Le Tecniche FBI per il Criminal Profiling: Riassunto Completo

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Corso Internazionale di Psicologia Criminale

Il criminal profiling, in quanto strumento utile alle attività investigative, è stato adottato negli anni ’70 presso l’accademia dell’FBI, in particolare alla Behavioral Science Unit.

Il contributo più importante al profiling fu la distinzione fra criminali organizzati e disorganizzati[1]:

     

Organizzato Disorganizzato
Intelligenza media o superiore Intelligenza sotto la media

 

Socialmente competente Socialmente inadeguato

 

Predilige lavori che richiedano abilità Predilige lavori semplici e generici

 

Sessualmente adeguato Sessualmente inadeguato

 

Alto ordine di genitura Basso ordine di genitura

 

Padre con occupazione stabile Padre con occupazione precaria

 

Disciplina inconsistente nell’infanzia Disciplina rigida nell’infanzia

 

Emotività controllata durante il crimine Ansia durante l’esecuzione del crimine

 

Utilizzo di alcol durante il crimine Minimo uso di alcol

 

Stress situazionali precipitanti Minimi stress situazionali

 

Vive con il partner Vive da solo

 

Si sposta con un’auto in buone condizioni Vive/lavora vicino alla scena del crimine

 

Segue il crimine attraverso i media Ha minimo interesse per le notizie dei media

 

Può cambiare lavoro o lasciare la città Va incontro a modificazioni comportamentali

 

                                                           

 

Ad ognuna delle due tipologie di criminali corrispondono due tipologie di scene del crimine[2]:

 

Organizzata Disorganizzata

 

Aggressione pianificata Aggressione non pianificata
La vittima è persona sconosciuta Vittima/luoghi conosciuti

 

Personalizza la vittima Depersonalizza la vittima

 

Controlla la relazione verbale con la vittima Minimo controllo della relazione verbale

 

La scena del crimine riflette un controllo La scena del crimine si presenta disordinata

 

Esige una vittima sottomessa Improvvisa violenza sulla vittima

 

Utilizza mezzi di contenzione Minimo uso di contenzione fisica

 

Compie atti aggressivi prima della morte Atti sessuali successivi alla morte

 

Nasconde il corpo Cadavere lasciato in vista

 

Armi e tracce/prove presenti sulla scena Armi e tracce/prove presenti

 

Trasporta la vittima o il cadavere Cadavere lasciato sul luogo dell’omicidio

 

 

 

Accanto alle ricerche condotte sugli omicidi seriali al fine di distinguere i due tipi di offender su menzionati, Roy Hazelwood[3] della BSU si occupava della classificazione degli stupratori, dividendole in due categorie, selfish (egoista) ed unselfish (non egoista), che mostrano tre differenti modalità di approccio alla vittima:

  • Confidential, uso di scuse per avvicinare la vittima;
  • Blitz, uso della forza per non permettere reazioni da parte della vittima;
  • Sorpresa, uso di agguati durante il sonno con l’utilizzo di armi al fine di minacciare la vittima.

 

Unselfish Selfish

 

Rassicura e fa i complimenti alla vittima Insulta, minaccia e denigra la vittima

 

Si scusa con la vittima L’attacco è violento e con l’uso della forza

 

Non desidera far del male alla vittima quando questa oppone resistenza Il dolore della vittima non induce compassione nell’aggressore

 

Uso minimo della forza Cerca di coinvolgere la vittima

 

Desidera avere intimità con la vittima Lo stupratore è interessato alla sua gratificazione e non ha interesse per la vittima

 

L’uso delle armi o delle minacce                        serve ad avere l’accondiscendenza della

vittima

 

Il dolore della vittima induce la fine

dell’aggressione o distrae la fantasia

dello stupratore

 

 

 

A seconda poi della motivazione che gli aggressori usano negli stupri, si annoverano:

  • Power – Reassurance (Compensatory)

La bassa autostima porta il soggetto al reato sessuale pensando che alla vittima piaccia o che si innamorerà di lui. Il grado di istruzione e il tipo di occupazione sono di basso livello. Possono essere presenti disturbi dell’orientamento sessuale, di genere o parafilie. Non ha relazioni sentimentali e vive con i genitori.

