Sette: aspetti di criminologia e vittimologia

Secondo numerose indagini, condotte in ambito scientifico e istituzionale, in Italia, come nel resto del mondo, c’è stato negli ultimi tempi un notevole aumento di sette di vario genere.

La criminologia assume rilevanza in questi casi, quando vari reati vengono progettati e realizzati proprio in queste organizzazioni.

In tali contesti la potenza del controllo mentale è forte e molti degli adepti non sono altro che pedine di una mente ancora più complessa e disturbata che è quella del Leader: dotarsi di specifici strumenti conoscitivi per cercare di interpretare i crimini commessi da tali soggetti in questi climi esoterici è essenziale. Psicologia, antropologia e sociologia sono le materie di supporto a questo studio e proprio esse, se utilizzate con criterio, sono la soluzione a ogni enigma che i crimini di questo genere creano. L’antropologia e la composizione dell’organizzazione della setta sono utili infatti per capire e studiare l’ambito in cui trova origine la condotta delittuosa, mentre la psicologia e la sociologia permettono di valutare la capacità dell’atmosfera “esoterica” di interferire nei processi percettivi e di significazione di questi soggetti, che sono alla base del comportamento criminale.

Gli aspetti criminologici notevoli delle sette

Gli aspetti criminologici nell’ambito dell’attività delle sette si riferiscono a comportamenti criminali messi in atto dal leader o da adepti della setta a danno di altri adepti o di soggetti non appartenenti all’organizzazione. Queste condotte, illegali ovviamente, sono assai differenti e legate alla natura specifica della setta analizzata. Marco Strano, sociologo e criminologo appartenente alla polizia di stato, riguardo il ruolo della criminologia nell’ambito della setta scrive:

L’interesse della criminologia è focalizzato sui comportamenti illegali dei soggetti coinvolti. Gli aspetti culturali ed antropologici dei nuovi movimenti religiosi rappresentano quei fattori che interessano il criminologo solo “marginalmente” nella misura in cui costituiscono l’ambiente dove il crimine matura e viene commesso. Lo stesso condizionamento psichico degli adepti, al centro di un acceso dibattito giuridico e sociologico, rappresenta una variabile significativa dal punto di vista criminologico quando ad esso è correlata una forma di illegalità ( es. l’acquisizione di ricchezza da parte del leader o l’alterata percezione del crimine da parte dell’adepto).[1]

In realtà in quasi tutte le tipologie di sette è importante sottolineare che le motivazioni di base non sono di tipo religioso o altruistico come fanno credere i leader per adescare i propri membri, ma sono basate su interessi ben più materiali ed utilitaristici che possono sconfinare nell’illegalità come:

  • L’acquisizione di tutte le ricchezze dei propri membri;
  • Appagamenti di perversioni e desideri sessuali;
  • Acquisizione di dati e informazioni sensibili in campo politico, finanziario, industriale ed ecc.. da parte degli adepti che occupano cariche professionali e istituzionali elevate.

Inoltre nei culti distruttivi bisogna distinguere i crimini commessi dal leader nei confronti dei propri adepti da quelli degli adepti manipolati, attuati nei confronti di altri adepti o di persone esterne alla setta.

Per quando riguarda i reati commessi dal leader ai danni dei membri appartenenti alla setta abbiamo:

  • Minacce;
  • Estorsioni;
  • Abuso di minori;
  • Spaccio di sostanze stupefacenti;
  • Sfruttamento del lavoro e incitamento alla prostituzione;
  • Sequestri di persona;
  • Truffe e frodi;
  • Induzione al suicidio;
  • Omicidio (nei confronti, ad esempio, dei membri che decidono di abbandonare la setta o verso coloro che sono restii ad accettare ordini dal leader).

Per quanto riguarda l’altra categoria invece:

  • Reati familiari (incitamento all’abbandono da parte di un figlio o del coniuge);
  • Violenze esercitate nei confronti degli altri adepti durante i rituali;
  • Abusi sessuali e pedofilia;
  • Profanazione di cimiteri;
  • Furti di vari oggetti, specialmente quelli aventi significati religiosi come croci, ostie, candele e candelabri;
  • Concorso in frodi e truffe;

[1] Marco Strano, “Manuale di criminologia clinica”, SEE, Firenze, 2003

di Angelo Alabiso

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