Neurobiologia della relazione: il dolore della separazione da un amico è simile al dolore fisico

Le aree del cervello del rifiuto sociale sono le stesse del dolore fisico

Dolore fisico e separazione da un amico si  assomigliano dal punto di vista neurobiologico

Sono numerosi gli studi che valutano la relazione tra le reazioni fisiche e psicologiche a un momento di stress o di reazione dolorosa. Negli ultimi decenni si sono addirittura sviluppate nuove discipline che si occupano del legame mente-corpo come la psiconeuroendocrinoimmunologia (Bottaccioli, 2005). La relazione tra dolore fisico e aspetti psicologici è studiata in contesti molto diversi tra loro, sono numerosi gli studi che ad esempio dimostrano che ci sono degli antecedenti psicologici a diversi tipi di dolore, e studiano l’impatto dei fattori psicologici nell’esperienza del dolore (vedi ad es., Linton & Shaw, 2013), altri studi indagano la relazione tra  fattori psicologici e tipi specifici di disturbi (upper limb disorder, Helliwell, Mumhord, Smeathers & Wright)

Uno dei quesiti alla base di molte ricerche sul dolore psicologico è il seguente: esistono differenze significative tra il dolore fisico e il dolore psicologico?

Secondo diverse ricerche il dolore dovuto al rifiuto sociale è simile a quello dovuto al dolore fisico. Non è un caso se, anche nel linguaggio comune, le metafore utilizzate per rappresentare il rifiuto sociale o il rifiuto di un partner evocano situazioni dolorose (ad es., “avere il cuore a pezzi”).

Secondo Mac Donald e Leary (2005) è sostenibile l’ipotesi per cui l’esclusione sociale e il rifiuto sono mediati dal sistema fisico del dolore. L’ipotesi di base viene formulata su criterio evoluzionistico,infatti lo sviluppo di reazioni dolorose di fronte all’esclusione sociale avrebbe avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione facilitando così l’inclusione sociale e la formazione dei gruppi. Secondo gli autori c’è convergenza tra i due tipi di dolore nei pensieri, comportamenti ed emozioni, facendo riferimento specialmente alla ricerca sugli animali.

Alcuni di questi studi (Eisenberger & Lieberman, 2004) hanno utilizzato tecniche di neuroimaging per poter comprendere meglio questo tipo di relazione in quanto il sistema di attaccamento sociale ha una funzione evoluzionistica ben precisa, osservabile in tutti i mammiferi: evitare le situazioni dannose determinate dall’essere soli, dall’essere privi di un gruppo di appartenenza.

Secondo questi autori, alla base del circuito del dolore psicologico e fisico c’è la corteccia cingolata anteriore, ma potrebbe esserci un circuito del dolore fisico e sociale più ampio ad esserne responsabile. Uno studio di risonanza magnetica funzionale (fMRI) ha mostrato come l’esclusione sociale possa attivare i circuiti del dolore. I partecipanti erano coinvolti in un gioco svolto in due round, in un round queste persone giocavano effettivamente (condizione sperimentale di inclusione sociale), nell’altra erano escluse dal gioco (condizione sperimentale di esclusione sociale). L’assunzione alla base di questo esperimento era la seguente: se esistono circuiti responsabili delle reazioni all’esclusione sociale, essi saranno più evidenti nella condizione di esclusione sociale.

Durante questa condizione, infatti, i partecipanti hanno mostrato una maggiore attivazione della corteccia cingolata dorsale anteriore durante il momento di esclusione sociale rispetto alla condizione sperimentali in cui erano inclusi nel gioco. Ai partecipanti era inoltre richiesto di valutare la propria condizione di distress nelle due condizioni, tramite uno strumento self report. Anche questo strumento ha rilevato come la condizione di maggiore distress psicologico si verificava negli episodi di esclusione sociale.

Questi esperimenti dimostrano come il dolore fisico e il dolore psicologico siano legati probabilmente dalle stesse aree del cervello, e tale legame si spiega anche su base evoluzionistica, ma esistono anche studi che indagano la relazione tra questi due tipi di dolore rispetto alla condizione di solitudine e lontananza dal partner. Uno studio di particolare importanza che ha indagato nuovi tipi di legame tra dolore fisico e dolore psicologico è stato portato avanti dagli esperimenti di DeWall & Baumeister (2006).

Questi autori sono partiti dalle ricerche sulla confusione emotiva tra persone escluse a livello sociale (non solo dunque nella relazione tra partner), mostrando come la solitudine possa portare a una riduzione della sensibilità al dolore fisico e psicologico. Per dimostrare tale relazione, che aveva ottenuto parziale riscontro nella precedente ricerca scientifica, DeWall & Baumeister hanno condotto cinque esperimenti che hanno dimostrato come la previsione di un futuro di solitudine possa ridurre la percezione di dolore fisico. Ai partecipanti era infatti misurata la soglia e la tolleranza del dolore e in entrambi i casi questi valori erano maggiori nel caso in cui si prevedesse una vita in solitudine. Inoltre, è stato dimostrato che l’esclusione sociale porta a una maggiore insensibilità emozionale. In particolare, nel terzo esperimento è stato dimostrato che l’esclusione sociale può portare ad un inaridimento emotivo.

I partecipanti a seguito di una condizione sperimentale di solitudine dovevano fare una previsione rispetto all’esito emotivo di una partita di calcio: i partecipanti che erano stati sottoposti alla condizione sperimentale di esclusione sociale prevedevano un minore coinvolgimento emotivo correlato all’esito sportivo e questo si verificava sia nel caso in cui si prevedesse un esito positivo (minori reazioni di gioia) sia nel caso in cui si prevedesse un esito negativo (minori reazioni di tristezza). In altre parole, subire un’esclusione sociale può determinare una riduzione della capacità di provare emozioni positive o negative.

Il quarto esperimento che stiamo citando invece si è focalizzato sulla relazione tra dolore psicologico ed esclusione sociale. I partecipanti, sottoposti a condizione di esclusione sociale mostravano una risposta meno empatica. In particolare, ai partecipanti si chiedeva di esprimere una reazione emotiva nei confronti di un evento spiacevole. Si chiedeva di esprimere le proprie emozioni rispetto a due eventi, il primo (dolore psicologico) era l’allontanamento dal partner, il secondo (dolore fisico), la rottura di una gamba. In questo studio è stato osservato una risposta meno empatica, più fredda quando si rappresentava il dolore psicologico (allontanamento dal partner).

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