Come leggere la comunicazione non verbale (CNV)

Le regole fondamentali per leggere la comunicazione non verbale

Come fare la lettura della comunicazione non verbale

 

Valeria Bafera

Noi non inviamo e non riceviamo mai messaggi non verbali isolati, la nostra comunicazione consiste sempre nella combinazione di segnali multipli in diverse modalità: per esempio sguardi, gesti, tonalità di voce (Forgas, 1989). Mehrabian (1969) analizzò un ampio numero di segnali non verbali suggerendone il significato sulla base di tre indici: immediatezza, usati per comunicare simpatia e considerazione (per esempio attraverso il contatto visivo, la distanza ravvicinata); rilassamento, usati per comunicare differenze di status sociale (per esempio angolazione del busto rilassata, rilassamento delle mani; quanto maggiore è lo status di una persona, tanto più essa sarà rilassata e a suo agio); attività, usati per comunicare prontezza nel rispondere (attraverso il grado di gesticolazione, i movimenti della testa, ecc.).

In questo capitolo tenteremo di analizzare le caratteristiche non verbali della comunicazione per cercare di capire quali segnali il nostro corpo è capace di produrre e così chiarire il complesso articolarsi di questo linguaggio. Queste caratteristiche sono insite nell’interazione quotidiana e il loro uso è così naturale e spontaneo che, talvolta, risulta difficile essere pienamente consapevoli della loro funzione e del loro significato. Non per questo, però, bisogna assegnare priorità al linguaggio e considerare subordinati gli altri elementi del processo comunicativo; questa potrebbe essere considerata semplicemente una tra le possibili prospettive di studio. Infatti, pur distinguendo a fini analitici i diversi livelli comunicativi, non si deve dimenticare che l’uomo comunica sempre simultaneamente a più livelli, l’importanza di ciascuno dei quali non è invariabilmente la stessa ma dipende dal contesto e dalla finalità dell’interazione (Cheli, 2004).

A tal proposito è opportuno definire tre aspetti fondamentali nella lettura del linguaggio del corpo (Pease, 1993): anzitutto i segnali del corpo vanno letti e interpretati nel loro insieme. Come il linguaggio verbale, così anche quello corporeo è composto da parole, frasi e punteggiature: Ogni gesto, infatti, come ogni singola parola può avere differenti significati e solo inserendola all’interno di una frase si comprende pienamente il significato.

Per esempio grattarsi la testa può denotare incertezza, ma anche problemi di forfora, cattiva memoria, a seconda delle altre azioni che accompagnano il gesto. Oltre a questo tutti i segnali non verbali dovrebbero essere considerati in base al contesto: ogni gesto o movimento nel discorso va interpretato nel contesto sociale in cui sta avvenendo l’interazione. Infine, bisogna valutare la coerenza, la congruità tra ciò che viene espresso e la situazione in cui ci si esprime, la corrispondenza tra canale verbale e non verbale. Da alcune ricerche è emerso che i segnali non verbali hanno un impatto circa cinque volte maggiore di quelli verbali e quando c’è discordanza tra di essi, un soggetto fa affidamento sul messaggio non verbale.

Esistono diverse classificazioni dei segnali e dei sistemi comunicativi non verbali che variano in base al tipo di approccio che i vari studiosi hanno voluto utilizzare nei loro studi. In questo lavoro farò riferimento alle classificazioni di alcuni autori come Ekman e Friesen (1969), Argyle (1992), Anolli (2002 e 2006).

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