psicologia politica

I Segreti della Psicologia dei Gruppi e delle Masse

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LA PSICOLOGIA DEI GRUPPI

L’area dedicata allo studio dei gruppi si focalizza sull’analisi delle interazioni degli individui all’interno dei gruppi sociali e delle relazioni tra gruppi sociali differenti. Lo studio delle relazioni inter gruppo si configura dunque, in primo luogo come studio del conflitto fra gruppi.  Livello scientifico si sono profilati due orientamenti di studio: il primo ispirato al pensiero marxista e alla psicoanalisi freudiana e tentava la spiegazione di fenomeni legati all’ascesa del fascismo riconducendoli a una distorsione quasi patologica di alcuni degli attori principali di queste vicende. Il secondo, invece, forniva degli stesse aberranti fenomeni una spiegazione apparentemente più banale, ricollegandoli a processi psicologici e sociali più normali. I contributi della psicologia sociale si iscrivono in questo secondo approccio.

CONFLITTO TRA GRUPPI

DOLLARD

Ha fornito una prima spiegazione sul perché gli individui appartenenti a gruppi sociali differenti  entrano in aperto conflitto, giungendo ad episodi di aperta discriminazione. L’autore ha elaborato la TEORIA DELLA FRUSTRAZIONE AGGRESSIVA. Secondo questo modello pregiudizio e scontento sociale sono dovuti allo spostamento di aggressività conseguente a una frustrazione subita in una circostanza della vita sociale. Questa teoria però non si presta bene alla spiegazione dei conflitti tra i gruppi.

SHERIF

Tra il 1948 e il 1952 mise in atto una serie di esperimenti volti a una più profonda comprensione dei fattori di spiegazione del conflitto tra i gruppi. L’ipotesi formulata dall’autore era quella secondo cui individui appartenenti a diversi gruppi sociali entrano tra loro in conflitto quando si trovano in competizione per una risorsa reale. Gli esperimenti di S. furono importanti per chiarire alcuni aspetti dei conflitti intergruppo, ma restava ancora da comprendere quale fosse  la fonte dell’antagonismo tra gruppi sociali nel caso in cui non ci fossero risorse reali per le quali competere.

TAJFEL

Un nodo cruciale per la comprensione dei fenomeni e delle dinamiche che avvengono trai gruppi sociali  è il fenomeno della CATEGORIZZAZIONE SOCIALE cioè il processo attraverso cui le persone vengono percepite come rappresentanti dei gruppi  sociali a cui appartengono anziché come individui a sé stanti. È un meccanismo utile che ci permette di  padroneggiare il nostro ambiente  sociale e di avere un comportamento adeguato in società. Tuttavia essa ha anche degli effetti negativi. La categorizzazione sociale infatti fa apparire i membri di un gruppo più simili tra loro di quanto non siano, ed esagera le differenze tra i gruppi. In una serie di esperimenti l’autore rilevò che la pura e semplice categorizzazione sociale  provoca negli individui un comportamento di favoritismo nei confronti del proprio gruppo e di discriminazione nei confronti degli altri. Questo fenomeno venne spiegato da T. attraverso la nozione di IDENTITà SOCIALE. L’identità sociale di un individuo è legata alla conoscenza della sua appartenenza a certi gruppi sociali e al significato emotivo e valutativi che risulta da tale appartenenza. In pratica l’identità sociale riguarda un elemento identitario legato all’appartenenza  a un gruppo sociale o, più in generale, a una collettività . la categorizzazione sociale e l’identità sociale sono fortemente implicate anche per il pregiudizio e per la sua riduzione.

RIDUZIONE DEL PREGIUDIZIO

Nell’ambito della psicologia sociale molti ricercatori  si sono concentrati nello specifico allo studio del pregiudizio e della sua riduzione. Il pregiudizio è un fenomeno essenzialmente intergruppo. Nella sua accezione classica viene definito come un atteggiamento negativo ingiustificato verso qualcuno, che si fonda unicamente sull’appartenenza del medesimo individuo a un particolare gruppo. I fenomeni psichici ad esso associati sono dunque di natura differente, cognitiva ed emotiva e richiamano in causa l’identificazione e l’appartenenza ai gruppi sociali.

