Il Modello di Stress Lavoro Correlato di Karasek

Modello di rischio di Karasek e Theorell

Il modello di rischio di Karasek e Theorell critica l’organizzazione del lavoro nelle società occidentali. Il modello Taylorista, che si è imposto dopo la rivoluzione industriale, ha avuto tre conseguenze negative. I lavoratori non hanno più la possibilità di prendere decisioni sul modo di
organizzare il proprio lavoro: le industrie hanno preso il posto della produzione artigianale per cui non c’è più bisogno di competenze particolari nel settore produttivo, dove le macchine svolgono la maggior parte del lavoro e richiedono solo una supervisione. Inoltre, i lavoratori sono stati isolati, sia per evitare che perdessero tempo in chiacchiere, sia per non incorrere in possibili resistenze ai piani del management. Questo però ha anche ridotto la rete di supporto sociale di cui il lavoratore poteva disporre sul luogo di lavoro. Infine, c’è stata una frammentazione del lavoro in compiti semplici e standardizzati, allo scopo di aumentare la produttività.

Se inizialmente tali cambiamenti sono stati accettati in cambio di salari più alti e di un minore carico di lavoro fisico, in seguito si è
compreso che, nel lungo termine, tale organizzazione del lavoro comporta un aumento dello stress lavoro-correlato. In particolare ci sono, secondo gli autori, due caratteristiche del lavoro che hanno conseguenze negative sulla salute. La prima riguarda le domande psicologiche, cioè il carico di lavoro mentale imposto dall’organizzazione; la seconda si riferisce alla possibilità del lavoratore di utilizzare le proprie competenze e di decidere come eseguire il lavoro. Combinando la dimensione del controllo con quella delle domande psicologiche, è possibile individuare 4 diverse tipologie di lavoro:

Lavori ad alto strain: implicano elevate domande psicologiche e scarso controllo (ne sono un es. la catena di montaggio e i call centers). Una domanda elevata, impone di produrre a ritmi sostenuti e ciò aumenta il livello di arousal del soggetto. Poiché vi è anche scarso
controllo, l’energia mobilitata diventa tensione psicologica che non può essere scaricata a causa della ristretta libertà di azione nella gestione della domanda psicologica e dell’impossibilità di godere di un momento di pausa dall’attività lavorativa. Il concetto di alto strain di Karasek e simile a quello di Sindrome generale di adattamento di Seyle, ed entrambi derivano da un basso controllo sulla situazione.
Lavori a basso strain: implicano domande psicologiche più basse e alto controllo (ne è un es. il lavoro del ricercatore). Tale tipologia di lavoro comporta un basso strain, poiché ogni domanda può essere gestita in modo ottimale, grazie al fatto che il carico di lavoro non è eccessivo e su di esso vi è alta discrezionalità nel modo di agire.
Lavori attivi: implicano elevate domande psicologiche ma anche elevato controllo (ne sono un es. il lavoro manageriale e quello del chirurgo). L’elevata domanda psicologica può richiedere notevole concentrazione per via della complessità del compito, tuttavia la possibilità del lavoratore di decidere come agire, fa sì che il livello di strain sia medio basso e venga compensato dalla soddisfazione lavorativa. Infatti, i lavori attivi offrono la possibilità di migliorare le proprie competenze e di verificare l’efficacia della strategia scelta, modificandola nel caso risulti inadeguata. In questo modo si ottiene un feedback della propria competenza e anche un aumento dell’autostima. Tali esiti positivi portano anche ad un maggior coinvolgimento nelle attività del tempo libero.

Lavori passivi: implicano domande psicologiche basse e basso controllo (ne sono un es. il commesso o la guardia di vigilanza notturna). Questa tipologia di lavoro porta a un deterioramento delle competenze acquisite dal lavoratore. Questo perché i compiti da svolgere sono pochi o poco complessi e il basso controllo del lavoratore non gli consente di svolgere attività alternative in orario di lavoro. Questa tipologia di lavoro è caratterizzata da un livello di strain intermedio perché l’alto strain dovuto allo scarso controllo è compensato dal fatto che le domande psicologiche sono basse. La passività che si sviluppa sul lavoro può estendersi anche ad altre aree della vita.

