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