La cascata emotiva nel Disturbo Borderline di Personalità

Le teorie elaborate sul disturbo borderline di personalità hanno spesso considerato la disregolazione emotiva e comportamentale come fenomeni indipendenti caratteristici di tale patologia, prestando tuttavia scarsa attenzione alla relazione che intercorre fra di loro. Al contrario, il modello della cascata emotiva elaborato da Selby e colleghi (2008, 2009) ha tentato di stabilire una connessione fra instabilità emotiva e comportamenti disregolati facendo riferimento al costrutto della ruminazione rabbiosa.

Secondo tale modello, gli individui possono oscillare da un’emozione negativa ad un’altra per mezzo di un processo che prende il nome di “cascata emotiva”.

La cascata emotiva viene definita come un fenomeno che si manifesta quando una persona rumina costantemente su un determinato evento che provoca l’insorgenza di uno stato emotivo negativo.

La ruminazione, utilizzata al fine di gestire la sofferenza, in realtà non fa altro che aumentarne l’intensità costringendo l’individuo a focalizzare l’attenzione su tali sentimenti negativi, dando così luogo a maggiore ruminazione (Selby & Joiner, 2013). Pertanto ruminazione ed emozioni negative si aggravano a vicenda nel corso del tempo in una sorta di circolo vizioso e ripetitivo, in cui la ruminazione amplifica lo stato emotivo il quale, a sua volta, incrementa il livello di ruminazione.

Tale ciclo può generare un’amplificata risposta emozionale anche da stimoli emotivi di lieve entità e può perpetuarsi per un lungo periodo di tempo (Bear & Sauer, 2011). Al fine di inibire e arrestare tale circolo vizioso un individuo può incorrere in condotte comportamentali che lo distraggono dai pensieri inerenti le emozioni spiacevoli. A causa dell’intensità del processo ruminativo, le strategie normalmente efficaci come la rivalutazione cognitiva, ossia cambiare il modo di pensare di fronte a una certa situazione, o normali metodi di distrazione, come parlare ad un amico, fare una passeggiata o una doccia fredda, risultano inadeguate per estinguere il fenomeno della cascata emotiva e bloccare il ciclo di incremento dell’affetto negativo. Infatti, tali comportamenti possono non assorbire a sufficienza l’attenzione della persona e non distrarlo completamente dalla ruminazione e dall’emozione.

Pertanto gli individui affetti da disturbo borderline incorrono in comportamenti impulsivi e disregolati in modo tale da spostare l’attenzione su intense sensazioni fisiche associate al comportamento stesso. Tali sensazioni variano a seconda delle condotte messe in atto e includono le sensazioni di dolore, la vista del sangue nel caso dell’autolesionismo non suicidario, il gusto, la consistenza del cibo o la sensazione di sazietà nel caso dell’alimentazione incontrollata, oppure le parole positive di un altro individuo nel caso dell’eccessiva ricerca di rassicurazione (Selby, Anestis & Joiner, 2008). Queste sensazioni ostacolano la cascata emotiva, riducono la ruminazione mentale e sfociano in una conseguente e immediata sensazione di sollievo (Selby & Joiner, 2013). Per esempio, procurarsi dei tagli e poi tentare di controllare la fuoriuscita del sangue può efficacemente allontanare l’attenzione dalla tendenza a ruminare su una determinata situazione problematica (Selby, Anestis, Bender & Joiner, 2009).

È proprio la potenza delle sensazioni che derivano da tali comportamenti disregolati l’elemento cruciale per arrestare una cascata emotiva, in quanto una volta che essa si innesca, può risultare complicato fermarla a causa dell’intensità del processo ruminativo (Selby & Joiner, 2013). Impiegare comportamenti disregolati per distrarre dalla ruminazione può avere anche fondamenti neurobiologici. Ad esempio, è stato rilevato che alti livelli di ruminazione su stati emotivi negativi sono correlati ad un’incrementata attivazione della corteccia prefrontale ventrolaterale sinistra e dell’amigdala sinistra, mentre sensazioni di dolore ottenute mediante procedure di autolesionismo sono associate a una ridotta attività delle medesime strutture cerebrali.

Pertanto le cascate emotive possono incrementare l’attività dell’amigdala mentre i comportamenti disregolati diminuirla (Selby & Joiner, 2009).

La sensazione di sollievo procurata dalle condotte comportamentali disregolate, tuttavia, è temporanea in quanto i comportamenti messi in atto dagli individui affetti da disturbo borderline possono provocare un’ulteriore cascata emotiva dovuta a emozioni come la vergogna, il senso di colpa o l’imbarazzo che accompagnano tali comportamenti (Martino, Caselli, Ruggiero & Sassaroli, 2013). Pertanto, a seguito di alcuni comportamenti disregolati, gli individui possono incorrere in un’ulteriore cascata emotiva basata sulle emozioni negative derivate dal precedente comportamento disregolato. Tale processo in cui un comportamento disregolato conduce ad un altro viene definito causalità circolare.

La causalità circolare si verifica infatti quando l’output di un sistema torna ad alimentare il sistema stesso, dando luogo ad un ulteriore output. Un esempio è rappresentato dall’alimentazione incontrollata provocata da una determinata cascata emotiva, in cui la condizione stessa dell’essersi abbuffati dà luogo a un ulteriore cascata emotiva che sfocia nel comportamento del purging, ossia condotte di eliminazione come il vomito autoindotto o l’utilizzo di lassativi (Selby et al. 2008).