Secondo Karasek, l’esposizione prolungata a un dato ambiente di lavoro, può portare allo stabilirsi di particolari orientamenti di personalità, intesi come modi stabili di rispondere alle sollecitazioni ambientali. L’esposizione protratta nel tempo a situazioni ad alto strain, produce una sensazione di ansia che si stabilizza. Ne consegue che la persona tenderà a isolarsi sempre più per ridurre il più possibile le esperienze che possono suscitare ansia e arriverà a negare le richieste che giungono dall’esterno per conformare il proprio comportamento di disimpegno alla sua visione del mondo. Questa situazione crea uno stato di dissonanza cognitiva e aumenta il rischio di patologie legate allo stress.

Al contrario, un ambiente che favorisce l’apprendimento attivo promuove la formazione del sentimento di mastery (fiducia nelle proprie capacità di gestire le situazioni stressanti) che riduce lo strain e può arrivare a stabilizzarsi. Come conseguenza, l’individuo accetta le sfide che giungono dall’ambiente considerandole un’occasione di crescita e arriva a sviluppare strategie di soluzione dei problemi sempre più flessibili. Orientamenti simili al senso di mastery sono il senso di coerenza, l’hardiness e il locus of control interno.

Karasek, amplia ulteriormente il proprio modello, includendovi l’importanza del supporto sociale ricevuto dai colleghi e dai superiori. Ci sono due forme di supporto sociale: quello socioemotivo, cioè la possibilità di condividere i propri vissuti emotivi legati alle esperienze lavoratovi e quello strumentale, cioè l’aiuto nel terminare il lavoro in caso di necessità. Il supporto sociale riduce gli effetti negativi degli stressor e dell’alto strain e quindi influisce positivamente sulla salute.

Le malattie cardiovascolari sono gli esiti sulla salute più studiati del modello di Karasek, queste patologie, infatti, sono aumentate nella popolazione proprio con lo sviluppo delle società industriali. Le ricerche indicano che la probabilità per una persona che lavora in un ambiente ad alto strain, di sviluppare una malattia cardiovascolare (se non addirittura di morire per quest’ultima), è doppia rispetto a quella di coloro che sono sottoposti a livelli più bassi di strain.

Ciò è vero soprattutto per gli uomini e lo è ancor di più in presenza di un basso livello di controllo. E’ stato studiato l’effetto delle componenti del modello sul benessere psicologico generale (valutato sulla base della presenza o meno di sintomi di stress) e sul benessere psicologico lavorativo (valutato sulla base della presenza/assenza di burnout o di soddisfazione lavorativa).
L’associazione tra benessere psicologico generale, domande psicologiche, controllo e supporto sociale è risultata evidente. Elevato controllo e supporto sociale promuovono il benessere psicologico generale, mentre domande psicologiche elevate possono comprometterlo. Per quanto
riguarda il benessere psicologico lavorativo, sembra esserci invece, una relazione causale inversa a quella ipotizzata dall’autore: l’insoddisfazione lavorativa porta la persona a percepire di avere minor controllo, minor supporto sociale e maggiori domande psicologiche.

Karasek ha ulteriormente rivisto il suo modello di rischio Demand-Control, per adattarlo alla globalizzazione dell’economia e alle crisi economiche sempre più frequenti. Il suo nuovo modello, chiamato Stress-Disequilibrium-Theory si focalizza sul concetto di disregolazione fisiologica, che può condurre allo sviluppo di malattie croniche. Alla base di tale disregolazione ci sarebbe lo scarso controllo. Il controllo è inteso come modalità di coping utilizzate dall’individuo per mantenere l’equilibrio tra le risorse necessarie a garantire il proprio sostentamento e quello della propria famiglia, all’interno della società di cui fa parte. Secondo Karasek, inoltre, le diverse tipologie di domande (emotive, sociali, cognitive e sensoriali), sollecitano l’organismo a più livelli.

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