Psicoterapia strategica: efficacia e principali risultati

La Psicoterapia strategica come modello efficace per la soluzione dei problemi psicologici

La Psicoterapia strategica: come nasce

 

Antonella Matichecchia

L’approccio strategico in psicoterapia è nato nei primi anni Settanta al Mental Research Institute di Palo Alto (Stati Uniti) come modello d’intervento “usualmente breve, orientato all’estinzione dei sintomi e alla risoluzione del problema presentato dal paziente” (Nardone e Watzlawick, 1990).

I capiscuola della psicoterapia strategica, soprattutto Jackson, Haley e Watzlawick; abbracciando l’ottica costruttivista, secondo la quale un problema è tale quando viene percepito e vissuto come tale, ritengono che se si modifica la percezione che le persone coinvolte hanno del problema, si producono soluzioni. La terapia strategica studia tecniche e modalità per innescare variazioni nel sistema percettivo- reattivo dei pazienti e aiutarli così a trovare nuovi sistemi di lettura e di comportamento all’interno della realtà problematica.

Da un punto di vista evolutivo (Secci, 2005), l’approccio strategico è uno dei pochi modelli d’intervento sui problemi relazionali e psicologici che siano stati sviluppati grazie all’applicazione e alla verifica dei propri principi di metodo in campi non esclusivamente clinici (Watzlawick, Weakland e Fisch, 1974). Ciò lo ha trasformato rapidamente in uno strumento per le organizzazioni produttive nei settori della gestione delle risorse umane, della formazione manageriale e del marketing.

L’aggettivo “strategica” designa la psicoterapia improntata alla pianificazione tattica del cambiamento e all’utilizzo accorto di strumenti per la soluzione dei problemi umani. L’impiego di specifiche tecniche in questo tipo di terapia si richiama al significato letterale del termine “strategia”, ovvero piano d’azione minuziosamente preordinato per raggiungere uno scopo. In termini generali, l’obiettivo della psicoterapia strategica consiste nella remissione del comportamento sintomatico e nella risoluzione del disagio del paziente, anche se per ciascun caso si individuano scopi specifici, coinvolgendo la persona nella costruzione del risultato che desidera conseguire (Secci, 2005).

I principi chiave sui quali si basa il modello di terapia breve strategica possono essere sintetizzati in tre punti:
– la permanenza di un problema nella vita attuale di un paziente è sostenuta da comportamenti presenti e attivi nel contesto in cui vive;

– questi comportamenti (azioni, pensieri e sensazioni) coincidono spesso con le soluzioni tentate dal paziente, e /o dalle persone con le quali intrattiene rapporti significativi per risolvere il suo problema;

– l’obiettivo del cambiamento sono le soluzioni tentate (Watzlawick, Weakland e Fisch, 1974; Fisch,Weakland e Segal, 1982 Nardone, 1998, 2000).

L’intervento è interamente centrato su come il problema funzioni e non su perché si presenti. Questo vuol dire che la ricerca delle cause “remote” o “profonde” di un problema è considerata di scarsa utilità se si vuole produrre in tempi brevi un cambiamento durevole. La terapia strategica si concentra sull’attuazione del cambiamento e non sull’interpretazione del problema. Nel mobbing è utile individuare gli schemi di persistenza del problema (Secci, 2005), schemi che sono quasi sempre di natura comunicativa.

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