Musicoterapia per le vittime del bullismo (dott. Giovanni Aiello)

 

Alcuni autori, distinguono l’aggressività in “reattiva” e “proattiva”. La prima si manifesta in reazione ad un attacco, ad una provocazione da parte di un terzo, mentre, la seconda, è caratterizzata dalla intenzionalità di nuocere un’altra persona, di distruggere o di impossessarsi volontariamente di oggetti altrui. Quest’ultima viene suddivisa in due sottocategorie: il bullismo e l’aggressività strumentale.

Il termine bullismo – traduzione della parola inglese Bullying – designa, in ambito internazionale, i fatti di violenza che hanno luogo tra pari in situazioni di gruppo. Il bullismo è un fenomeno molto grave perché coinvolge ragazzi in età scolare e avviene solitamente in luoghi d’aggregazione tra giovani, privilegiando soprattutto l’ambiente scolastico.

Non bastano le violenze per parlare di bullismo, è necessario che queste siano condotte a danno di soggetti visibilmente più deboli degli aggressori e in modo intenzionale e ripetuto nel tempo. Queste caratteristiche hanno il triste merito di generare nella vittima, nel bullo e negli spettatori pesanti danni psicologici che si estendono ben oltre l’età scolare, influenzando in maniera negativa le future relazioni interpersonali. Le esperienze che l’alunno vive all’interno dell’ambiente scolastico si ripercuotono in modo incisivo sulla sua vita futura, soprattutto per quel che attiene la formazione dell’immagine di sé e le relazioni con gli altri. Nel modello di O. Rolando Benenzon “la musicoterapia è una tecnica psicoterapica che produce un vincolo, una relazione tra terapeuta e paziente o gruppo che utilizza il corpo, uno strumento, la musica e le vibrazioni sonore, ed è finalizzata alla riabilitazione, al recupero, al miglioramento della qualità della vita del paziente”. Il modello si fonda su alcuni presupposti concettuali e basi teoriche, tra cui la teoria psicoanalitica Freudiana, la teoria dell’oggetto transazionale di D.W.Winnicott , i concetti di comunicazione analogica e digitale di P.Watzlawick, ecc.

Il principio dell’ISO è il concetto cardine del modello, elaborato partendo dalle osservazioni sui disturbi dell’umore di I.M. Altshuler. ISO significa “uguale” e sintetizza la nozione di esistenza di un suono o di un insieme di suoni o di fenomeni sonori interni che ci caratterizzano e ci individualizzano. ISO significa in definitiva Identità Sonora: “l’insieme infinito delle energie sonore e di movimento che appartengono ad un individuo e lo caratterizzano”. Tutti gli esseri umani possiederebbero perciò un’identità sonora che li caratterizza e li differenzia dagli altri. Nel momento in cui si stabilisce una relazione (e un vincolo) si forma l’ISO in interazione, che comprende la somma delle energie di due o più persone. L’interazione tra due persone avviene attraverso la scarica di energie nello spazio vincolare attraverso l’oggetto intermediario. Questo è quindi ogni elemento capace di consentire il passaggio di energia comunicativa da un individuo all’altro. Nel corso della seduta un paziente può utilizzare gli strumenti (o il proprio corpo) in tutti modi, convenzionali e non. Partendo da questi concetti teorici R. Benenzon ha messo a punto una tecnica musicoterapica finalizzata a favorire la comunicazione tra individui ed a stimolare relazioni in un contesto strutturato. Le sedute vengono svolte in uno spazio “fisico” (il setting) che assume un ruolo importante, diventando parte della “consegna non – verbale”. All’interno del setting sono posti gli strumenti (ma le sedute possono svolgersi utilizzando anche solamente il corpo e la voce) che nel loro insieme vengono definiti GOS (Gruppo operativo strumentale). Il GOS può essere costituito da strumenti tradizionali, tra i quali si tende ad utilizzare quelli di semplice manipolazione e costruiti in materiali naturali, oggetti di uso quotidiano, strumenti creati dal musicoterapeuta e/o dal paziente. Come nelle psicoterapie anche nella musicoterapia secondo il modello Benenzon entrano in gioco i fenomeni di transfert e controtransfert, concetti ripresi dalla teoria psicodinamica e le sedute di musicoterapia si svolgono individualmente o in gruppo. Attraverso la musicoterapia è possibile accettare l’Altro in tutte le sue forme espressive senza pregiudizi tramite l’Attesa, l’Ascolto, il silenzio e il non-giudizio. Attraverso il canale corporo-sonoro si cerca di aprire sempre più canali comunicativi su base empatica al fine di strutturare un dialogo sonoro che sfoci in una relazione positiva e duratura.

Se la presenza del fenomeno-bullismo risulta fortemente correlata al clima e alla dinamica interna al gruppo, sul piano degli interventi, diventa prioritario agire a livello di gruppo-classe e di sistema scolastico nel suo complesso al fine di incidere sulle dinamiche interne e  sulle componenti interpersonali che sono alla base di condotte riprovevoli e di relazioni negative tra compagni. Arginare le prepotenze è dunque possibile, addirittura provando a percorrere strade diverse come la Musicoterapia che agisce sui soggetti designati come bulli o come vittime,  i cui comportamenti disadattivi sono considerati il frutto di specifici deficit socio-cognitivi ed emotivi, e li corregge attraverso un training di addestramento alle abilità sociali. Appartenere ad un gruppo di coetanei, imparare ad instaurare relazioni soddisfacenti con i soggetti della stessa età sono fattori importanti per la crescita. Un gruppo unito svilupperà sentimenti di unione, positivi e non devianti solo se costruiti nel rispetto delle libere espressioni individuali e in un contesto paritario in cui tutti i componenti sono uguali.

di dott. Giovanni Aiello

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