Il processo di codifica in memoria secondo la psicologia

Il primo stadio che caratterizza il funzionamento della memoria è la codifica, essa si attiva fin dai primi attimi in cui si presenta il materiale da elaborare ed apprendere, una semplice informazione entra nel nostro sistema, viene aggiunta e registrata assieme ad una rete fitta di altre informazioni. Questa viene chiamata fase di registrazione o codifica.

Essa è molto importante in quanto se la soglia di attenzione prestata allo stimolo non è sufficiente, ecco che l’informazione può esser codificata in maniera confusa o parziale e non ne consente una fissazione. Anche lo stato psicofisico ed emotivo del soggetto come la natura dell’informazione stessa può influenzare tale fase. Se invece il materiale viene codificato con successo ecco che l’informazione verrà trasformata in una rappresentazione mentale idonea all’immagazzinamento.

Numerosi sono gli studi che si sono interessati allo studio di questo stadio. Conrad e altri (Conrad et al., 1964) ipotizzarono che la codifica e la registrazione nella memoria a breve termine fossero di tipo acustico-verbale. Sottoponendo ad un gruppo di soggetti una lista di lettere e richiedendo loro subito dopo di rievocare il materiale codificato visivamente, questi tendevano a confondere quelle lettere che erano acusticamente simili rispetto quelle che non lo erano. A conferma di questa evidenza sperimentale abbiamo anche la ricerca portata da Baddeley (Baddeley, 1966) il quale volendo confermare che la codifica avveniva per via acustica-verbale, presentò ad un gruppo di persone, liste di parole simili e dissimili acusticamente e parole simili e dissimili semanticamente. I maggiori errori di codifica vennero commessi e registrati con le parole acusticamente simili rispetto a quelle acusticamente dissimili, mentre non si registravano differenze significative tra le parole semanticamente simili e dissimili.

Dunque la codifica acustica sembra essere nuovamente rilevante e prevalere rispetto a quella semantica. In seguito autori come Craik e Lockhart (Craik e Lockhart, 1972) hanno individuato diversi tipi di codifica elaborando una teoria: la teoria dei livelli di elaborazione. Secondo gli autori esisterebbero diversi livelli di elaborazione, partendo da un’analisi superficiale o detta anche fonologica fino ad arrivare ad un’analisi profonda chiamata anche semantica. Va da sé che il livello di elaborazione semantico permette un maggiore immagazzinamento e consolidamento del materiale in quanto l’elaborazione e la codifica stessa avviene non su caratteristiche superficiali, come quelle fonologiche della parola, ma su elementi profondi legati alla traccia stessa come il suo significato.

di Chiara Spinaci

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