La musicoterapia nel Trattamento delle Demenze

IL SONORO-MUSICALE NEL TRATTAMENTO DELLE DEMENZE

Quelle che sono le problematiche dell’anziano (e più nello specifico per quel che riguarda quelle delle demenze) coinvolgono la dimensione psichica, relazionale e fisica richiedendo, dunque, una visione olistica della persona.

E’ chiaro che l’intervento musicoterapico si collocherà bene in un percorso di integrazione dell’Io, di maturazione e di crescita nonché di continuità storica e di senso per la persona anziana presa in esame.

La musicoterapia può essere descritta come una disciplina che, attraverso l’utilizzo di materiale sonoro-musicale (quindi in contesti generalmente dediti al “non-verbale”), induce effetti regressivi terapeutici atti a favorire il determinarsi di momenti costruttivi per le Funzioni del Sé, nei suoi aspetti di comunicazione-relazione e di affettività.

Fare musica con la persona demente non significa necessariamente mettere in atto un processo terapeutico, non bastano , infatti, la presenza della musica e di una situazione patologica per poter introdurre il termine “musicoterapia”. Occorre, dunque, che vi si presentino:

  • un modello musicoterapico di riferimento fondato su presupposti teorici e metodologie valide;
  • un operatore qualificato, avente formazione musicale, relazionale e con adeguate conoscenze cliniche;
  • la presenza di un setting strutturato, rispetto a tempi, spazi e modalità di intervento;
  • obiettivi legati a cambiamenti interni (stabili e duraturi) della persona o di alcune sue funzioni;
  • il riferimento costante,nell’azione terapeutica;

Per la persona demente è importante che l’ubicazione della stanza di musicoterapia sia nelle vicinanze, questo per agevolare la partecipazione di soggetti con difficoltà motorie.

La presenza di stimoli estranei al setting musicoterapico (oggetti superflui, colori sgargianti, etc..) pare essere disturbante e pare che intervenga negativamente con il trattamento.

Per evitare momenti di tensione e affaticamento, una cadenza bi-settimanale delle sedute permette continuità di trattamento e risulta essere più significativa.

Per quanto riguarda la durate delle sedute si stabilisce un limite massimo che,tendenzialmente,per le persone affette da demenze non supera i 30 minuti,sia per sedute individuali che per quelle di gruppo.

La musicoterapia si colloca a pieno titolo fra le strategie terapeutiche non farmacologiche. Nonostante l’esiguità di studi controllati o condotti con rigore scientifico, la letteratura mostra l’efficacia della terapia musicale nelle demenze e nella Malattia di Alzheimer, attraverso dati importanti, validi e documentati.

Appare chiara la necessità di incrementare la ricerca scientifica grazie alla quale, con molta probabilità, la musicoterapia accrescerà la sua portata culturale e troverà maggiori spazi d’applicazione. In conclusione , la musicoterapia può far si che il soggetto affetto da demenza possa recuperare il proprio senso di identità. Il proprio mondo emotivo, affettivo e relazionale attraverso un processo di integrazione psichica e di continuità esistenziale.

di Stefania Signorile

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