Come riconoscere la Menzogna tramite la Comunicazione Verbale

Finora ci siamo occupati di come le menzogne si manifestano nella mente. In questo ultimo capitolo, invece, si intende trattare di come si manifestano nel corpo.

Sebbene gran parte della nostra cultura si basi sul sistema comunicativo, infatti, “più dell’80 per cento dei nostri scambi passa da canali diversi dalle parole”1. Tuttavia l’aspetto verbale è quello a cui chi mente pone maggiore attenzione, pertanto merita comunque un approfondimento.

“Il primo strumento di indagine sul livello di realtà del contenuto verbale delle dichiarazioni (Statement Reality Analysis) è stato sviluppato negli anni ’50 dallo psicologo […] Udo Undeutsch2 per aiutare il sistema giudiziario a valutare la credibilità delle accuse di abuso sessuale provenienti da minori. Questo metodo, continuamente affinato e perfezionato, ha esteso il suo raggio di azione e viene oggi usato per misurare il livello di credibilità della testimonianza in generale”.

Nella sua forma attuale, si avvale di due tecniche semistrutturate, una propedeutica all’altra:

  • il Criteria Based Content Analysis (analisi del contenuto basato su criteri, CBCA), il quale fa riferimento all’analisi qualitativa del contenuto di una data dichiarazione effettuata sulla base di una serie di criteri. Naturalmente, nel fare ciò bisognerà tener conto delle qualità cognitive e verbali del soggetto e della complessità verbale dei fatti descritti.
  • lo Statement Validity Assessment (giudizio di validità delle dichiarazioni, SVA): si avvale di una serie di indicatori che l’esperto utilizza per il suo giudizio finale sulla credibilità o meno del contenuto della testimonianza.

Dopo questi primi timidi studi, negli anni ’80 l’interesse sull’aspetto verbale dell’interazione bugiarda inizia a farsi rilevante. “In questo campo […]6,7, l’attenzione degli studiosi si è concentrata sull’individuazione delle caratteristiche più generali del comportamento verbale.

I risultati possono essere così riassunti:

  • il correlato verbale più costante della menzogna è costituito dal numero di parole nella risposta; le dichiarazioni false sono tipicamente più brevi di quelle vere. Se si considera l’impegno cognitivo richiesto per lo sviluppo e la comunicazione di informazioni non veritiere, ha senso che chi vuole mentire limiti la risposta allo
    stretto necessario;
  • la dichiarazione non veritiera tende ad essere generica e a contenere pochi riferimenti a persone, luoghi e sviluppo temporale degli eventi;
  • evidenzia una considerevole tendenza all’uso generalizzato di termini come “tutto”, “ogni”, “nessuno”, “niente”;
  • contiene, rispetto alla comunicazione veritiera, un numero minore di riferimenti alla propria persona, alle proprie esperienze o interessi;
  • è più ricca lessicalmente a causa di una maggiore cautela come suggerisce Carpenter8 che ha esaminato il contenuto del verbale dell’interrogatorio di un indiziato di omicidio, confrontando le parti non connesse al delitto con quelle che vi facevano diretto riferimento”.

La Comunicazione Verbale nella Menzogna

In effetti, la scelta delle parole è la prima cosa a cui il bugiardo dedica la massima cura e, tuttavia, molti bugiardi si tradiscono, per paura o semplice disattenzione, proprio su queste. Una forma particolare di indizio di menzogna a questo livello sono i lapsus verbali, i quali rappresentano, appunto, una “caduta”, rispetto al controllo cosciente del
parlato.

Ecco allora che può accadere che a volte ci esca dalla bocca una parola che si stava solo pensando o, addirittura, che non si sarebbe voluto pronunciare. Va comunque sottolineato che “è suggestivo supporre che i lapsus avvengano quando il bugiardo vuole essere smascherato, quando esiste un certo senso di colpa”, anche perché, secondo lo
psicologo Paul Ekman, “chi vuol smascherare le bugie dev’esser cauto e non partire dal presupposto che ogni lapsus debba essere prova di menzogna.

Di solito il contesto dovrebbe aiutare a capire se il lapsus rivela una bugia o no”. Un’altra forma particolarmente vistosa di indizio verbale di menzogna è quella che, sempre Ekman, definisce tirate declamatorie. Secondo lo psicologo: “l’individuo si lascia trasportare dall’emozione e solo quando è troppo tardi si rende conto delle conseguenze di ciò che sta rivelando.  È la pressione di un’emozione incontenibile (furore, spavento, orrore o disperazione) a indurre il bugiardo a tradirsi così”.

Un’ultima fonte di indizio verbale di menzogna è che, a volte, alcuni soggetti, quando rispondono in maniera menzognera ad una domanda, tendono a dare risposte indirette, piene di circonlocuzioni e molto più abbondanti di quanto la domanda richieda. Tuttavia questo aspetto può farci correre il rischio di malgiudicare una persona che si esprime abitualmente con questa modalità.

di Francesca Baratto

Enciclopedia della comunicazione non verbale

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