Le vittime preferite sono della sua stessa etnia e fascia d’età, ma sono sconosciute. Generalmente non usa violenza. L’aggressione è molto breve ed avviene in ore insolite. Può sottrarre un oggetto alla vittima per conservarlo come “souvenir” e dopo l’aggressione si scusa.

Di solito commette il reato in zone prossime al suo luogo di residenza o di lavoro.

  • Power – Assertive (Exploitative)

Aggredisce per mostrare la propria virilità. Ha alle spalle una famiglia molto problematica.

Le sue vittime preferite hanno la stessa età e vengono selezionate a seconda della facilità di accesso. Inizialmente usa modi cortesi per poi passare a modalità più aggressive, umiliando e degradando la vittima. Spesso compie diversi errori poiché non teme di essere arrestato.

  • Anger – Retaliatory (Displaced)

L’offender agisce per rabbia nei confronti delle donne. Ha una famiglia d’origine problematica, è sposato ma può avere relazioni extraconiugali, è sessualmente competente e pratica sport in cui può mostrare la sua virilità. Le vittime prescelte possono essere della stessa età o maggiori, sono sconosciute e rispecchiano le figure femminili da cui egli ha subito un torto. L’attacco è generalmente breve ma molto violento e con l’uso di armi.

L’episodio violento può essere provocato da un evento fondamentale nella vita dell’aggressore.

  • Anger – Excitation (Sadistic)

Ciò che spinge questo tipo di aggressore a commettere un reato sessuale è l’erotizzazione dell’aggressività, ossia prova piacere sessuale nel veder soffrire la vittima. Ha una famiglia d’origine problematica, è sposato ed ha un aspetto ben curato. E’ un soggetto che non rispetta le regole ed i diritti altrui, non prova empatia, ha un grado d’istruzione medio, un’occupazione nell’ambito impiegatizio. Le sue vittime preferite sono donne sconosciute e ritenute deboli. Si avvicina alla vittima in modo garbato per poi usare delle armi, oltre ad un linguaggio molto degradante. L’aggressione è lunga ed avviene in luoghi in cui egli si sente sicuro. Può giungere nella sua pratica sadica ad uccidere la vittima.

Con questa tipologia di stupratore è fondamentale l’uso del case linkage poiché spesso molti omicidi seriali iniziano con gli stupri.

Ogni criminale nel compiere un reato, che si tratti di omicidio, stupro o altro, usa un proprio modus operandi, espressione che indica la modalità con la quale egli agisce i suoi comportamenti criminali. Con l’esperienza, inoltre, il criminale tende a migliorare il suo modo di agire al fine di ridurre al minimo il rischio di essere scoperto e catturato.

Nel discorso sul modus operandi rientra anche il comportamento messo in atto dalla vittima poiché le sue reazioni al reato che subisce possono essere la causa del modo in cui poi agisce il criminale sulla scena del crimine.

L’analisi del modus operandi è fondamentale in tutti i casi di comparazione tra crimini, nonostante, molto spesso, non si debbano escludere collegamenti fra di essi pur in presenza di modalità di azione differenti.

Altro elemento che va valutato sulla scena del crimine è la signature, ossia la firma che viene lasciata dal criminale. Generalmente, infatti, la messa in atto di un delitto viene preceduta da fantasie patologiche dell’offender, che poi si manifestano sulla scena del crimine attraverso rituali che vengono ripetuti ad ogni nuovo evento criminoso.

