Come misurare l’intelligenza?

Lo studio dell’ intelligenza come costrutto che specifica le differenze individuali di funzionamento cognitivo si è basato come era esplicito nella definizione, sulla psicometria, cioè sulla valutazione delle differenze individuali.

Già dal 1898 Galton esaminava soprattutto le differenze individuali in compiti semplici, concentrandosi sulla velocità con cui venivano date le risposte. All’ interno della logica di differenziazione di gruppi aventi intelligenza diversa, Binet fu soprattutto interessato al confronto tra bambini di età diversa e bambini con normale o scarsa intelligenza.  Quindi Binet insieme al suo collaboratore Simon effettuarono delle ricerche a scopo diagnostico su bambini francesi in età scolare e scelsero delle procedure che fossero in grado di differenziare individui più o meno intelligenti.

Nacque così la prima scala di intelligenza per soggetti di età evolutiva, la scala Stanford-Binet che consiste in una serie di subtest distinti per fascia di età e costituiti da item graduati per difficoltà crescente; la corretta soluzione di ogni item fornisce un punteggio, la cui somma complessiva corrisponde all’ età mentale del soggetto; questa rapportata all’ età cronologica del soggetto e moltiplicata per 100, viene trasformata in quoziente intellettivo. Questa scala è particolarmente adatta per valutare il livello cognitivo di bambini con sviluppo tipico tra i 2 e i 6 anni e per soggetti affetti da ritardo mentale, mentre risulta meno adatta per soggetti con sviluppo tipico di età superiore ai 12/13 anni.

Tuttavia oggi sono le scale ideate da Wechsler a costituire la base in quasi tutto il mondo per la valutazione dell’ intelligenza; ne esistono forme diverse per fasce di età diverse (Weschler Preschool and Primary Scale of Intelligence – WPPSI per bambini in età prescolare, Weschler Intelligence Scale for Children –WISC per bambini in età scolare e Weschler Adult Intelligence Scale –WAIS per adulti).e sono idonee a rilevare lo sviluppo intellettivo in quasi tutto l’ arco della vita. A differenza della scala Standford-Binet, non utilizza il costrutto di età mentale e stimano il QI in base alla deviazione dalla norma. Anch’ esse si presentano articolate in subtest. I QI ottenuti alla scala Standford-Binet e alle scale Weschler correlano in modo decisamente positivo tra loro, rilevandosi una misura valida e predittiva del livello di sviluppo mentale.

Già all’ inizio del Novecento, ancora prima dunque della diffusione delle due scale sopra citate, varie analisi avevano messo in luce come, nella maggioranza degli individui, i vari aspetti intellettivi misurati fossero tra di loro in relazione. In tale analisi si rivelò molto significativo il lavoro dello psicologo Spearman, il quale in un ampio lavoro pubblicato nel 1904 sull’ American Journal of Psychology introdusse l’ uso sistemico dell’ analisi correlazionale e dimostrò che un’ ampia serie di differenti variabili presentavano un pattern comune che rimandava a un’ abilità intellettiva unitaria. Lui sosteneva che se a volte due aspetti sembravano avere una relazione meno elevata, ciò era dovuto all’ errore di misurazione.

L’ indice del quoziente di intelligenza ( QI ) è entrato nell’ uso per stabilire dei parametri oggettivi che consentano di individuare diversi livelli di intelligenza e soprattutto per diagnosticare un ritardo mentale. In genere la media è 100 e la deviazione standard è 15, in modo che, la fascia dell’ intelligenza media, compresa tra un deviazione standard positiva e una negativa, cioè tra 115 e 85, raccoglie più di due terzi della popolazione. Si considera infatti che un soggetto abbia un intelligenza media se ha un QI vicino a 100 mentre, un QI inferiore a 70 costituisce un indice di ritardo mentale, che può essere di varia gravità: ritardo lieve tra 50-55 e 69; ritardo medio tra 35-40 e 49-54; ritardo grave tra 20-24 e 34-39.

I Test d’ intelligenza hanno diversi ambiti di applicazione; in ambito clinico, serve meglio a inquadrare un bambino che presenta difficoltà scolastiche. La scuola infatti ha costituito un settore primario nell’ uso dei test di intelligenza. Un’ altro ambito di applicazione riguarda la selezione del personale, infatti di solito il miglior predittore del successo lavorativo di una persona è costituito da una stima complessiva dell’ intelligenza generale. Molti studiosi sono giunti ad affermare che i test d’ intelligenza costituiscono uno strumento essenziale a compiere ricerche più sistemiche del rapporto tra punteggio intellettivo e risultati conseguiti nella vita.

di Perla Valentini

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