I Sintomi della Sindrome di Alienazione Parentale: quando un genitore denigra l’altro in modo patologico

sindrome da alienazione parentaleCome si è già detto nel paragrafo precedente, la particolarità di questa sindrome di alienazione parentale è che la campagna denigratoria, programmata dal genitore alienante, è alimentata dal contributo del minore stesso. Difatti Gardner (1998) delinea otto sintomi riscontrabili sui minori che ne sono affetti:

 

  • Campagna di denigrazione:

 

    1. Comporta una partecipazione attiva del minore alla campagna di denigrazione. Il figlio stesso svaluta il genitore alienato attraverso comportamenti indiretti e riferimenti impliciti.
  • Razionalizzazioni deboli, superficiali e assurde:

 

  1. Al fine di motivare tale denigrazione, il figlio utilizza giustificazioni insensate presentando spiegazioni che non sono oggettivamente verificabili.
  2. Mancanza di ambivalenza:
  3. Implica un’incapacità del minore nel riportare aspetti sia negativi sia positivi in un solo genitore. Ai sui occhi il genitore alienato presenta solo qualità negative, mentre il genitore alienate presenta solo quelle positive.
  4. Fenomeno del pensatore indipendente:
  5. Il minore si assume la responsabilità dei giudizi dati al genitore alienato, asserendo che non sono indotti dal genitore alienante, in quanto si ritiene capace di pensare autonomamente.
  6. Appoggio automatico al genitore alienante:
  7. Nel momento in cui si avviano discussioni, il figlio prende sistematicamente una posizione a favore del genitore alienante. L’autore associa tale fenomeno a quello dell’identificazione con l’aggressore.
  8. Assenza del senso di colpa:
  9. Il minore non si rende conto delle ingiustizie subite dal genitore alienato, pertanto non manifesta alcun senso di colpa e alcuna empatia verso il genitore bersaglio, che continua a disprezzare e rifiutare.
  10. Scenari presi in prestito:
  11. Le espressioni linguistiche utilizzate dal figlio nella campagna denigratoria sono tipiche degli adulti. Inoltre il minore riporta come propri, racconti che non possono essere i suoi e di cui probabilmente ha solo sentito parlare.
  12. Estensione dell’ostilità alla famiglia allargata: Nel caso in cui, invece, i sintomi si verifichino tutti, ma il minore presenti delle insicurezze circa la sua posizione di opposizione e ciò che va predicando, si diagnosticherà una PAS moderata e questa rappresenta la maggior parte delle situazioni.Successivamente, oltre a questi otto sintomi, Gardner (1998) ne aggiunge quattro riguardanti le componenti relazioni, i quali tengono conto:
  13. Al contrario, si presenterà una manifestazione grave, nel momento in cui la lotta contro il genitore alienato sarà sfrenata, addirittura il minore potrà arrivare a compiere gravi accuse di abusi non realmente accaduti. In tutti e tre i casi il genitore alienante proietta i suoi sentimenti di odio sul figlio, ma nel livello più grave il figlio li introietta completamente, facendo sua la guerra del genitore. In questo caso l’unione tra minore e alienatore è così forte che si potrebbe definire una situazione psicotica di follia condivisa e, in quanto tale, non risulta risolvibile al di fuori della psicoterapia.
  14. Il modo in cui questi sintomi si presentano nei minori, determina il grado in cui si manifesta la sindrome. Se, infatti, riscontriamo solo alcuni sintomi tra quelli elencati e questi si presentano in maniera periferica e superficiale, si parlerà di Sindrome da Alienazione Parentale lieve. Tale livello di manifestazione è spesso risolvibile con il semplice affidamento dei figli al genitore alienante, il quale, raggiunto il suo scopo, interromperà il programma d’indottrinamento.
  15. Implica un’estensione dei sentimenti ostili e dei giudizi disprezzanti alla famiglia d’origine e agli amici del genitore bersaglio.
  • Delle “difficoltà nei momenti di transizione” da un genitore all’altro;
  • Dei comportamenti scontrosi durante le visite al genitore alienato;
  • Del “legame con l’alienatore” (altamente invischiato);
  • Del “legame con l’alienato” (per niente invischiato).

di Chiara Bartoletti

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