Definizione di Personalità in Psicologia

Secondo Lucio Pinkus (1986) la “personalità” può essere intesa come “quel sistema che si costituisce nell’individuo umano partendo da una base neurologica ereditaria e che si modella via via nei rapporti con l’ambiente, dal quale giungono informazioni che vengono recepite, memorizzate, interpretate ed utilizzate.” Lo studio della personalità è stato promosso da diverse teorie ognuna delle quali ha analizzato aspetti diversi di questa complessa realtà. In particolare possiamo distinguere approcci che si sono interessati dello “sviluppo della personalità”;ossia l’insieme dei processi che sottendono la costruzione del sé,l’instaurarsi dell’identità personale, gli intrecci tra cognizioni e affetti che ne regolano le condotte. Alcuni si sono occupati invece della “struttura della personalità”;ossia del modo in cui essa si presenta nei suoi elementi costitutivi.

Il primo ad occuparsi di fasi di sviluppo della personalità fu Freud all’interno della sua teoria sullo sviluppo psicosessuale. La dinamica della formazione della personalità si può rintracciare nell’eterno conflitto esistente fra istanze psichiche che l’autore suddivide in (Es,io,Super-io).Lo sviluppo della personalità si svolge attraverso fasi psicosessuali:orale,anale,fallica,genitale. Tali fasi prendono il nome dalla zona erogena di investimento pulsionale;inoltre ciascuna di esse attraversa una crisi evolutiva che deve essere superata per giungere alla formazione dell’identità personale. La fissazione ad una delle fasi di sviluppo determina un arresto nella maturazione della personalità,che si manifesta in età adulta con alcune manifestazioni tipiche di quell’età. I tratti di personalità si formano secondo la teoria psicoanalitica a a partire dall’esperienza che l’individuo compie in ognuna di tali fasi.

Successivamente la teoria delle relazioni oggettuali (Klein,Bowlby,Winnicott)integrerà questo approccio ponendo un’enfasi maggiore sulle esperienze relazionali della prima infanzia. La moderna psicoanalisi vede dunque nella relazione del neonato con la madre,le fondamenta della personalità individuale.

A tal proposito nel presente elaborato verrà trattata in maniera più approfondita la teoria psicosociale di Erikson. Sebbene di derivazione psicoanalitica, essa supera il concetto prevalentemente biologico della psicoanalisi freudiana dando molta importanza all’aspetto sociale nello sviluppo della personalità. Erikson riprendendo in esame lo sviluppo delle zone libidiche descritte da Freud, cerco di comprendere il modo con cui successivamente ciascuna zona funziona. Per Erikson ad esempio,la zona orale non è importante perché concentrata sulla bocca,quanto piuttosto perché esprime un modo universale di funzionamento che è tipico di quella età, il modo incorporativo che è un modo di interagire con l’altro attraverso tutti gli organi sensori. Le dinamiche descritte da Erikson vanno pensate tutte calate nella realtà in un definito ambiente familiare e socio-culturale. Questo vuol dire che tra bambino e ambiente si stabilisce una relazione di mutualità per cui ogni qualvolta l’ambiente risponde in maniera consona alle richieste del bambino, allora il bambino fa l’importanza esperienza dell’essere compreso impara a comunicare e ad avere fiducia della propria comunicazione. In caso contrario quando il bambino verifica che alla sua azione non corrisponde un’adeguata risposta comincia a cercare modalità distorte e inadeguate. Per Erikson ogni fase dello sviluppo è caratterizzata da una crisi psico-sociale, il cui superamento è condizionato dal contesto socio culturale in cui avviene. Nella fase incorporativa,citata prima, il bambino ha bisogno di incorporare per necessità di amore e sicurezza. Se l’ambiente è adeguato il bambino sviluppa fiducia altrimenti sviluppa un senso di sfiducia. Nella seconda fase ritentiva-eliminativa il bambino impara che è sotto il suo controllo ritenere ed eliminare. Ciò vale non solo per l’area neuromuscolare interessata ma per tutto il suo comportamento. Sorge in questa fase l’esperienza dell’autonomia e della volontà. Se non si gettano le condizioni per l’autonomia si avranno i presupposti per la formazione di sentimenti di “dubbio” e di “vergogna”. La terza fase “intrusiva-inclusiva”si caratterizza per una situazione non più duale ma triadica. Si inserisce la figura paterna. In questa fase vengono posti in primo piano i problemi di differenziazione sessuale e del “complesso edipico”. Se l’ambiente circostante incoraggia la curiosità e favorisce il processo di identificazione col genitore dello stesso sesso, il bambino svilupperà quella qualità importante della persona che è l’ “iniziativa”.In caso contrario emergerà il “senso di colpa”.

La fase successiva è la fase della “latenza”.Per Erikson questo periodo è il momento della socializzazione: il bambino impara a lavorare con gli altri a cooperare. L’attitudine di base in questa fase è l’ “industriosità” al contrario l’ “inferiorità”.

Alla fase di latenza seguono la “pubertà” e “l’adolescenza”.Il compito fondamentale dell’adolescente è conquistare la propria identità. Tale fase è considerata la crisi dell’identità. Il compito dell’adulto sarà quello di relazionarsi in maniera non ambigua col proprio figlio trattandolo a volte come un bambino altre come un adulto. In questa fase l’ambiente sociale dovrebbe fornire all’adolescente l’opportunità di sperimentare diversi ruoli. Quando ciò non accade assistiamo a quella che Erikson chiama “dispersione dei ruoli”,per cui il soggetto non ha il senso della propria continuità,vive in uno stato di grande ambiguità e incertezza,si estranea dalla società,diventa intollerante verso gli altri,si ribella sviluppando una personalità negativa. Possiamo applicare le teorizzazioni di Erikson sulla fase adolescenziale per spiegare fenomeni che quali bullismo,creazioni di sottoculture (fenomeno “emo”) etc.

Formulare un’ipotesi sulla personalità di un paziente è essenziale per comprenderne le problematiche emotive,le sue risorse e le difficoltà ma soprattutto la volontà di collaborare ad un progetto terapeutico. Per quanto riguarda la metodologia d’indagine si ritengono utili strumenti, il colloquio o metodi psicometrici come;il minnesota multiphasic inventory,altri sistemi noti California personalità inventory di Gough,L’edwards preference schedule sviluppato da Edwards.Ci si può avvalere anche di tecniche proiettive come il CAT, il TAT e il test della figura umana di Machover.

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