Comunicazione non verbale: il significato della prossemica

Cosa significa prossemica nella comunicazione non verbale

Comunicazione non verbale, prossemica e distanza interpersonale

 

Valeria Bafera

Ogni corpo si muove e occupa uno spazio assumendo una determinata posizione in base agli oggetti e alle persone che lo circondano. Il comportamento spaziale è il segnale non verbale più diretto dato che può essere facilmente misurato in termini di distanza e orientamento (Argyle, 1978); analizzare il movimento del corpo all’interno di un ambiente, le distanze che questo assume dagli altri, può aiutarci a comprendere alcuni aspetti della personalità, stati emotivi e atteggiamenti interpersonali di una persona. Tuttavia accenneremo in breve gli elementi alla base di questo sistema, poiché poco rilevanti e poco studiati ai fini del nostro studio all’interno dei colloqui di selezione.

La prossemica, come è stata definita da Hall (1968) il quale ne coniò il termine, costituisce il primo tentativo organico di una semiologia dello spazio: potrebbe essere intesa come una tecnica di lettura della spazialità come canale di comunicazione, l’uso che gli individui fanno dello spazio sociale e personale. Secondo Hall (1968), per l’essere umano il confine del proprio corpo non corrisponde a quello fisico costituito dalla pelle o dagli abiti indossati, bensì esisterebbe una sorta di “bolla invisibile”, detta “spazio personale”, nella quale non è gradita l’intrusione altrui. Egli parla di una “dimensione nascosta” con cui definisce la distanza interpersonale, quella che la persona mette tra sé e gli altri, la quale identifica l’intimità del rapporto tra gli interlocutori, le relazioni di dominanza e i ruoli sociali e ne distingue quattro tipologie:

Distanza intima (da 0 a 45 cm circa), tipica delle relazioni intime; permette di toccarsi, percepire l’odore, il respiro e le emozioni dell’altra persona.
 – Distanza personale (da 45 a 120 cm circa), tipica delle relazioni amicali; gli sguardi sono estremamente ravvicinati ma non è possibile percepirne gli odori.
-  Distanza sociale (da 1,20 a 3,60 m), tipica delle relazioni meno personali di tipo formale in cui il contatto fisico è per lo più escluso; in quest’area possono entrare colleghi, clienti, persone con cui vogliamo o dobbiamo interagire.
- Distanza pubblica (oltre i 4 m), tipica delle circostanze pubbliche in cui generalmente non si conoscono le altre persone e ciò comporta un’accentuazione dei movimenti e un aumento del volume vocale.

Come fa notare lo stesso Hall queste distanze non sono da ritenersi universali, in quanto spesso dettate da caratteristiche culturali e socio-ambientali del contesto in cui avviene l’interazione (ad esempio vi sono popoli che rispetto ad altri amano maggiormente il contatto fisico).

L’uso di spazi, tra l’altro, ha un valore simbolico e rappresenta la modalità più importante con cui si segnala la dominanza (Argyle, 1992). Una persona per esempio comunica il suo status elevato semplicemente rimanendo a sedere dietro la scrivania, piuttosto che fare il giro intorno ad essa e venire avanti per incontrare qualcuno. Come scrive Hall (1968), anche il territorio è una vera e propria estensione dell’organismo, delimitata da segnali visivi, olfattivi e vocali. L’uomo ha forgiato nuove estensioni materiali del territorio, visibili e invisibili, per cui l’ambiente fisico come l’arredamento (per esempio la posizione della scrivania in un ufficio), la decorazione, le disposizioni architettoniche, sono tutti elementi che influenzano le diverse interazioni. Barbara e Allan Pease (2005) illustrano un caso in cui modificarono la disposizione dei mobili nell’ufficio di un dirigente di un’importante società finanziaria, aiutandolo a migliorare i rapporti con i clienti. Purtroppo, però, gran parte degli uffici sono concepiti da arredatori che non danno peso all’influenza che l’arredamento può avere nell’interazione umana, come segnale negativo non verbale. Se vuoi apprendere le tecniche avanzate di comunicazione non verbale clicca qui.

Scrivi a Igor Vitale