I 15 Comportamenti più pericolosi nella personalità borderline

Negli ultimi anni è aumentato sempre di più l’interesse scientifico per lo studio della ruminazione rabbiosa come fenomeno coinvolto nella genesi del disturbo borderline di personalità. Diversi studi e ricerche hanno infatti focalizzato l’attenzione sul ruolo svolto dalla ruminazione rabbiosa in tale patologia e sulle conseguenze provocate dalla stessa a livello cognitivo, emotivo e comportamentale.

In un primo momento Baer e Sauer (2011) hanno evidenziato come diverse forme di pensiero negativo, fra cui la ruminazione rabbiosa, la ruminazione depressiva e il rimuginio, fossero strettamente associate ad alcuni tratti di personalità borderline. In particolare è stata riscontrata una significativa correlazione fra tali processi e la disregolazione emotiva e comportamentale, dove la prima fa sì che l’intensità delle emozioni oscilli frequentemente durante la giornata, mentre la seconda conduce a comportamenti difficili da controllare che danneggiano il funzionamento dell’individuo.

Tali strategie cognitive mostrano inoltre validità incrementale a livello della tristezza, della rabbia e del generale stato emotivo negativo, configurandosi come fattori predittivi di alcuni aspetti caratteristici della personalità borderline. Successivamente è stato evidenziato come i tratti di personalità borderline fossero maggiormente correlati alla ruminazione rabbiosa piuttosto che agli altri due processi e come la severità della sintomatologia risultasse prevalentemente influenzata dalla tendenza a ruminare sulle esperienze negative che rievocano emozioni di rabbia.

Gli individui affetti da disturbo borderline di personalità tendono a incorrere in una serie di condotte comportamentali, quali l’alimentazione incontrollata, l’autolesionismo, l’utilizzo di sostanze, la guida pericolosa, lo shopping impulsivo, i conflitti interpersonali, il taccheggio, condotte che hanno ripercussioni negative su lui stesso e sugli altri. Tali comportamenti vengono messi in atto al fine di controllare stati emotivi intollerabili e al fine di ridurre o evitare l’esperienza emotiva negativa (Selby & Joiner, 2013). A tale proposito è possibile prendere in considerazione la teoria biopsicosociale di Linehan (1993), la quale ipotizza che gli individui affetti da disturbo borderline, in combinazione  con una certa predisposizione biologica, sviluppano un’elevata sensibilità a stimoli emozionali, vivono le esperienze emotive in maniera estremamente intensa e manifestano un lento ripristino del livello emotivo basale.

Secondo Linehan tali individui sono circondati da un ambiente invalidante in cui l’espressione dell’esperienza emotiva trova negli altri risposte inadeguate ed estreme. Tale vulnerabilità emotiva, unita all’ambiente circostante invalidante, conduce alla disregolazione emotiva la quale, a sua volta, promuove lo sviluppo della disregolazione comportamentale i cui comportamenti consentono di spostare l’attenzione lontano dalle emozioni spiacevoli e indesiderate che l’individuo non è in grado di modulare. Pertanto viene postulata una connessione fra queste due dimensioni dove i comportamenti disregolati facilitano l’evitamento emozionale.

Tuttavia risulta poco chiaro il motivo per cui tali persone ricorrano a modalità comportamentali estreme per ridurre l’intensità delle emozioni piuttosto che utilizzare forme di distrazione meno problematiche come guardare la televisione o parlare con un amico. Tale questione può essere meglio compresa attraverso il costrutto cognitivo della ruminazione, il quale contribuisce ad incrementare la sensibilità e l’intensità delle emozioni mediando fra gli stati emotivi negativi e i comportamenti impulsivi (Selby, Anestis, Bender & Joiner, 2009).

Sussiste una significativa relazione fra ruminazione rabbiosa e sintomatologia caratteristica del disturbo borderline, dove la severità dei sintomi stessi è influenzata sia dall’occorrenza di un affetto negativo che dal pensiero ruminativo su di esso.

Pertanto tale stile di processamento cognitivo svolge un ruolo fondamentale nella stessa psicopatologia, attivandosi in presenza di intensi stati emotivi negativi e configurandosi come fattore responsabile del comportamento problematico e aggressivo (Selby & Joiner, 2013). Tali comportamenti impulsivi e disregolati vengono associati alla ruminazione in quanto utilizzati al fine di regolare gli stati emotivi problematici che compromettono il benessere psicologico individuale.

Fra i comportamenti maggiormente connessi al processo ruminativo riscontriamo:

  1. l’autolesionismo non suicidiario;
  2. l’alimentazione incontrollata;
  3. l’utilizzo di sostanze;
  4. i tentativi di suicidio;
  5. la ricerca di rassicurazione.

Mentre altre condotte comportamentali come

  1. il gioco d’azzardo patologico;
  2. lo shopping impulsivo;
  3. la guida spericolata;
  4. l’elemosinare;
  5. le condotte aggressive;
  6. il minacciare;
  7. supplicare qualcuno;
  8. le telefonate insistite;
  9. il comportamento sessuale a rischio;
  10. possono essere correlate alla ruminazione ma necessitano di ulteriori studi per confermare tale associazione (Selby & Joiner, 2009).

La rabbia disfunzionale quindi rappresenta un importante criterio diagnostico del disturbo borderline di personalità la quale, a sua volta, risulta strettamente interconnessa al concetto di rifiuto. Infatti è stato dimostrato come la percezione di rifiuto inneschi l’emozione di rabbia e come ruminare su tale rifiuto e su altre esperienze che suscitano rabbia possa contribuire ad aggravare i sintomi del disturbo borderline (Geiger, Peters, Sauer-Zavala & Baer, 2013). Il rapporto fra ruminazione e disturbo borderline è stato indagato inizialmente in tre differenti studi. Nello studio condotto da Abela e colleghi (2003), è stato riscontrato che i partecipanti alla ricerca affetti da disturbo borderline di personalità presentavano livelli di ruminazione significativamente superiori rispetto a coloro ai quali era stato diagnosticato un disturbo depressivo maggiore; nel secondo studio condotto da Smith e colleghi (2006), è stato esaminato invece il ruolo della ruminazione all’interno di tutti i disturbi di personalità, riscontrando come questa sia particolarmente associata agli aspetti del disturbo borderline; mentre nel terzo studio è stato dimostrato, attraverso l’impiego di un modello di equazione strutturale per collegare il disturbo borderline alla ruminazione, che i sintomi di tale patologia sono predittori, oltre che di catastrofizzazione e di brooding, anche di alti livelli di ruminazione rabbiosa (Selby, Anestis & Joiner, 2008).

Attualmente il modello teorico che meglio descrive l’implicazione della ruminazione rabbiosa nella psicopatologia borderline è il modello della cascata emotiva secondo il quale la disregolazione emotiva e comportamentale, che caratterizzano gli individui affetti da disturbo borderline, sono intimamente connesse fra loro attraverso un processo che prende il nome di cascata emotiva, ossia circoli viziosi sostenuti e favoriti dal processo ruminativo stesso (Selby et al. 2009).

di Jasmine Dionigi

consulenzapsicologica

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