4 Strategie che Distruggono la tua Intelligenza Emotiva

intelligenza emotiva

Le caratteristiche della disregolazione emotiva Saarni (1999) fornisce una cornice concettuale per definire la competenza emotiva. La competenza emotiva include l’abilità di fare esperienza di un’ampia gamma di emozioni e di avere consapevolezza di esse, la capacità di rispondere in modo adeguato agli stati emotivi delle altre persone, di valutare e capire le proprie e le altrui emozioni, di dare valore alla necessità di regolare gli stati emotivi e la consapevolezza che la struttura e la natura delle relazioni sono maggiormente definite da come le emozioni vengono comunicate all’interno di tale relazioni, e un senso di autoefficacia emotiva (Saarni, 1999).

La disregolazione emotiva può essere distinta dai pattern di regolazione emotiva che costituiscono la competenza emotiva quando consideriamo i sintomi associati con le varie forme di psicopatologia.

Quindi, la disregolazione implica risposte emotive contraddistinte dalle seguenti caratteristiche (Cole et al., 2008):

  • le emozioni perdurano e i tentativi di regolazione sono inefficaci;
  • le emozioni interferiscono con comportamenti appropriati;
  • le emozioni esperite ed espresse non sono appropriate al contesto;
  • gli stati emotivi cambiano o troppo velocemente o troppo lentamente.

Queste qualità non sono mutualmente escludentisi e condividono il fatto di essere imprevedibili, inappropriate e disadattive. Perciò, la disregolazione scaturisce non dal fatto di essere molto arrabbiati, tristi, ansiosi, vergognosi, colpevoli, orgogliosi o felici, ma dalle deviazioni dei tipici modi in cui le emozioni vengono regolate. Per quanto riguarda la prima caratteristica, è necessario sottolineare che emozioni intense e durevoli non sono necessariamente disfunzionali, fin tanto che sono regolate in modo efficace. D’altro canto, sintomi come irritabilità prolungata, umore triste, ansia generalizzata e stati maniacali differiscono dai più tipici esempi di emozioni adattive provate.

Questi sintomi, uniti ai sintomi depressivi, rispecchiano emozioni prolungate che non rispondono agli sforzi della modulazione (Erk, Mikschl, Stier, Ciaramidaro, Gapp, Weber, & Walter, 2010); ciò succede a causa di parecchi motivi, come la mancanza di abilità nel mettere in atto le adeguate strategie regolatorie, la disregolazione dei sistemi biologici che si occupano delle emozioni, e un vantaggio secondario nel mantenere il prolungamento delle emozioni (Cole et al., 2008). In questi casi, le strategie usate per modulare le emozioni o sono inefficaci (per esempio, l’evitamento di situazioni nuove riduce l’ansia ma non è adattivo in molte situazioni) o sono tipicamente efficaci ma usate in modo inappropriato (per esempio, la tecnica della distrazione per far cessare i pensieri depressivi non può essere mantenuta abbastanza a lungo da alterare l’umore).

Una grande varietà di strategie di regolazione può essere usata per modificare le dinamiche temporali e intensive di una risposta emotiva, riducendo la sua intensità, diminuendo la sua durata o passando da un’emozione a un’altra compiendo una reinterpretazione dello stimolo per modificare appunto la risposta emotiva (Ochsner & Gross, 2005; Thompson, 1994).

Problem solving, ristrutturazione cognitiva, accettazione, cercare supporto sono classificate come strategie adattive; evitamento, negazione, soppressione emotiva, preoccupazione, ruminazione, aggressività e autocritica rientrano tra le strategie meno ottimali (Aldao & Nolen-Hoeksema, 2012; Grolnick, Bridges, & Connell, 1996; Gross, 1998; Hayes, Wilson, Gifford, Follette, & Strosahl, 1996).

