Come riconoscere i disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia)

Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, DSM-IV-TR (APA,2000),[1] identifica tre disturbi del comportamento alimentare(DCA):

Si parla di anoressia nervosa quando il soggetto si rifiuta di mantenere un peso corporeo che sia almeno l’85% di quello che sarebbe considerato normale per l’età e la statura. Le persone che soffrono di anoressia hanno un’ intensa paura di aumentare di peso e solitamente persistono in diete drastiche per il terrore di ingrassare anche quando sono visibilmente sottopeso.

L’anoressia è spesso associata ad un disturbo nella percezione del corpo o della forma corporea: malgrado l’ovvia estrema magrezza, questi soggetti hanno percezioni altamente distorte del loro peso e della loro forma corporea, continuano a vedersi sovrappeso e negano la gravità della propria condizione. Essi sono ossessionati dai propri sforzi di rimanere magri e la loro autostima è totalmente dipendente dall’immagine del corpo e dal successo nel  perdere peso. Infine nelle donne solitamente si presenta l’amenorrea, ovvero l’assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi.

In base al metodo adottato per perdere peso si distinguono due sottotipi di anoressia nervosa:

  • l’anoressia di tipo restrittivo, caratterizzata da perdita di peso a causa delle gravi restrizioni alimentari,
  • l’anoressia di tipo bulimico con abbuffate/condotte di eliminazione, caratterizzata da perdita di peso con abbuffate e condotte di eliminazione mediante l’induzione del vomito o l’abuso di lassativi, diuretici e pillole per ridurre i liquidi.

Malgrado siano soprattutto le donne a soffrire dei DCA classificati nel DSM-IV-TR, gli uomini possono essere affetti da anoressia inversa, nota anche come dismorfia muscolare, che comprende un’eccessiva preoccupazione che i muscoli siano troppo piccoli o sottosviluppati.

La bulimia nervosa è caratterizzata da episodi ricorrenti di abbuffate, in cui il soggetto consuma quantità abbondanti di cibo in un brevissimo periodo di tempo, accompagnate dalla sensazione di incapacità di fermarsi o di controllare che cosa o quanto si sta mangiando. Molte persone che soffrono di bulimia mettono in atto comportamenti compensatori ricorrenti per prevenire l’aumento ponderale, come vomito auto-indotto, digiuno, eccessivo esercizio fisico, uso di lassativi e diuretici. Come le persone con anoressia, quelle con bulimia si preoccupano del peso e possono valutarsi quasi esclusivamente in base ad esso e a ciò che hanno o non hanno mangiato. Al contrario dei soggetti anoressici quelli con bulimia sono di solito in sovrappeso o comunque hanno un peso normale.

La bulimia si distingue nel tipo con condotte di eliminazione e nel tipo senza condotte di eliminazione. Nella prima condizione i soggetti cercano di evitare l’aumento ponderale causato dalle abbuffate rimuovendo fisicamente il cibo ingerito dal corpo, attraverso il vomito, l’uso di lassativi, diuretici o clisteri. Nella seconda condizione invece il soggetto evita l’aumento ponderale bruciando tutte le calorie consumate, attraverso il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo. Numerose ricerche hanno dimostrato legami molto flessibili tra anoressia e bulimia: molte persone con anoressia a un certo punto hanno sofferto di bulimia e viceversa.

I sintomi fisici conseguenti all’anoressia consistono in:

  • abbassamento del metabolismo;
  • disidratazione;
  • anemia;
  • amenorrea;
  • abbassamento della pressione arteriosa e della temperatura corporea;
  • irsutismo (comparsa di peluria pallida e sottile sul viso e sul busto);
  • squilibri elettrolitici;
  • possibili danni permanenti alle ossa e all’apparato riproduttivo.

I sintomi fisici associati alla bulimia consistono in:

  • disidratazione;
  • anemia;
  • irregolarità mestruali; squilibri elettrolitici;
  • corrosione dello smalto dentario a causa del contatto con gli acidi gastrici nel vomito autoindotto;
  • irritazione e aumento del volume delle ghiandole salivari dovute al vomito ricorrente.
  • Si fa diagnosi di disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati per quei comportamenti alimentari che costituiscono disturbi ma non soddisfano i criteri diagnostici né per l’anoressia né per la bulimia.

[1] AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fourth Edition, Text Revision (DSM‑IV-TR), Washington, D.C., APA, 2000 (trad. it.: DSM‑IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quarta edizione. Text Revision, Milano, Masson, 2001).

di Federica Maria D’Autilia

consulenzapsicologica

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