La ricerca sulla riduzione del pregiudizio si è sviluppata a partire dall’idea che il contatto tra membri di gruppi differenti sia alla base di ogni serio tentativo di migliorare le relazioni intergruppo. A questo scopo è essenziale la formulazione dell’ipotesi di contatto di ALLPORT. L’autore dichiarò che la riduzione del pregiudizio avviene quando i membri di gruppi diversi si incontrano a determinate condizioni. Tali condizioni permettono lo sviluppo di relazioni personali con i membri dell’autgroup. Numerose ricerche hanno dimostrato la validità di questa ipotesi in campioni di diversa età e cultura.

Negli anni 90 del 900 la ricerca sul pregiudizio si è concentrata sull’identificazione dei fattori in presenza dei quali l’influenza positiva del concetto sul pregiudizio risulta massimizzata. In altri termini la ricerca si è focalizzata sui fattori che moderano questa relazione. Nello specifico sono stati proposti 3 modelli di contatto:

BREW e MILLER modello della decategorizzazione

La situazione di contatto dovrebbe essere strutturata in modo da ridurre la salienza delle categorie sociali disponibili e aumentare la probabilità di un modo più interpersonale di pensare e agire

GAERTNER e COLL modello della ricategorizzazione

Le situazioni di contatto sono proficue quando gli attuali ingroup e autgroup possono essere facilmente ricategorizzati in una più grande entità sovraordinata.

HEWSTONE e BROWN modello della saliera

Gli autori sostengono che ci possono essere dei vantaggi per superare il pregiudizio mantenendo una chiara distinzione tra i gruppi. Una condizione necessaria affinché il contatto abbia degli effetti sulla riduzione del pregiudizio, è che i membri del gruppo mantengono un’importanza psicologica verso il proprio gruppo di appartenenza.

STORIA

Gli esseri umani si sono posti domande psicosociali sin da quando sono stati capaci di pensare gli uni agli altri, ma lo sviluppo sistematico e scientifico di queste problematiche non ha visto la luce se non verso la fine del XIX secolo. I problemi che potremmo definire psicosociali infatti, appaiono nelle epoche precedenti, come residui delle discipline tradizionali e quindi lasciati ai margini del pensiero scientifico dominante.

Le radici vere e proprie di quella che è diventata la moderna psicologia sociale affondano negli studi condotti da uno psicologo tedesco di origine ebrea che emigrò negli stati uniti a causa dell’avvento del nazzismo: Kurt Lewin. Tra gli anni Trenta e Cinquanta del xx secolo Lewin sviluppò la teoria di campo e con essa alcune nozioni che sono di fondamento alla psicologia sociale. La teoria di campo si propone come una teoria orientata a fornire una comprensione scientifica dei fatti sociali,e allo stesso tempo come un metodo di analisi delle relazioni causali fra gli eventi .Fondamentale per l’indagine psicologica è,secondo Lewin l’assunzione di una prospettiva fenomenologia,ove la realtà soggettiva trova il primato su quella fisicooggettiva. Il comportamento umano infatti è fortemente influenzato dalla rappresentazione soggettiva del mondo che l’individuo formula. Attraverso la nozione di  campo,Lewin mette a tema la sostanziale interdipendenza tra i processi intraindividuali e quelli dell’ambiente ove l’individuo si trova a vivere e ad agire. Il campo è il mondo psicologico dell’individuo e consiste in un insieme di fattori tra loro strettamente interrelati che influenzano l’agire individuale;è la totalità dei fatti coesistenti nella loro interdipendenza. Il campo si presenta come un insieme dinamico in quanto è un sistema dotato di energia. Ciascuno degli elementi presenti è considerato un vettore, dotato di forza e direzione,e ogni fatto che in esso avviene trova spiegazione nella dinamica del sistema nel suo insieme. Una delle asserzioni fondamentali della teoria è che qualsiasi comportamento o mutamento entro il campo psicologico dipende dalla particolare configurazione del campo in quel dato momento, e al tempo stesso ne determina il cambiamento. Le leggi del campo non dipendono dalle singole caratteristiche degli elementi che lo compongono, ma dalla configurazione del campo globalmente considerato. Nello spazio di vita dell’individuo sono inclusi molti elementi, non solo la struttura cognitiva, ma anche i bisogni, i fini, le motivazioni e gli ideali. Per spiegare il comportamento umano, inoltre, occorre focalizzarsi sia sui fattori interni sia su quelli sociali, quali l’appartenenza a un gruppo, le risorse economiche, le norme sociali ecc. il comportamento umano è, secondo una celebre funzione formulata da Lewin, funzione di elementi sia individuali sia ambientali C= F (P,A)

