Le gelosia in psicologia secondo Fenichel

fenichel_otto1Fenichel condivide le intuizioni freudiane sul complesso edipico relativamente allo sviluppo della gelosia a partire da una conflittualità non risolta (1945) che riemerge nella vita adulta nella forma di un’idea invadente che tende a prendere il
sopravvento sulle altre (Fenichel, 1931).

Egli sottolinea che la gelosia non è un sentimento proporzionale all’amore che si nutre per una persona, non ne costituisce una prova, anzi coloro che sono gelosi sono spesso incapaci di amare profondamente l’altro e cambiano continuamente oggetto (1931).

Inoltre, la gelosia si lega ad altri sentimenti come l’invidia e l’odio: quando il soggetto subisce una frustrazione istintuale ne derivano odio nei confronti dell’oggetto frustrante e invidia e aggressività verso il più fortunato rivale, che, essendo più gratificato di lui, mette in evidenza lo scacco esistente fra i propri desideri e la realtà. (1931).

Come Freud, anche Fenichel (1931) individua il legame fra gelosia e omosessualità, infatti, sostiene che esso può essere riscontrato in quasi tutti i casi: ciò che irrita la persona gelosa non è solo il fatto che il proprio partner provi interesse per un altro/a, ma anche che questi mostra più attenzioni per il proprio compagno/a piuttosto che per sé.

Inoltre, la scelta dell’oggetto omosessuale ha carattere arcaico e narcisistico perché implica l’utilizzo di un meccanismo difensivo primitivo come la proiezione, e l’attrazione verso un oggetto molto più vicino di quello eterosessuale all’oggetto narcisistico, cioè all’Io del soggetto stesso (1931).

di Valentina Donnari

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