Seduzione o selezione del personale? I meccanismi di difesa nella fase di selezione

Nella selezione del personale il candidato può mettere in atto meccanismi di difesa. Il selezionatore esperto dovrà riconoscerli e gestirli per produrre una valutazione efficace.

La prima tecnica difensiva è quella dell’evasione, fondata sul timore dell’autorità; ciò comporta una serie di manovre tese a mantenere l’intervista su un piano neutro, asettico e distaccato, attraverso l’elusione dalla prova. I soggetti che adottano questa misura, si mettono a parlare del lavoro ordinario, delle condizioni metereologiche, insomma, di argomenti neutri.

L’intervistatore, infatti, ha spesso l’impressione che il candidato si stia gentilmente tenendo alla larga, comunicandogli un desiderio di privacy che deve essere rispettato; avrà perciò la sensazione di non aver tratto alcuna informazione rilevante e di non essere in grado di esprimere alcun giudizio dal materiale raccolto.

Una seconda misura di sicurezza, è quella della seduzione attraverso la quale i candidati cercano di conquistarsi l’approvazione dell’esaminatore, creando un’immagine di sé esageratamente favorevole. Essi parlano liberamente di sé, dicendo molte cose che potrebbero oggettivamente favorirli, in modo tale da esercitare una forte seduzione sul proprio interlocutore e farne un alleato del proprio punto di vista. È una seduzione molto sottile che si svolge soprattutto nel tono della voce, sottolineata da accorte adulazioni e dichiarazioni di fedeltà a qualche standard di morale. Alla fine dell’intervista, il selezionatore avrà l’impressione di essersi lasciato giocare dal soggetto esaminato, con la sensazione che l’altro abbia saputo dominare la situazione e condurla a proprio vantaggio.

Infine, un’ultima misura di sicurezza riguarda la ribellione, la quale si contraddistingue per una sorta di aggressione nei confronti di chi esamina; il candidato concepisce il colloquio come una battaglia nella quale l’esaminatore deve essere sconfitto da qualche forma di non-collaborazione (per esempio il rifiuto alla comunicazione). È tipico di questa tecnica l’attacco aperto, schernitore, diretto contro l’intervistatore o il colloquio come tecnica valida di selezione. Il tutto si manifesta come un tentativo di assicurarsi una superiorità psicologica sull’esaminatore, tanto da non mostrare alcuna preoccupazione circa le impressioni che questi può formarsi su di lui, anzi sembra che il fine sia proprio di suscitare la sua irritazione. Queste misure, infatti, tendono ad inserire l’intervistatore in un dinamismo di azione-reazione secondo determinati atteggiamenti emotivi che, se non evitati, vanificherebbero ogni tentativo di comprensione dell’intervistato e, quindi, la stessa intervista. Per esempio, nel caso dell’evasione se anch’egli si mostra ansioso, imbarazzato e tende a mantenere il rapporto sulle generali, dimostra un certo timore per quello che il candidato potrebbe confidargli; un atteggiamento che andrebbe a scapito di un’intervista proficua e non contribuirebbe ad evidenziare alcun risultato.

di Valeria Bafera

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