Lewin per primo identifica il gruppo come oggetto psicosociale: esso può essere letto nei termini della teoria di campo e della interdipendenza dei soggetti che lo compongono. L’eredità del ricco e profondo pensiero lewiniano non è stata però raccolta immediatamente dalla psicologia sociale. Lo sviluppo successivo di questa disciplina vede il formarsi di due scuole differenti, sia per interessi di ricerca sia per aree geografiche di appartenenza.

SCUOLA AMERICANA

È la II guerra mondiale che fa da propellente alla nascita e allo sviluppo della psicologia sociale. I principali temi affrontati dalla prima comunità scientifica di psicologia sociale sono quindi relativi allo studio dei processi mentali come determinanti del comportamento individuale, e nello specifico all’approfondimento dei fenomeni come la dissonanza cognitiva e l’elaborazione delle informazioni. Questi studi fanno da preludio alla formazione della scuola della SOCIAL COGNITION, punta di diamante della psicologia sociale americana, che vede il suo sviluppo a partire dagli anni 70. nell’orientamento della social cognition la realtà sociale viene indagata come oggetto stimolo della cognizione. In particolare l’obiettivo è capire come l’individuo percepisce l’ambiente sociale che lo circonda, come elabora le informazioni che provengono dall’ambiente, come riesce a comprendere e a dar senso ai comportamenti altrui, come arriva a un giudizio su altre persone e su se stesso.

SCUOLA EUROPEA

L’idea della realtà sociale come un insieme di rapporti e azioni dotate di senso per le persone, e l’idea che gli individui non sono solo attori passivi nel contesto sociale, ma agiscono e fanno progetti, già presenti nella prospettiva lewiniana, vengono in parte recuperate dallo sviluppo della psicologia sociale in Europa.

APPLICAZIONI La dimensione psicosociale sembra insinuarsi tra il SOGGETTO, che vive i problemi sociali in prima persona e la COMUNITA’ in cui tali problemi si manifestano ed incidono in vario modo.La disciplina deve confrontarsi con i problemi concreti della vita sociale portando un contributo significativo alla gestione della realtà.La psicologia sociale applicata deve essere orientata ai problemi reali, deve fondarsi sulle acquisizioni della cosiddetta ricerca di base e socialmente utile in modo da poter rispondere in modo sempre più adeguato alle domande di una società complessa come la nostra.Il sociale assume rilevanza in quanto ci fornisce un sistema interpretativo generale del mondo.Il sociale, inteso come ” mondo socialmente costruito “, non può essere riferito ad una categoria astratta di uomo o paziente, esso si rapporta necessariamente alle persone, inserite in un dato contesto spazio – temporale, in dinamiche di gruppo, in determinati momenti della loro evoluzione, in situazioni specifiche, occupanti determinate posizioni e ruoli sociali nella società.Sarà dunque inevitabile porre l’attenzione ai modi di pensare, sentire e comunicare propri dell’uomo “della strada”, uomo che utilizza una logica diversa, non riconducibile alle categorie astratte, uomo che ingloba l’incoerenza e la contraddizione.La psicologia sociale non si rivolge più alle persone in quanto malati o paziente, ma in quanto soggetti che hanno a cuore il loro benessere, e quindi che cercano anche di essere meno malati.Diventa centrale la conoscenza dei modi in cui la salute è costruita socialmente, delle sue rappresentazioni soggettive e sociali, così da poter intervenire negli stessi processi di costruzione della salute. ALTRE APPLICAZIONI:

Terapie di gruppo (ad esempio lo psicodramma)

– Psicologia del lavoro (interventi sulle aziende a molti livelli)

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