Nella prospettiva teorica della cascata emotiva, la ruminazione mentale si configura come un aspetto di un processo dinamico. Mentre altri modelli considerano il processo ruminativo come un fenomeno che incrementa e poi mantiene l’affetto negativo ad un livello stabile, il modello della cascata emotiva sostiene che ruminazione e stato emotivo negativo interagiscono fra di loro in un ciclo ininterrotto ed esasperante che conduce l’individuo a ricorrere a qualche forma di distrazione. Inoltre mentre i primi ritengono che i comportamenti disregolati possono essere utilizzati per sottrarsi ai pensieri ruminativi, il modello della cascata emotiva definisce la ruminazione come fenomeno responsabile di tali condotte (Selby, et al. 2009).

Nonostante la ruminazione sia la forza motrice delle cascate emotive, vi sono ulteriori fattori che contribuiscono a mantenere e ad aggravare le cascate emotive.

Fra questi è possibile citare la catastrofizzazione, la soppressione del pensiero e la scarsa tolleranza al distress.

La catostrofizzazione è definita come la tendenza a pensare continuamente a una situazione percepita come terribile e catastrofica e ad enfatizzarne le implicazioni negative. Questo fenomeno è stato associato alla sintomatologia del disturbo borderline e, in particolare, svolge un ruolo significativo per quanto concerne la tendenza degli individui affetti da tale patologia ad evitare in qualsiasi modo l’abbandono sia reale che immaginato. Tali persone possono attribuire carattere catastrofico ad un commento o ad un’azione di qualcuno a cui tengono e ritenere che questo sia un chiaro segno di abbandono.

Ciò può quindi determinare una cascata emotiva dovuta al pensiero di quanto potrebbe essere terribile il futuro a causa di tale situazione, da cui consegue la messa in atto di comportamenti, come il supplicare o il minacciare, al fine di ottenere evidenze che possano placare la cascata emotiva stessa. Anche la soppressione, intesa come il tentativo di ridurre la frequenza o l’intensità di un determinato pensiero spiacevole, può svolgere un ruolo significativo nella sintomatologia del disturbo borderline, in quanto si configura come un importante fattore che interagisce con la ruminazione mentale.

Un ulteriore fenomeno che può essere implicato nel processo della cascata emotiva è la bassa tolleranza al distress. La tolleranza al distress fa riferimento alla capacità dell’individuo di resistere al disagio emotivo e fisico mantenendo un comportamento orientato all’obiettivo da perseguire. Individui con scarsa tolleranza al distress possono manifestare notevole difficoltà a gestire le cascate emotive incorrendo in comportamenti impulsivi e privi di controllo finalizzati a distogliere l’attenzione dalle intense emozioni negative (Selby & Joiner, 2009). Tali strategie cognitive condividono con la ruminazione la comune tendenza a focalizzare l’attenzione su stimoli emotivi negativi e possono pertanto determinare la disregolazione emotiva caratteristica degli individui affetti da disturbo borderline (Selby et al. 2008). Anche se il modello teorico della cascata emotiva riguarda principalmente gli stati emotivi negativi, tali cascate possono influenzare anche gli stessi affetti positivi.

Infatti è stato dimostrato come gli individui affetti da disturbo borderline possano manifestare bassi livelli di emozioni positive.

Pertanto, sebbene il modello della cascata emotiva non sia un predittore specifico di tali stati emotivi, una riduzione degli affetti positivi può presentarsi in concomitanza agli affetti negativi responsabili dei comportamenti disregolati (Selby et al. 2009). Il processo della cascata emotiva quindi consente di comprendere l’ampio spettro di problemi emotivi che caratterizzano il disturbo borderline, in quanto la ruminazione intensifica affetti di differente entità, come la tristezza, la rabbia o la paura e prolunga la durata delle esperienze emotive negative (Selby & Joiner, 2009). In ambito clinico sono state condotte diverse ricerche che confermano la tesi sostenuta dal modello teorico della cascata emotiva. A tale proposito possiamo prendere in considerazione, per esempio, lo studio condotto da Selby e colleghi (2009) che esplora la teoria della cascata emotiva in un campione di soggetti che soddisfano i criteri diagnostici del disturbo borderline di personalità. In un primo momento è stato utilizzato un modello ad equazioni strutturali finalizzato a valutare il ruolo svolto dalla ruminazione nella relazione fra la sintomatologia del disturbo borderline e la disregolazione comportamentale, successivamente sono stati indagati invece gli effetti provocati dalla procedura sperimentale di induzione della ruminazione. Gli esiti ottenuti hanno evidenziato la presenza di intensi stati emotivi negativi e di alti livelli di ruminazione ad essi associati, supportando le ipotesi avanzate dal modello della cascata emotiva. Un ulteriore studio, condotto da Selby e Joiner (2013) ha indagato la validità predittiva del modello teorico nel promuovere l’insorgenza di comportamenti disregolati nella vita quotidiana. Tale ricerca ha invitato i partecipanti a registrare i propri pensieri, emozioni e comportamenti nell’arco di più giornate. I dati raccolti hanno rilevato come l’elevata intensità emotiva in corrispondenza di alti livelli di ruminazione abbiano maggiore probabilità di provocare e dar luogo a comportamenti disregolati. Tali studi però presentano alcuni limiti, primo fra tutti quello di aver verificato il modello della cascata emotiva su una popolazione di studenti o cittadini con tratti borderline di personalità, sarebbe quindi necessario replicare questi risultati all’interno di un campione clinico di individui con disturbo borderline. A tale proposito, il primo studio che indaga la ruminazione rabbiosa nella popolazione clinica con disturbo borderline di personalità è stato condotto da Martino e colleghi (2012), i cui autori hanno dimostrato come la ruminazione mentale medi il rapporto fra disregolazione emotiva e comportamentale.

di Jasmine Dionigi

consulenzapsicologica

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