La modalità con cui l’offender si occupa del corpo della vittima dipende strettamente dal modus operandi e anche dalla signature. Esse possono essere di tre tipi:

  • Posizionamento, ossia quando il cadavere della vittima viene abbandonato in un luogo. Ciò fa comprendere che il criminale vuole offendere e degradare la vittima stessa;
  • Occultamento, ossia quando la vittima viene nascosta in un luogo che permette di ritardare il ritrovamento. Ciò indica una certa conoscenza fra autore e vittima;
  • Scaricamento, ossia quando il corpo della vittima viene scaricato in un luogo qualsiasi. Ciò indica la mancanza di conoscenza fra autore e vittima.

Dopo modus operandi e signature, altra importante caratteristica di cui si tiene conto nel formulare il profilo psicologico dell’autore di un reato è lo staging, ossia il tentativo di alterare la scena del crimine prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.

Le motivazioni che possono spingere un criminale a fare ciò sono fondamentalmente due:

  1. Depistare le indagini;
  2. Proteggere la vittima o la sua famiglia.

Il responsabile dello staging infatti intrattiene sempre una relazione con la vittima.

Secondo la prima motivazione, egli cercherà di dirigere altrove le indagini, mentre, secondo la seconda motivazione, familiari o conoscenti possono modificare la scena del crimine, soprattutto quando si tratta di omicidi a sfondo sessuale.

Il depistaggio è tipico di un offender organizzato che può voler conferire alla propria scena del crimine un aspetto disorganizzato o ricondurla ad un altro tipo di delitto.

Nel concetto di staging rientra, poi, un’altra caratteristica che è quella dell’undoing, ossia la modificazione della scena del crimine sulla base del senso di colpa provato dall’autore dopo aver commesso il delitto, a cui cerca di porre rimedio.

Tutti gli elementi sopra descritti sono stati raccolti nel 1992 all’interno del Crime Classification Manual, che rappresenta un Manuale, appunto, in cui sono raccolte le tipologie di assassini e vittime dei tre principali tipi di crimine (omicidio, aggressione sessuale e incendio doloso), sulla base delle motivazioni dell’offender.

Tra i più importanti modelli di profiling, quindi, c’è quello relativo alla Crime Scene Analysis del FBI, basato sulla comparazione di elementi derivanti da due specifiche attività investigative: la ricostruzione della scena del crimine (Crime Scene Reconstruction) e l'elaborazione del profilo criminologico del reo (Criminal Profiling).

Altro modello interessante è quello realizzato da Brent Turvey, la Behavioral Evidence Analysis, che riprende i concetti della Criminologia Applicata di Teten e Mullany.

Nella tabella di seguito riportata vengono esposte le differenze tra i due modelli[4].

 

Crime Scene Analysis Behavioural Evidence Analysis
Raccolta di ogni prova materiale Interpretazione delle prove e delle tracce forensi, analizzate prendendo in considerazione l’ipotesi più probabile
Organizzazione e classificazione del materiale raccolto secondo il modello decisionale adottato Analisi delle caratteristiche psicologiche e comportamentali della vittima
Valutazione globale dell'evento delittuoso con riferimento al Crime Classification Manual Analisi delle caratteristiche della scena del crimine
Stesura del profilo Definizione della personalità dell'offender e individuazione di elementi identificativi (es. età, etnia, livello di istruzione, ecc.)
Utilizzo del profilo in fase investigativa
Cattura dell’offender

 

 

[1] Picozzi M., Zappalà A., 2002, Criminal Profiling. Dall’analisi della scena del crimine al profilo psicologico del criminale, McGraw-Hill, Milano, p. 105.

[2] Ibidem

[3] Hazelwood R.R., Burgess A.W. (1995), Practical Aspects of Rape Investigation, Boca Raton: CRC Press, pp. 155-181.

[4] Corradini I., Gli approcci al Profiling: dal Criminal al Digital Profiling, in Agostini V., Criminalistica e Scienze forensi, Meeting Service, pp. 56-57.

di Maria Esposito

Corso Internazionale di Psicologia Criminale

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