Bilinguismo Esogeno, Endogeno e Diglossia

Nell’incontro precedente abbiamo iniziato parlare del fenomeno di bilinguismo e la sua classificazione e abbiamo vista la tipologia rispetto l’età e la sequenza d’acquisizione.

Il prossimo parametro di cui parleremmo che ultimamente è più indagato, riguarda l’organizzazione cognitiva della gestione delle due o più lingue che si forma un individuo durante lo sviluppo bilingue in diversi condizioni.

Qui userò la tricotomia proposta da Wenreich (1966) che distingue il bilinguismo in composito, coordinato e subordinato.

L’organizzazione cognitiva.

Il parametro ultimamente più indagato riguarda l’organizzazione cognitiva della gestione delle due o più lingue che si forma un individuo durante lo sviluppo bilingue in diversi condizioni.

Qui userò la tricotomia proposta da Wenreich (1966) che distingue il bilinguismo in: composito, coordinato e subordinato.

  1. Bilinguismo composito.

Il soggetto associa due sistemi di segni linguistici a un solo sistema di significati. Da un punto di vista cognitivo, il bilingue che ha due diversi schemi linguistici tende a ricondurli a una stessa funzione di significato. Questo tipo di bilinguismo si sviluppa di solito nei casi del apprendimento precoce e contemporaneo della L2 con la L1.

In modo semplice per illustrare il funzionamento si può dire che il soggetto aver sentito sia “il cane” sia “[sobaka]” (russo) fa riferimento diretto all’unico significato semantico.

Schematicamente si potrebbe presentare cosi:

vocabolo in L1 vocabolo in L2
                     significato unico

 

  1. Bilinguismo di tipo coordinato.

Il soggetto è in possesso di due strutture linguistiche apprese in modo indipendente l’una dall’altra e le controlla separatamente. Ha libero accesso a ogni schema linguistico ed è in grado di scegliere, valutare e attuare le strategie comunicative maggiormente adeguate.

In questo caso lo schema sia seguente:

vocabolo in L1

vocabolo in L2

Significato 1 Significato 2

Una delle possibili condizioni dello sviluppo del bilinguismo coordinato è mantenere una lingua in famiglia e l’altra acquisita e usata fuori dalla famiglia.

Pero con gli studi attuali sembra che la distinzione fra bilinguismo composito e coordinato non sia assoluta. Sarebbe più giusto presentare le differenti forme di bilinguismo lungo un continuum che va dal polo coordinato (piena indipendenza dei due sistemi linguistici) al polo composito (dipendenza e mescolanza delle lingue).

Nello stesso tempo pensare che una competenza escluda l’altra è assolutamente sbagliato, ed è possibile invece che il soggetto proceda attraverso diverse fasi d’interscambio dei sistemi lungo il suo sviluppo e la sua maturazione.

  1. Bilinguismo subordinato.

Come già si può intuire dalla sua definizione, indica che è l’acceso a uno delle lingue mediata dall’altra. In poche parole, è una continua traduzione sia per la comprensione sia per la produzione.

vocabolo in L1

vocabolo in L2

 

Significato 1

 

Prestigio linguistico. 

Concetto di additività vs sottrattività  in più legato al campo affettivo e sociale che a questo cognitivo.

La natura additiva è data da 4 fattori:

  • vitalità etnolinguistica del gruppo;
  • reti individuali di contatti linguistici;
  • competenza e credenze;
  • comportamento linguistico.

Quindi :

Il Bilinguismo additivo – offre potenzialità di sviluppo sociale e che porta elementi positivi complementari per lo sviluppo del bambino. È necessario che nel contesto di crescita del bambino si siano rispettate alcune condizioni come il clima di vitalità etnolinguistica e la rete ampia di contatti intercomunitari.

Il Bilinguismo sottrattivo – non solo non offre risorse aggiunte ma spesso pone anche il parlante in condizioni di svantaggio creando una ambivalenza nei confronti della lingua di origine, dove la lingua più “prestigiosa” (L2) tende a sostituire quella materna. I bambini in queste condizioni non godono i vantaggi cognitivi conferiti dall’apprendimento di due lingue.

Competenza linguistica

Vari studi su bambini bilingui simultanei hanno rilevato che anche se sono statti esposti sin dalla nascita alle due lingue, i due sistemi possono non svilupparsi in perfetta sincronia.

La lingua in cui i parlanti sembrano aver maggiori competenze è definita lingua dominante. È caratterizzata da frasi di maggiore lunghezza, strutture grammaticali più avanzate, un vocabolario più ricco e differenziato e un migliore fluenza.

Lingua secondaria/e  – le altre lingue oltre a quella dominante che il parlante conosce meno, anche se spesso è la lingua che conosceva prima o dalla nascita. Immaginiamo i bambini dei immigrati o adattati.

Status sociale delle lingue – minoritario vs maggioritario – è il fattore importante per il mantenimento dei livelli di abilità.

La dominanza anche determinata dalla quantità di input provenienti dall’ambiente per le differenti lingue.

Processo di attrizione/erosione linguistica – perdita graduale delle abilità in L1 – può assumere diversi forme: decadimento, riduzione della fluenza, trasferimento delle regole grammaticali, utilizzo di vocaboli della L2 per la L1.  Diversi bambini bilingue possono essere competenti in entrambe lingue all’età di 3 anni ma poi, per motivi socio-psicologici vari, manifestare una dominanza per la lingua maggioritaria da grandi e arrivare addirittura a perdere il bilinguismo in adolescenza o in età adulta.

Il bilinguismo equilibrato o bilanciato si ha nel caso in cui hanno uguali competenze nelle due lingue e aspettative di uno sviluppo bilanciato nelle due lingue.

Nelle situazioni in cui una delle lingue è solo compresa, ma il soggetto non ha la capacità di parlarla o scrivere osserviamo un bilinguismi detto passivo.

Identità culturale e comunità linguistica.

Il bilinguismo non è solo parlare una seconda lingua, ma anche adottare qualche cosa della cultura che l’ha prodotta. E cosi il parlante bilingue si trova a essere aderente all’una più che all’altra, o a rifiutarne completamente una vivendo una monoculturalità, oppure a trovare un rapporto armonico che costituirà la sua biculturalità. Moltissimi pero anche i casi nei quali il soggetto si sente estraneo a entrambe le culture di riferimento.

Rispetto alla presenza della comunità dei parlanti la seconda lingua troviamo:

Il bilinguismo esogeno – si riferisce al fatto che una lingua sia rappresentativa di una comunità linguistica all’esterno dell’ambiente di vita del soggetto bilingue (immigrazione)

Il bilinguismo endogeno – le lingue parlate sono quelle di una comunità linguistica all’interno dell’ambiente di vita del soggetto (le comunità bilingue, Canada, Bolzano).

Si usa il termine diglossia quando la lingua materna che è stata appresa per prima e che è usata per esprimere il primo concetto del sé è un dialetto.

Chiudo il capitolo su classificazione e nel prossimo incontro parleremmo dello sviluppo del linguaggio e delle sue peculiarità legate al bilinguismo.

Dott.ssa Valeria Aksenevich.

valeria aksenevich

 

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