Test per misurare il tuo livello di Alcolismo

 

Definire un cliente o paziente o semplicemente una persona alcolista, inclina notevolmente il senso di autostima, ma a livello clinico la parola va in secondo piano quando si cercano invece cause, stili e differenziazioni nell’ambito. Non esiste “l’alcolista”, ma esistono “gli alcolisti” o persone con un problema: sono stati molti gli autori che hanno tentato di definire i vari  tipi di bevitori che si possono incontrare: alcune tipologie descritte hanno un carattere statico, ovvero mirano all’individuazione di una pluralità di tipi di alcolisti, mentre altre hanno un carattere più dinamico , cioè tendono a sottolineare il percorso attraverso il quale si giunge verso un alcolismo più conclamato.

Un esempio di tipologie più statiche potrebbe essere la classificazione delle tipologie di bevitori (italiani)  in base ai diversi stili di rapporto con l’alcol; sono state infatti descritte sei  tipologie di consumatori e una categoria per astemi:

  1. “mangiatori di vino”, soggetti ultracinquantenni, specialmente donne, che consumano alcol esclusivamente ai pasti in quantità moderata, con un atteggiamento neutrale nei confronti dell’alcol;
  2. “bevitori storici”, che consumano alcol ai pasti, soprattutto vino, che consumano alcol in occasioni speciali, come feste o aperitivi e altro, fanno parte di questa categoria soggetti di età compresa  tra i 50 e 54 anni e che hanno un atteggiamento strettamente positivo nei confronti dell’alcol, su cui proiettano una funzione sociale;
  3. “bevitori onnivori”, soggetti con età compresa tra i 20 e i 40 anni con una vita sociale molto intensa, e consumano tutti i tipi di bevande alcoliche di cui ricercano varietà e qualità, è un consumo controllato;
  4. “bevitori light”, soggetti che privilegiano bevande a bassa gradazione;
  5. “birrofili”, come la parola stessa ci induce a pensare, sono soggetti  che bevono preferibilmente birra, ma senza problemi di abuso, con età inferiore ai 30anni;
  6. “bevitori hard” sono soggetti con un attività sociale molto intesa,  questa categoria comprende quelle persone che presentano problemi di abuso, episodi di guida in stato di ebbrezza e vicinanza con persone che hanno avuto un problema con l’alcol;
  7. “astemi” è la categoria che comprende maggiormente donne che non amano e non hanno il desiderio di bere, hanno un attività sociale piuttosto limitata, non bevono perché non amano il gusto degli alcolici e valutano il bere in termini di trasgressione[1].

A livello di tipologie dinamiche citiamo la “Scala dell’ Abuso di Zimberg”:

 

LIVELLO

 

CARATTERISTICHE

 

1-NESSUNO

Bere solo occasionalmente, o non bere affatto
 

2-MINIMO

Il bere non è copiscuo: intossicazioni occasionali (fino a quattro volte l’anno). Nessun problema sociale, familiare, occupazionale, di salute o legale, connesso al bere.
 

3-LIEVE

Le intossicazioni si verificano fino ad una volta al mese, ma di solito sono limitate alla sera o week-end, e/o si riscontra qualche disturbo nelle relazioni sociali e familiari, o nell’attività lavorativa in connessione con il bere. Nessun problema, fisico o sociale, legato al bere.
 

4-MODERATO

Intossicazioni frequenti, fino a uno o due volte alla settimana e/o significativi disturbi nelle relazioni sociali e familiari e nell’attività lavorativa. Qualche sintomo evidente di disturbo fisico connesso al bere, come tremori, frequenti infortuni, stress epigastrici, a volte perdita di appetito. Nessun riscontro di delirium tremens, cirrosi, carenza nutritiva, ricoveri in ospedale o arresti connessi al bere.
 

5-GRAVE

Bere quasi costantemente, praticamente ogni giorno. Riscontri di delirium tremens, cirrosi epatica, sindrome cerebrale cronica, nevrite, carenza nutritiva, gravi rotture nelle relazioni sociali o familiari. Incapacità di mantenere un posto lavorativo stabile, ma capacità di mantenersi  grazie all’assistenza pubblica. Uno o più arresti connessi al bere, per ubriacatezza o turbolenza.
 

6-ESTREMO

Tutte le caratteristiche del livello precedente, più l’essere senza tetto e l’incapacità di mantenersi, neppure facendo ricorso all’assistenza pubblica.

Figura 9. Scala dell’abuso alcolico di Zimberg[2]

 

[1]              M.Ravenna, Psicologia delle tossicodipendenze, il Mulino, Bologna, 2008.

[2]              S.Zimberg, La cura clinica dell’alcolismo, Ferro, Milano, 1984, pg.41.

di Eleonora Caponetti

Psicologia dell'alcolismo

Scrivi a Igor Vitale