12 Tecniche di Psicodramma: esempi pratici


Elementi fondanti dei metodi d’azione dello Psicodramma

3,1) Processo versus prodotto

Ogni attività espressivo-corporea può essere vista secondo due diverse prospettive: il processo ed il prodotto.

Il processo può essere definito come l’insieme delle condizioni ambientali,fisiche,relazionali e temporali all’interno delle quali si snoda la produzione espressiva.Il processo è il territorio del relazionale,dello psicologico e del rapporto simbolico e reale col materiale espressivo.

Il prodotto è il risultato codificato e comunicabile di tale processo espressivo.In tal senso il prodotto è il territorio del sociale,del comunicativo;e indica una possibilità d’incontro con il mondo esterno.Per prodotto non si intende solo un dipinto o una scultura,ma anche una forma espressiva-corporea si presti a favorire il legame tra psicologico e sociale,tra intrapsichico e linguaggio comunicativo(simbolico,non solo verbale).

Nell’attività di cura e nella relazione di aiuto col bambino è forte la centratura sul processo.E’ più importante quello che succede durante la creazione,che il prodotto creato.Importa che il bambino scopra di saper creare relazioni e ruoli nuovi,uscendo dalle modalità comunicative spesso stereotipate che creano sofferenza.Tutto per creare nuovi ruoli nella vita quotidiana ( E. Razzini, 2004 ).

3,2) Presenza di un materiale o medium

Per materiale si intende tutto ciò che consente un’attività,ad esempio:fogli e matite colorate,sedie,oggetti,maschere,cuscini,teli,musica.Anche le persone che interpretano dei ruoli in uno psicodramma(io ausiliari) sono una speciale categoria di medium.Il medium,o materiale,ha essenzialmente le seguenti funzioni:

  • assolve al compito di “spugna” che assorbe a attutisce le relazioni transferali.Nello psicodramma il transfert viene elaborato attraverso l’interazione con gli io ausiliari,ma anche il materiale,specie se simbolico e stimolante,si presta ad essere investito di contenuti ed emozioni,facendo da cuscinetto tra il conduttore e il gruppo;
  • il materiale diventa un oggetto transizionale tra conduttore e gruppo,capace di creare un’area intermedia tra realtà esterna e rappresentazioni interne del reale; facilita lo scambio da un lato,crea distanza e protegge dall’altro.
  • il materiale si presta a favorire la produzione simbolica e fantastica,spostando immediatamente l’attività da un piano di realtà ad un piano di semirealtà.Conduttore e gruppo si immergono in un clima magico e mettono sul tappeto la loro disponibilità a giocare.Lasciano in disparte per un attimo i problemi,i sintomi,i ruoli di curatore e curato,e si abbandonano ad un’affascinante esperienza creativa ed emotiva;
  • il materiale diventa vincolo percettivo.Tramite il materiale espressivo,il mondo interno del bambino si struttura per prendere forma.I limiti del materiale espressivo e dell’ambito relazionale e spaziale di lavoro diventano in tal senso un contenitore che favorisce l’emergenza di una forma comunicativa,necessariamente sociale,perchè ha dovuto esprimersi attraverso canali sociali ( Razzini, 2004 )

3,3) Azione

La forma narrativa è strutturalmente molto diversa da quella teatrale, drammatica; la narrativa è strutturata secondo leggi che investono generalmente il tempo passato,mentre la parola teatrale è sempre al presente.

Azione è ciò che avviene nel qui ed ora.L’azione succede nel momento e a se stessa si riferisce; il racconto si riferisce ad un’azione o più azioni collocate in un altro tempo.Essa non si riferisce solo ad esseri umani,ma può riguardare animale o eventi naturali.L’azione è la base su cui opera lo psicodramma: ciò che avviene diventa vincolo,elemento percettivo,punto di partenza,dato di realtà sul quale si possono operare trasformazioni,evoluzioni ed operazioni emotivo.cognitive ( E. Razzini, 2004 ).

