L’efficacia delle espressioni facciali nella selezione del personale

 

Uno studio sulla comunicazione non verbale ha esplorato l’impatto della dinamica del sorriso di volti umani reali. Anche in questo caso, in seguito alla visione di brevi estratti video su un colloquio di selezione, i partecipanti dovevano esprimere giudizi circa l’idoneità all’assunzione e l’impressione percepita sui tre candidati, ciascuno dei quali, ad un’affermazione divertente da parte dell’intervistatore, reagiva rispettivamente simulando un sorriso, manifestando un sorriso sincero, o semplicemente mostrando neutralità. I dati sono stati esaminati utilizzando le medesime procedure metodologiche della precedente indagine; pertanto l’analisi in componenti principali degli items ottenuti con i punteggi di scala, ha permesso anche qui l’estrazione delle medesime scale viste sopra con i relativi items tra loro altamente correlati. La successiva analisi della varianza ha, infine, riportato alcune similarità con il precedente studio, tanto da registrare punteggi più alti soprattutto per coloro che esibivano un’autentica espressione sorridente; come nella precedente, l’effetto del sesso dei partecipanti sulle valutazioni non è risultato stati

sticamente significativo, pertanto il genere dei partecipanti non ha influito particolarmente sui giudizi finali.

In generale, questa seconda parte della ricerca ha confermato in modo concreto gli esiti ottenuti nell’analisi precedente. Entrambi gli studi hanno evidenziato come la variabile temporale sia influente nei processi decisionali: la rapidità o la lentezza insieme con la durata delle espressioni facciali sarebbero sufficienti a influenzare le impressioni e le valutazioni dei selezionatori, coerentemente con quanto era emerso dall’analisi di Krumhuber (2007) in altri contest

 

i situazionali. Queste informazioni integrano i risultati delle precedenti ricerche, che hanno indagato il ruolo del comportamento non verbale nel condizionare gli esiti di un colloquio di selezione; suggeriscono che non conta soltanto ciò che rivela il volto, ma anche il modo in cui viene mostrato influisce sulle decisioni selettive. Ciò nonostante, anche il presente studio non manca di lacune: sono stati, infatti, presi in considerazione soltanto volti femminili, mentre bisognerebbe sperimentare questi risultati all’interno dei contesti di selezione sostenuti anche da figure maschili; sarebbe, inoltre, interessante indagare se certe dinamiche temporali abbiano lo stesso effetto per altri tipi di espressioni, anche negative come la rabbia.

di Valeria Bafera

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