Autostima in psicologia: significato e definizione

Il costrutto di autostima può essere genericamente definito come quella componente della rappresentazione di sé formata dall’insieme delle valutazioni e dei giudizi che l’individuo dà di se stesso rispetto a svariate componenti (immagine corporea, capacità sociali, identità).

L’autostima corrisponde alla “considerazione che un individuo ha di se stesso” (Galimberti U., 1999). Tale considerazione si spiega grazie a un atteggiamento, una valutazione cognitiva o un insieme di affetti rivolti verso il sé.

Il concetto di sé e l’autostima hanno ricevuto considerevole attenzione nella letteratura psicologica, se si considera che su questi due costrutti sono stati condotti migliaia di studi. Tuttavia nonostante questa mole di studi emerge una mancanza di chiarezza dovuta al fatto che spesso “autostima” e “concetto di sé” vengono utilizzati in maniera intercambiabile. È necessario quindi precisare il significato di questi due concetti.

Il concetto di sé è la costellazione di elementi a cui una persona fa riferimento per descrivere sé stessa. Esso riguarda tutte le conoscenze sul sé, come il nome, la razza, ciò che piace o non piace, le credenze, i valori e le descrizioni fisiche (es. altezza e peso). Una persona può ad esempio vedere sé stessa come un lavoratore, come una persona interessata alla fantascienza, e così via; queste sarebbero tutte componenti del suo concetto di sé.

L’autostima è invece una valutazione circa le informazioni contenute nel concetto di sé; è la reazione emotiva che le persone sperimentano quando osservano e valutano cose diverse su di sé ed è collegato alle credenze personali circa le abilità, le capacità, i rapporti sociali, e i risultati futuri.

Il concetto di autostima e il concetto di sé sono strettamente collegati, ma diversi; inoltre, sebbene l’autostima sia collegata con il concetto di sé, e quindi influenzata dal suo contenuto, è possibile per le persone credere cose oggettivamente positive (come riconoscersi capacità scolastiche, atletiche, o artistiche), ma continuare a non amare realmente sé stesse.

Viceversa, è possibile per le persone amare sé stesse, ed avere quindi un’alta autostima, malgrado la mancanza di qualunque indicatore oggettivo che sostenga una così positiva visione di sé. Anche i fattori ambientali, interagendo con l’individuo, contribuiscono a migliorare o peggiorare le prestazioni.

Le persone infatti sviluppano un’idea di sé sulla base di come sono trattate o viste dagli altri: “gli altri ci fanno da specchio, e noi tendiamo a vederci come loro ci vedono, a giudicarci come loro ci giudicano”. In altre parole ciò che gli altri pensano di noi, cioè l’immagine di noi che ci rimandano, diventa pian piano ciò che noi pensiamo di noi stessi. Ma se è vero che quello che gli altri pensano di noi influenza quello che noi pensiamo di noi stessi, è vero però anche l’inverso, cioè che gli altri sono altrettanto influenzati dal nostro giudizio su noi stessi e tendono a vederci come noi ci vediamo. Non c’è infatti luogo comune più veritiero di quello secondo cui “Per piacere agli altri bisogna innanzitutto piacere a noi stessi”.

di Ilaria Capozucca

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