3,4) Drammatizzazione

La drammatizzazione è un’azione passibile di dinamica evolutiva.La drammatizzazione implica interazione,apertura di possibilità,ma non necessariamente.Vi sono drammatizzazioni stereotipate,fissate in schemi ripetitivi che non portano evoluzione o significativo cambiamento nei soggetti implicati.Pertanto la drammatizzazione in sè non è portatrice di significato o senso per l’attore che la compie e non è in sè fonte di apprendimento. ( E. Razzini, 2004 )

3,5) Role playing

Il role playing è una drammatizzazione nella quale vi è una focalizzazione su uno o più ruoli e sulla dinamica ruolo/controruolo.Il controruolo è il ruolo complementare,che dà forma al ruolo stesso e che ne è influenzato a sua volta(madre/figlio,maschio/femmina..).La loro interazione è quasi inevitabilmente (ma non necessariamente)passibile di evoluzioni.

Il role playing è innanzitutto una fase normale di apprendimento dei ruoli nella vita reale: esso assume pertanto una funzione nell’apprendimento.

Fasi di apprendimento di ruolo: ogni ruolo si presenta come fusione di elementi individuali e di elementi collettivi,risulta da due ordini di fattori:i suoi denominatori collettivi e le sue differenziazioni individuali.Può riuscire utile distinguere:l’assunzione di ruolo(role taking),vale a dire il fatto di accettare un ruolo definito,completamente strutturato,che non consenta al soggetto di prendersi la minima libertà nei confronti del testo; il gioco del ruolo (role playing),che ammette un certo gado di libertà; e la creazione del ruolo (role creating),che lascia ampio margine alla iniziativa del soggetto,come si verifica nel caso dell’attore spontaneo ( Moreno, 1980 ).

3,6) Teatralizzazione

Teatro deriva dal verbo greco theàomai,che significa guardare.Il teatro pertanto non è la rappresentazione,nè il luogo ove essa viene effettuata,ma il guardare qualcosa,l’insieme degli sguardi focalizzato su un evento che si sta realizzando nel qui ed ora.L’azione,la drammatizzazione e il role playing avvengono in un contesto ove qualcuno guarda,ove vi è la consapevolezza di un attore e di un osservatore.Potremmo dire che vi è una teatralizzazione nel caso in cui vi sia compresenza o alternanza delle funzioni di Io attore ed Io osservatore,in un contesto che da dignità ai contenuti rappresentati.Ciò che è importante è la possibilità di attivare entrambe le funzioni per integrarle in un nuovo insieme percettivo,emotivo e cognitivo: azione e riflessione,qui ed ora,là ed allora,doppio e specchio,verbale e non verbale,logico ed analogico,reale e semireale.E’ la teatralizzazione che rende possibili apprendimento,azione,la drammatizzazione ed il role playing ( Moreno, 1980 )

3,7) Attivazione intenzionale di funzioni psicologiche o relazionali

Chi si occupa di bambini tende frequentemente a parlare in termini di tappe evolutive,di bisogni,di identificazioni o di modellamento.Più raramente gli operatori ragionano in termini di funzioni.Quali funzioni psicologiche o relazionali vengono attivate quando un bambino entra in relazione con un adulto?Possiamo considerare uno dei due poli della relazione( ed,il bambino)ed occuparci del ruolo che sta agendo in relazione all’adulto;in questo caso l’adulto è il controruolo o ruolo complementare del bambino.Il controruolo adulto,proprio per la responsabilità che riveste e per l’intenzionalità e la consapevolezza di sè gioca nella relazione,attiva intenzionalmente una serie di funzioni psicologiche e relazionali che divolta in volta assumono significati nutritivi,strutturati,riparativi,stimolanti,rispondendo a specifici bisogni evolutivi del bambino (E. Razzini , 2004 ).

 

3,7,1) La funzione del doppio

Le prime esperienze che il bambino compie,quando si affaccia alla vita,sono caratterizzate dalla funzione di doppio.La madre cerca di dare voce ai bisogni,ai sentimenti ed alle azioni del bambino.Essa mette in parole,letteralmente e col suo comportamento,il mondo interno del bambino,dando ad esso una forma e un significato che il bambino da solo non sarebbe in grado di dare.Il successo di questa operazione dipende dalla qualità della relazione madre-bambino e dalla capacità empatica della madre.Il doppio mette in parole i contenuti e le emozioni che ritiene che l’altro stia provando.

