I rischi di uno stile di attaccamento insicuro del bambino

Anche un rapporto sicuro con il padre contribuisce a favorire lo sviluppo dei bambini e le differenze a favore dei soggetti sicuri  nell’infanzia rimangono stabili fino a 15 anni (Carlson, Sroufe, 1995).

Esiste comunque un ampio dibattito sul ruolo giocato dal temperamento del bambino , supportato in parte dalla correlazione significativa tra le classificazioni in relazione alla madre e quelle in relazione al padre.

Inoltre un esame delle videoregistrazioni di 200 Strange Situation inclassificabili, realizzato da Main e Solomon (1990), ha rivelato che la grande maggioranza di  questi bambini mostrava in effetti una sequenza di comportamenti anomali o conflittuali in presenza dei genitori: dondolarsi sulle mani e sulle ginocchia con il viso rivolto altrove dopo un approccio mancato; bloccare tutti i movimenti restando con le braccia in alto e in trance; allontanarsi dal genitore, se spaventati, per appoggiare la testa contro il muro; alzarsi per salutare il genitore per poi cadere proni. E’ stata così individuata una quarta categoria dell’attaccamento infantile, quella disorganizzata/disorientata. Circa il 15-25% dei bambini in campioni a basso rischio sono oggi considerati disorganizzati (Main et al., 1979).

Mentre gli schemi attentivi sono fluidi nei soggetti sicuri, i bambini i cui genitori sono stati insensibili, ma non tali da suscitare direttamente paura, sembrano aver sviluppato strategie attentive e comportamentali poco flessibili, anche se organizzate, per gestire situazioni moderatamente stressanti.

Dal momento che i bambini attaccati al genitore inevitabilmente lo cercano quando sono spaventati, ogni comportamento del genitore che direttamente spaventa il bambino pone quest’ultimo in una situazione paradossale dal punto di vista comportamentale, in quanto attiva contemporaneamente sia l’impulso di avvicinarsi al genitore stesso come ad un rifugio sicuro sia ad allontanarsi da lui perché fonte di timore.

Quando un comportamento del genitore suscita di per sé paura, il bambino attaccato inevitabilmente subisce un crollo delle sue strategie comportamentali poiché non può né avvicinarsi né distogliere l’attenzione, né fuggire (Main,1995).   In linea con tali concettualizzazioni , la grande maggioranza dei bambini maltrattati dai genitori è risultata disorganizzata.  Si ritiene quindi che i bambini disorganizzati presentino un alto rischio di sviluppare disturbi mentali ( Carlson, 1995).

Liotti  (1992) ha ipotizzato che nei bambini disorganizzati sia presente anche una maggiore vulnerabilità verso i disturbi dissociativi, ipotesi in parte sostenuta sia da uno  studio anamnestico sui pazienti con disturbi dissociativi confrontati ad altri tipi di pazienti, sia da una ricerca che ha indicato come l’attaccamento disorganizzato sia predittivo di un comportamento dissociativo nella scuola elementare e media. I disturbi della condotta e i disturbi dissociativi si svilupperanno solo in una piccola percentuale di questi bambini e ciò dipenderà dagli eventi che intercorreranno nell’arco di vita, dalla qualità delle altre relazioni e forse anche da fattori ereditari (Main, 1999).

Inoltre la Main (Main, Solomon, 1986) ritiene che il pattern disorganizzato non può essere considerato una tipologia a sé stante, ma che a seguito di esperienze particolari con la figura allevante, indici di attaccamento disorganizzato/disorientato possono anche comparire in bambini che per altri comportamenti possono essere classificati nelle tipologie tradizionali; per cui è possibile avere dei bambini sicuri disorganizzati , ambivalenti disorganizzati ed evitanti disorganizzati (Main, Solomon, 1986).

La Crittenden (1985) parlerebbe inoltre della possibilità di sviluppare, a seguito di esperienze di una figura di accudimento abusante o maltrattante, un tipo di attaccamento evitante e ambivalente allo stesso tempo, simile all’attaccamento disorganizzato/disorientato, ma che da esso differenzierebbe per l’essere più marcatamente caratterizzato dalla presenza congiunta di pattern d’interazione evitanti e pattern resistenti-ambivalenti, mentre sembrerebbero assenti comportamenti singoli stereotipati e le forme di congelamento posturale. Una sorta di strategia perfettamente organizzata  a sé stante , per prendere tempo al fine di decodificare lo stato emotivo di una madre potenzialmente pericolosa, della quale non è possibile prevedere  le reazioni e con la quale è necessario stare all’erta.

Secondo Grazia Attili (2000) , invece, sia l’attaccamento disorganizzato/disorientato che quello evitante/ambivalente, sono caratterizzati da comportamenti simili a quelli rilevabili in campo animale , quando gli individui si trovano in situazioni in cui sono attaccabili e dalle quali non possono fuggire, se non a rischio della propria sopravvivenza ( fuga bloccata). In queste situazioni, chiudere gli occhi, girare la testa, distogliere lo sguardo, sono delle vere e proprie strategie  che hanno la funzione di ridurre la ricezione degli stimoli di disturbo, di far diminuire un sovraccarico sensoriale cui potrebbe accompagnarsi l’attivazione di componenti emozionali spiacevoli e di bloccare la spinta a fuggire  che renderebbe l’individuo visibile e a rischio di essere ucciso. I bambini disorganizzati e quelli evitanti/ambivalenti, con i comportamenti anomali, la messa in atto di avvicinamenti cui seguono improvvisi blocchi nel movimento, evitamento e resistenza al contatto, sembrerebbero mettere in atto dei comportamenti che sono parte di strategie di difesa, organizzate e adattive da un punto di vista evoluzionistico, ma tali da facilitare, ad un livello psicologico, gravi forme di disorganizzazione del pensiero, dato che gli aspetti cognitivi del funzionamento mentale devono essere scissi da quelli emotivi (Attili,2000).

di Silvia Diolaiuti

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