Le 3 fasi del lavaggio del cervello

Abbiamo identificato, quindi, quali sono le componenti del controllo mentale. Ma come si raggiunge questo controllo? Per spiegarlo mi avvarrò del modello dei tre stadi messo a punto dallo psicologo Edgar Schein verso la fine degli anni Cinquanta dopo aver studiato i programmi di lavaggio del cervello utilizzati in Cina sotto il regine di Mao Tze Tung.

Si tratta dei tre livelli che si attraversano man mano che l’atteggiamento viene modificato dall’ambiente del gruppo e dai processi di riforma del pensiero e possono essere applicati sia al controllo mentale non coercitivo che al lavaggio del cervello.

Le tre fasi consistono in:
1. destrutturazione o scongelamento:

Consiste nel far crollare una persona. “Per preparare un individuo ad un cambiamento radicale è necessario dare prima uno
scossone alla sua realtà. Gli indottrinatori devono disorientarlo: gli schemi di riferimento per capire se stesso e l’ambiente che lo circonda devono essere travolti e distrutti. Sconvolgere la sua visione della realtà lo priva delle difese naturali contro quei concetti che nella realtà cui era abituato erano ritenuti pericoli.” Tale destabilizzazione è atta a produrre una crisi d’identità. Infatti, mentre da un lato viene destrutturata la propria visione del mondo, dei comportamenti e dei valori, dall’altro si viene bombardati da informazioni che fanno credere che ciò che si è fatto nel passato è sbagliato.

Questo processo rende il soggetto insicuro su cosa sia giusto, su come comportarsi e su quali scelte mettere in atto, mentre lo rende più aperto alla suggestione e più dipendente dall’ambiente in merito a quanto sia buono o cattivo.

La destrutturazione può essere condotta usando diversi approcci. Disorientare intervenendo a livello fisico è uno dei metodi più efficaci. Privazione del sonno, nuove diete spesso povere di proteine e ricche di zuccheri, nuovi orari dei pasti o sottonutrizione prolungata minano fortemente la stabilità di una persona.
Le tecniche ipnotiche sono un altro potente mezzo di destrutturazione. L’utilizzo deliberato della confusione, ottenuta comunicando informazioni contraddittorie in maniera congrua, induce uno stato di trance.
La destrutturazione agisce meglio in contesti di tipo controllato. Essere tenuti in un ambiente controllato per un tempo sufficiente ascoltando un linguaggio disorientante e ricevendo informazioni confuse, “farà si che la persona sospenda il suo giudizio critico e si adatti a fare ciò che fanno tutti gli altri.”

Un’altra tecnica efficace consiste nel sovraccarico sensoriale. Una persona bombardata “da materiale molto carico da un punto di vista emozionale a una velocità superiore a quella che ne consentirebbe di norma l’assorbimento” finirà col sentirsi schiacciata da esso. Questa tecnica fa entrare la mente in uno stato soporifero per il quale cesserà di valutare il materiale che le viene inviato. “Una volta che la persona è distrutta, è pronta per la fase successiva.”

2. Cambiamento:

“il cambiamento consiste nell’imporre una nuova identità, un nuovo schema di comportamenti, pensieri ed emozioni che andrà a riempire il vuoto lasciato dal crollo della vecchia identità.” In questo stadio la soluzione offerta dal gruppo offre un cammino da seguire. Durante questa fase ripetitività, monotonia e ritmo sono gli elementi che caratterizzano l’indottrinamento formale. Tale ripetitività si focalizza su determinati temi centrali.

A causa della monotonia e del ritmo, molte sessioni di indottrinamento risultano noiose, ma in realtà si tratta di una metodologia per indurre
stati ipnotici e “il materiale che andrà a formare la nuova identità viene elargito gradualmente.”
In questo processo la pressione del pari è molto importante. Vengono effettuate molte sessioni “comuni” durante le quali si instaura un forte senso di comunità. “Questi incontri di gruppo sono molto efficaci nell’inculcare il conformismo: il gruppo incoraggia alcuni comportamenti con lodi e riconoscimenti mentre punisce con silenzi di ghiaccio idee e atteggiamenti ritenuti non idonei.

Gli esseri umano hanno un’enorme capacità di adattamento a contesti e situazioni del tutto nuovi e i culti distruttivi sanno bene come sfruttare questa capacità. […] Una volta che la persona è “cambiata”, è pronta per la fase successiva.”

3. Ristrutturazione o ricongelamento:

“Nella fase finale “l’individuo va ricostruito e ricomposto in un “nuovo essere”.Gli verrà fornito un nuovo scopo esistenziale e sarà impiegato in attività che consolideranno la sua nuova identità. Durante questo stadio i dirigenti del culto dovranno essere certi che la recluta abbia ben interiorizzato i nuovi valori e le nuove credenze. Il compito primario e più importante del “nuovo” individuo sarà quello di denigrare la sua “vecchia identità”.

Nel ricordarla, il soggetto tenderà a minimizzare le cose buone del passato e ad ingigantire invece gli errori, i fallimenti e i sensi di colpa. Durante la fase di ristrutturazione al nuovo membro verrà affiancato un membro anziano, il quale diventerà una figura da prendere come
esempio. Questa tecnica ha come finalità sia lo stimolare il nuovo adepto a lavorare per diventare a sua volta una figura da prendere come modello, sia di rafforzare la fede del membro anziano.

Per aiutare a interiorizzare la nuova identità, alcuni culti cambiano nome ai seguaci.
Da questo momento in poi il gruppo diventa la “vera” famiglia del cultista, il quale, una volta che avrà passato abbastanza tempo con i membri anziani, sarà pronto per istruire a sua volta i nuovi arrivati. Come dice Hassan “è così che la vittima diventa carnefice, perpetuando il sistema distruttivo.”

di Francesca Baratto

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