La funzione di doppio viene attivata in vari momenti di una sessione psicodrammatica,quando un membro del gruppo ha l’opportunità di fermarsi e porre attenzione a ciò che gli sta passando dentro (Moreno, 1980).

3,7,2) La funzione di specchio

Guardando ancora allo sviluppo infantile,notiamo che la madre per prima e,in seguito,tutte le altre persone che entrano in rapporto con il bambino,agiscono oltra alla funzione di doppio anche una inevitabile funzione di specchio psicologico e relazionale.Potremmo anche considerare lo sviluppo infantile come un gioco nel quale gli adulti alternano in modo più o meno adeguato ed efficace le funzioni di doppio e di specchio.La funzione di specchio viene attivata spontaneamente nella quotidianità e intenzionalmente nei contesti di cura,ogni qual volta una persona ha la possibilità di ottenere un rimando esterno.

La tecnica dello specchio consiste invece nel porre il protagonista fuori dalla scena che ha costruito,in posizione di osservatore della scena stessa,che viene interpretata da un alter ego e da altri membri del gruppo.Il protagonista in tal modo può vedersi da fuori ( Moreno, 1980 )

3,7,3) La funzione d’inversione di ruolo

L’inversione di ruolo è la tecnica principale dello psicodramma,quella che esprime con maggiore evidenza sia l’importanza dell’Incontro autentico con l’altro,che l’autoconsapevolezza che deriva dalla possibilità di un decentramento percettivo.L’inversione di ruolo consente questo duplice processo: entrare nei panni dell’altro per conoscere meglio ciò che egli prova,e al tempo stesso cercare di vedere se stessi con gli occhi dell’altro,attuando un percorso contestuale di auto ed eteropercezione.La tecnica dell’inversione di ruolo viene utilizzata spesso nel corso della sessione psicodrammatica: il protagonista viene invitato,ad esempio,a prendere il posto degli altri significativi del suo mondo relazionale e a continuare la scena dal loro punto di vista ( Moreno, 1980 ).

3,8) Gruppo

E’ il contesto che produce salute.Chi offre per la propria destrutturazione e confusione interna ha bisogno di un contesto terapeutico che favorisca una riorganizzazione emotiva e di ruolo.Nello specifico della psicoterapia,del sostegno e della promozione della salute possiamo definire questo contesto col termine mondo ausiliario.Esso è l’insieme delle condizioni strutturali ed umane,che consentono al bambino di esserci con la sua soggettività,di esplorare il suo mondo interno e relazionale ed eventualmente di rischiare in modo protetto un cambiamento di ruolo ( E. Razzini, 2004 ).

3,9) Teoria della tecnica

La dinamica io attore/io osservatore,che abbiamo definito come centrale nei percorsi di cambiamento del bambino,non può non caratterizzare l’atteggiamento dell’operatore,anche solo per congruenza metodologica.L’io atteore dell’operatore,immerso nella relazione col basmbino e col gruppo,deve sapersi coniugare con l’io osservatore stimolato dalla teoria della tecnica,dalla supervisione e dal confronto coi colleghi.Al gruppo dei bambini corrisponde il gruppo dei curanti,il gruppo delle appartenenze teoriche e metodologiche;non è possibile occuparsi di gruppi con una referenza metodologica duale o solitaria.In tal modo l’intervento dell’operatore,grazie a questi specchi e appartenenze gruppali,può essere davvero spontaneo nella relazione con i bambini e col gruppo ( E. Razzini, 2004 )

3,10) Contratto

Un intervento d’azione richiede un contratto con i destinatari che includa e contempli l’uso dell’azione come aspetto fondante dell’intervento.Questo significa anche esplicitare il particolare ruolo sia del conduttore,sia dei partecipanti (E. Razzini, 2004).

di Stefania Signorile

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