Disturbo d’Ansia da Separazione: Sintomi, Diagnosi, Rimedi

Disturbo d’ansia da separazione (DAS)

Il disturbo d’ansia da separazione (DAS) è l’unico disturbo d’ansia inserito nella sezione dei disturbi legati all’infanzia e all’adolescenza del DSM IV. Nella classificazione diagnostica CD: 0-3R i disturbi d’ansia nei bambini vengono suddivisi in: paure specifiche o multiple; ansia di separazione e paura all’estraneo eccessive; episodi di ansia o panico eccessivi in assenza di un motivo chiaro; eccessiva inibizione o limitazione dei comportamenti a causa dell’ansia; ansia grave associata a mancato sviluppo delle funzioni dell’Io normalmente emergenti tra i due e i quatto anni; agitazione pianto o urla incontrollati, disturbi del sonno, dell’alimentazione, avventatezza e altre manifestazioni comportamentali d’ansia. I disturbi per essere considerati tali devono perdurare per più di due settimane e interferire con il funzionamento a seconda del livello di sviluppo.

Comunemente, la reazione di angoscia nel bambino di fronte all’estraneo e in assenza della madre è una tappa importante del normale sviluppo sociale ci ciascuno, così come la reazione di paura e smarrimento quando il bambino viene lasciato solo a lungo; ciò che invece è insolito e rappresenta un campanello d’allarme, è la preoccupazione eccessiva per la separazione che si esprime con il rifiuto di andare a scuola, cefalea e dolori addominali in vista della separazione, disturbi del sonno e incubi associati alla separazione. La durata dei sintomi secondo il DSM IV deve essere di quattro settimane e con esordio prima dei diciotto anni. Il DAS è maggiormente frequente nei bambini piccoli piuttosto che nei preadolescenti o adolescenti. All’origine del disturbo ansioso, così come per quello depressivo, c’è l’interazione di fattori genetici e ambientali, psicosociali e costituzionali. Il bambino appare spesso viziato, oggetto di iperprotezione familiare, ansia di piacere all’altro e conformismo.

Gli eventi traumatici come il lutto di uno dei genitori, l’abuso o la trascuratezza genitoriale possono essere considerati elementi scatenanti del disturbo. Da queste situazioni il bambino si sente sopraffatto e si genera in lui in sentimento di abbandono, di solitudine e di bisogno. Quando il bambino può immaginare la madre come fonte di protezione e di soddisfacimento dei suoi bisogni affettivi, la sua presenza diventa essenziale per evitare situazioni traumatiche; l’ansia d’allarme si muta in ansia di separazione ed emerge ogni qual volta in piccolo non si senta rassicurato dalla presenza materna. Successivamente il bambino si accorge che oltre la presenza della madre è essenziale anche la sua benevolenza, si determina così anche la paura di perdere il suo affetto.

Dal punto di vista psicobiologico un ruolo rilevante è svolto da una delle componenti del sistema limbico, l’amigdala, implicata nel controllo delle risposte emotive agli stimoli ambientali. Altri elementi importanti sono i neurotrasmettitori, che assolvono la funzione di regolazione affettiva.

Per poter effettuare una diagnosi di disturbo d’ansia di separazione, occorre che ci siano almeno tre dei sintomi principali, questi sono:

  • ansia inappropriata ed eccessiva, rispetto al livello di sviluppo, di separarsi da casa e dalle persone di maggiore attaccamento;
  • la durata del disturbo di almeno quattro settimane;
  • l’esordio prima dei diciotto anni;
  • il disturbo causa disagio clinicamente significativo o compromissione del comportamento sociale, scolastico e di altre aree importanti;
  • l’anomalia non si manifesta necessariamente durante un decorso del disturbo generalizzato dello sviluppo, di schizofrenia o di un altro disturbo psicotico e, negli adolescenti e negli adulti, non è meglio giustificato dal disturbo di panico con agorafobia.

La caratteristica essenziale è un ansia molto intensa che si manifesta con la separazione dai genitori, da ambienti familiari, che a seconda delle situazioni assume la forma di terrore o di panico. Inoltre, può assumere le sembianze di una vera e propria fobia, con comportamenti di inseguimento del caregiver, agitazione, enuresi, comportamento catatonico, vomito, inconsolabilità, preoccupazioni morbose; è presente una paura costante che qualcuno dei familiari possa farsi male o che possa accadere una tragedia. Sono frequenti anche i disturbi del sonno, i bambini non riescono a rimanere soli nel loro lettino, non riescono ad addormentarsi da soli, hanno paura del buio e della presenza di mastri, fantasmi e quant’altro. Nei ragazzi più grandi c’è resistenza ad esprimere in parole il timore ansioso che possa accadere qualcosa, ma i comportamenti sono ugualmente condizionati dall’ansia che possa accadere qualcosa di negativo.

Il Trattamento Terapeutico del Disturbo d’Ansia di Separazione

Per il disturbo d’ansia di separazione è previsto un trattamento terapeutico sia del bambino che dei genitori, ma anche della scuola quando c’è il rifiuto verso questa. Da parte della famiglia l’aiuto deve essere concentrato alla comprensione dell’angoscia che il bambino porta con sé, del suo bisogno di supporto e dell’importanza di strategie mirate a rassicurare il bambino, ma che gli consentano un graduale distacco. Inoltre al bambino può essere somministrata una psicoterapia che gli consenta di elaborare le proprie angosce e di raggiungere man mano la propria autonomia. In alcuni casi, ad essere anche di supporto alla psicoterapia, è l’assunzione di farmaci antidepressivi a basso dosaggio.[1]

[1] Ammaniti M., Manuale di psicopatologia dell’infanzia, Raffaello Cortina Editore, Milano 2001, pp.148-158

 

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