Il coraggio delle donne

Il coraggio è, nello stereotipo di genere, poco rappresentativo del femminile.  Eppure ci sono molti esempi di donne che hanno compiuto atti di coraggio o eroismo.

Nel corso della storia osserviamo numerosi casi di donne che sentirono la necessità, in questo caso per questioni di privilegi sociali, di assumere ruoli maschili. Simone de Beauvoir, nel suo libro “Secondo sesso”, ne fa numerosi esempi; come quello di Sàndor, donna che assumeva un comportamento maschile senza che questo diventasse un ostacolo al vivere normalmente la sua sessualità, e quello di Salota, donna che proveniva da una nobile famiglia ungherese e che fu educata come un maschio; di conseguenza, per tutta la vita, si cimentò solo in imprese maschili e assunse atteggiamenti molto mascolini (sostenne anche di amare solo le donne), tanto che fu spesso scambiata per un uomo.

Perfino nell’antica Grecia circolava un mito di una donna che scavalcò tutte le aspettative relative al suo genere: Atalanta[1]

Una donna non deve per forza assumersi un ruolo maschile o addirittura, come in alcuni dei casi sopradescritti, travestirsi, rischiando di sfociare quasi nel transessualismo, per compiere atti coraggiosi o addirittura imprese eroiche.

Zimbardo, nella conferenza sopracitata del 2015, parlando di eroismo, cita Rosa Parks, la prima donna nera che si rifiutò di far sedere un bianco al suo posto in autobus e, come lei, anche Claudette Colvin. Cita anche Irena Sendler che, durante la shoah, salvò 2500 ebrei facendoli scappare dal ghetto di Warsavia.

Sebbene, come abbiamo visto, questi siano tutti casi “estremi”, che sfociano o nella snaturazione del femminile o nell’eroismo, ci sono anche descrizioni di atti coraggiosi di persone con una vita ordinaria e che non godono di attenzione mediatica. Nel libro “Casinò Women: courage in unexpected places”, gli autori intervistano 46 donne che hanno vissuto in un casinò in Nevada. Raccontano le loro vite in condizioni di lavoro difficili -sottostipendiate, nonostante vivessero in una delle città che è emblema di benessere economico e oggettivate- per le quali hanno dovuto prendere forzatamente coscienza dell’oppressione di genere, classe e razza. Queste, donne secondo gli autori, sono un esempio di resistenza e mobilitazione (Chandler, Jones, Sollaz, 2011).

Nel libro “From Outrauge to courage: Women taking action fon healt and justice”, Anne Firth Murray descrive azioni positive delle donne in differenti parti del mondo. Nello scenario di vite ai margini della società, fa un esempio di grande determinazione sociale e socializzazione positiva intra-genere: donne che lavorano per salvaguardare la salute, per lo più sessuale, di altre donne e ragazze. Descrive gli esempi di donne che si sono battute contro la mutilazione femminile, la violenza e il traffico sessuale. Queste azioni positive fungono da guida per le azioni altrui; con questa premessa, codeste donne tentano di cambiare una realtà che deve essere cambiata, a qualunque costo (Murray, 2008).

Avendo preso in esame fin ora tutti casi “estremi” e eclatanti, si ci potrebbe chiedere se e come le donne comuni sviluppino coraggio e attuino, nel quotidiano, comportamenti coerenti ad esso, cercando di capire anche cosa le differenzi dagli uomini in tal senso.

Bisogna andare indietro fino al 1999 per trovare una risposta, negli studi di Maccouri, che dimostrano come “uomini e donne abbiano modalità e ragioni diverse, che li portano ad assumere rischi e dimostrare coraggio. E si tratta di modalità che per il genere femminile vengono difficilmente riconosciute”( C. Anovazzi, E. Camussi, A. Gritti, 2015).

di Erica Boiano

[1] . Questo mito narra di Iasio, re dell’Arcadia, che desiderava un figlio maschio ma ebbe una femmina e, com’era di costume in questi casi, la abbandonò sul monte Pelio. Fu allevata dal gruppo di cacciatori che la trovarono e chiamata Atalanta, eccelleva in velocità e forza e manifestò una propensione per la caccia, infatti fu l’unica che riuscì in un’ardua impresa in cui tanti uomini fallirono: uccise il cinghiale Calidono. Questo atto la rese famosa e degna, agli occhi di suo padre, di essere riconosciuta.

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