Psicologia degli ufo secondo Jung

UFOLOGIA E OSSERVAZIONI PSICOLOGICHE NEL PASSATO di Nicola Cosimo Capobianco

Ritengo opportuno e utile accennare alla Teoria psicologica sugli avvistamenti Ufo di Jung, relativamente agli archetipi mentali di compiutezza.

Mi rifaccio a quanto descritto in Wikipedia e Arcadia Club Alieni.

LA TEORIA UFOLOGICA DI JUNG 

Carl Gustav Jung (1875-1961) fu psicologo e uno dei maggiori esponenti della psicanalisi. Si laureò a Basilea, Svizzera, con una tesi sui “cosiddetti fenomeni occulti”. Divenuto psichiatra, fu per lungo tempo in contatto con Freud stesso e ne divenne persino il principale collaboratore. Nel 1913 se ne distaccò per fondare una sua scuola di psicologia che definì “psicologia analitica“.

Questa teoria, al contrario di quella psicanalitica, ha una diversa concezione dell’inconscio che viene ad essere sul piano dello spirito, condiviso da più individui, ad avere una sua esistenza, una sua finalità e una sua particolare intelligenza. Questo “inconscio collettivo” si articola in base a vari archetipi, immagini fondamentali in relazione alle quali si sviluppa la vita psichica dell’individuo. Nel 1958, Jung, pubblicò Un mito moderno (Ein Modern Mythus), in cui espose una sua teoria sugli oggetti volanti non identificati, proponendone una spiegazione in termini psicologici. Nel suo libro sosteneva che i tipici corpi rotondi e luminosi che spesso venivano avvistati nel cielo non erano null’altro che un simbolo che l’inconscio fa emergere duranti esperienze di sogno o visione.

Il rotundum (un cerchio o una sfera) è infatti simbolo archetipo che ogni cultura ha sempre identificato come segno di totalità, compiutezza e perfezione. Jung riduce dunque il fenomeno UFO a proiezioni automatiche involontarie, fondate sull’istinto.

Verso la fine del libro però ammetterà che questa spiegazione non è in grado di giustificare la totalità dei casi. Da Wikipedia – Arcadia Club Alieni.

Continuerò a soffermarmi sull’ipotesi dal punto di vista psicoanalitico, oltre che per il rispetto di questa grande teoria ed approccio, anche perché in definitiva è probabile che sino agli ultimi anni, gli autori che si rifanno a questa teoria, sono gli unici che hanno tentato di costruire ipotesi e dedurre spiegazioni relativamente alla fenomenologia ufo e al riscontro percettivo dell’individuo.

Personalmente mi rifaccio alla teoria cognitivo – comportamentale (quasi agli antipodi); ed è la ragione per la quale sarò costretto ad abbandonare in seguito queste ipotesi psicoanalitiche, pur rispettandone efficacia e termini di confronto.

Ritengo interessante e costruttivo, (oltre che maieutico, soprattutto per me stesso) riportare qualche riferimento all’inconscio collettivo e agli archetipi  di Jung, che meglio ci chiarisce il perché della sua ipotesi del rotundum.

Da un punto di vista comportamentale, invece, la percezione visiva del soggetto, oggi più che mai confermata e avvalorata da mezzi elettronici sofisticati, resta atto percettivo in sé ed obiettivamente riscontrabile.

Da Teorie della Personalità – Calvin S. e Gardner Lindzey. (Boringhieri ed. 1982)

L’inconscio collettivo è la base ereditaria dell’intera struttura della personalità. Su di esso si costituiscono l’Io, l’inconscio personale e tutte le altre acquisizioni individuali. Tutto ciò che si impara dall’esperienza personale, è sostanzialmente influenzato dall’inconscio collettivo, che esercita un’azione direttiva o selettiva sul comportamento dell’individuo fin dall’inizio della vita. “la forma del mondo in cui è nato è già congenita in lui come immagine virtuale” (Jung, 1928, p. 1106).

Un Archetipo è una forma universale del pensiero (categoria) dotata di contenuto affettivo. Tale forma di pensiero crea immagini o visioni che corrispondono, nel normale stato di veglia, ad alcuni aspetti della vita cosciente.

L’archetipo stesso è un prodotto delle esperienze del mondo compiute dalla razza umana, e tali esperienze sono in gran parte simili a quelle di ogni individuo, di qualsiasi epoca o regione.

Come si origina un archetipo?

Esso è un deposito stabile nella psiche di un’esperienza costantemente ripetuta durante molte generazioni.

Esempio 1 – innumerevoli generazioni di uomini hanno visto il sole compiere il suo tragitto quotidiano da un orizzonte all’altro. Il ripetersi di questa esperienza straordinaria viene alla fine fissato nell’inconscio collettivo come un archetipo di Dio-sole, il potente, il dominatore, dispensatore di luce, corpo celeste che gli uomini hanno divinizzato e venerato. Alcune concezioni e immagini di un divinità suprema traggono la loro origine dall’archetipo del Sole.

Esempio 2 – l’uomo è rimasto esposto durante tutta la sua esistenza innumerevoli manifestazioni di grandi forze naturali: terremoti, cascate, inondazioni, uragani, lampi, incendi nelle foreste, e così via. Da queste esperienze si è sviluppato un archetipo dell’Energia, una predisposizione a percepire la potenza e a rimanere affascinati da essa, e un desiderio di crearla di controllarla. (Psicologia dell’inconscio , 1916/19143, cap.8).

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Vorrei continuare con una ulteriore osservazione di Cleto Soldati (scrittore ticinese attento alle tematiche del mondo del mistero):

“Una delle motivazioni che regge l’interesse per gli Ufo e che fa di questi ultimi un oggetto interessante e affascinante di ricerca, studio, teorizzazione, sia la loro CARICA SIMBOLICA. In realtà, la loro forma e soprattutto il loro modo di essere e comportarsi, ci suggerisce qualcosa di arcaico, di primario, misterioso e suggestivo, che ci riporta immediatamente alla nostra esperienza più profonda. E’ come se, con il loro mostrarsi, questi oggetti, ci invitassero ad aprire gli occhi su realtà sconosciute eppure vicine,  palpabili, dandoci una CHIAVE SIMBOLICA per aprire le porte di una conoscenza che in parte è già dentro di noi e che in parte è ancora tutta da scoprire. Così, il loro esserci e non esserci, apparire e scomparire, curiosare ed eclissarsi, ci sembra guidare fuori da una visione puramente materialistica e deterministica della realtà e orientarci verso ipotesi, orizzonti e promesse “trascendenti”. In questo senso, e al di là dei dati fisici e obiettivi del fenomeno, queste “sfere di luce” ripescano dentro di noi la simbologia del tutto e ci spingono a ricercare dentro e fuori di noi le risposte al nostro bisogno di completezza esistenziale…

(Cleto Soldati _ ACAM (Ass. Cult. Arch. E Mist.)  SIBOLISMO E UFO  – dal sito web “L’extraterrestre è dentro di noi?

Ed ancora, passo a riferirmi con le precise e coerenti osservazioni di Marcella Danon: l’extraterrestre è dentro di noi?

Conosciamo poco dell’universo e poco anche di noi stessi. Forse il bisogno di conoscerci meglio ci porta ad attribuire agli extraterrestri caratteristiche e qualità che fanno parte di una nostra natura non ancora esplorata ed espressa …

Immagine: L’ascensione di Gesù nella “macchina di Ezechiele”, nel Codice di Rabula del VI secolo (Biblioteca Laurenziana di Firenze).

In un passo dell’antico Testamento, il profeta Ezechiele racconta di aver visto un carro di fuoco, circondato da tanti occhi, al cui centro sorgeva un trono circondato da angeli. Se Ezechiele fosse vissuto ai nostri giorni, forse affermerebbe di avere visto un UFO.  Non solo testimonianze di visioni soprannaturali sono sempre esistite nell’arco della nostra storia, ma spesso si sono intensificate nei periodi di particolare tensione sociale, economica o politica, quasi per “dare forma visibile” a un profondo desiderio collettivo di intervento ed aiuto esterno, oppure addirittura di una minaccia, contro la quale ogni discordia interna avrebbe potuto essere superata.

L’extraterrestre diventa quindi – per molti – il simbolo di un principio superiore all’uomo, che come tale può offrire guida e saggezza. Ma questo principio, in realtà, ha sede proprio nell’uomo stesso, e il suo bisogno di manifestarsi è tale, che, quando non viene riconosciuto, si proietta verso l’esterno, l’energia psichica si materializza e, a seconda della propria cultura, appare San Giorgio, Krishna, un angelo… o un extraterrestre. (Marcella Danon – scrittrice – giornalista – psicologa- Milano)

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Sempre alle origini dell’ ipotesi psicoanalitica, in merito all’atavico istinto ATTACCO / FUGA, bisogna citare lo psicoanalista e sociologo E. Fromm (1900-1980), relativamente alle istanze aggressive ….che sono l’effetto della paura – (essere consapevoli della incapacità di confrontarsi con situazione nuova/traumatica, etc.).

 Per arrivare a questi assunti, Fromm parte dal distinguere due tipi di aggressività, completamente diverse. Con la sua teoria e osservazione psicoanalitica, relativamente all’attacco / fuga, riporta la prima esplicazione di tipo filogenetico e necessaria alla sopravvivenza della specie e quindi adattiva, come attaccare e fuggire. L’individuo “scappa” o “attacca” quando sono minacciati i suoi interessi vitali…sopravvivenza della specie…

La seconda di tipo ed origine maligna – “aggressività maligna” (Fromm, 1973), specifica e quasi esclusiva nella specie umana ed assunta dall’autore come patologia del carattere, poiché distruttiva e disadattiva.

In definitiva: crudeltà e distruttività – specifica della specie umana – non è programmata filogeneticamente e non è biologicamente adattiva….. (Wikipedia).

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Secondo la definizione (1) della moderna psicologia, la paura è una intensa emozione derivata dalla percezione di un pericolo, reale o supposto: essa è una delle emozioni primarie, comune sia alla specie umana, sia a molte specie animali.

Definizione di Paura (2): La paura è un’emozione governata prevalentemente dall’istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza dell’individuo ad una presunta situazione di pericolo; si scatena ogni qualvolta si presenti un possibile rischio per la propria incolumità, e di solito accompagna un’accelerazione del battito cardiaco e delle principali funzioni fisiologiche di difesa….

di Nicola Cosimo Capobianco

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