Il secondo punto riguarda le emozioni che interferiscono con comportamenti appropriati. Le emozioni, infatti, sono definite in parte dalla loro immediata attivazione in particolari situazioni: si attiva la rabbia quando bisogna affrontare un ostacolo con forza, la paura quando è necessario allontanarsi da una situazione temuta e pericolosa, la tristezza quando bisogna rinunciare ad un obiettivo desiderato, per citarne alcune (Cole et al., 2008). Questo aspetto delle emozioni è una componente cruciale della loro funzione adattiva, cioè il fatto che siano subito pronte ad intervenire per mantenere e recuperare il benessere individuale. Ma l’ambiente che ci circonda è complesso e mutevole, e di conseguenza molte situazioni implicano che ci siano parecchi vincoli sociali e obiettivi in conflitto tra loro. Perciò, sebbene a volte lo scopo di uno stato emotivo sia mantenere il benessere individuale, i comportamenti attuati per raggiungere tale obiettivo possono essere appropriati o non appropriati. Le azioni possono essere comprensibili ed efficaci nel breve tempo (come un bambino che picchia un altro bambino per conquistare un giocattolo), ma se esse diventano pattern stabili interferiscono con gli obiettivi di sviluppo, che sono essenziali per diventare una persona sana e competente (Cole et al., 1994).

Riassumendo, i pattern di regolazione di emozioni sia positive che negative sono disregolati quando portano a mettere in atto comportamenti che violano gli standard sociali o compromettono gli obiettivi di sviluppo. Lo studio delle sequenze comportamentali-emotive ci aiuta ad esaminare gli effetti delle emozioni sul comportamento, un aspetto importante della disregolazione emotiva (Baumeister, Vohs, DeWall, & Zhang, 2007).

La terza caratteristica della disregolazione emotiva riguarda il mancato adattamento tra la risposta emotiva e la situazione in cui essa si manifesta. Mentre prima ci siamo soffermati su come un comportamento inappropriato derivi da una risposta emotiva, ora ci focalizziamo sull’appropriatezza delle risposte emotive stesse, sia esperite che espresse.

Bisogna sottolineare che sia le emozioni positive che quelle negative possono essere inadeguate rispetto al contesto, come per esempio provare gioia nell’infliggere dolore a qualcuno. In più, la situazione in sé e per sé non determina in modo assoluto la risposta emotiva. Infatti, le emozioni riflettono il significato che ogni persona attribuisce a determinate circostanze: la risposta emotiva può variare da individuo a individuo in conseguenza della medesima situazione (Cole et al., 2008).

Nonostante ciò, ci sono contesti che tendono ad elicitare una particolare categoria di emozioni, come rabbia, frustrazione e irritazione, che forniscono un modo per individuare risposte emotive atipiche nei bambini, anche dal punto di vista neurobiologico (Locke, Davidson, Kalin, & Goldsmith, 2009). Infine, la causa maggiore delle differenze individuali nel valutare le circostanze è il livello di sviluppo del bambino. L’abilità del bambino nel capire la situazione e nel valorizzare la sua complessità influenzerà il suo processo emotivo.

Quindi, un’emozione è inappropriata quando viola le norme sociali e culturali di una particolare situazione, come per esempio ridere in classe, in chiesa o mostrare insensibilità (assenza di empatia e senso di colpa) quando qualcuno si fa male (Kring & Werner, 2004; Liew, Eisenberg, Losoya, Fabes, Guthrie, & Murphy, 2003). L’espressione di emozioni socialmente inappropriate è correlata a molti fattori di rischio e problemi psicopatologici, come maltrattamento (Shipman, Edwards, Brown, Swisher, & Jennings, 2005), ansia (Turk, Heimberg, Luterek, Mennin, & Fresco, 2005) e problemi da comportamento dirompente (Casey, 1996). A quest’ultimo tipo di problemi è collegata un’insensibilità emotiva a situazioni a cui di solito i bambini rispondono con rabbia ed emozioni correlate (frustrazione ed irritazione). Inoltre, questa insensibilità emotiva a situazioni che tipicamente eliciterebbero emozioni positive nei bambini è associata a problemi internalizzanti. I bambini che esprimono bassi livelli di emotività positiva durante situazioni divertenti hanno più probabilità di mostrare sintomi di comportamento dirompente fin da piccoli, e, diventati più grandi, di manifestare una modalità di pensiero depressiva (Hayden, Klein, Durbin, & Olino, 2006).

In generale, l’insensibilità e l’appiattimento emotivo sono associate alla psicopatologia in età adulta.

L’inespressività emotiva predice condotte di auto-lesionismo tra studentesse del college (Gratz, 1996), una prova a favore dell’idea che il comportamento parasuicida sia un modo per innescare sentimenti ed emozioni in individui che hanno perso la capacità di provare emozioni come normali risposte al loro ambiente (Crowell, Beauchaine, McCauley, Smith, Vasilev, & Stevens, 2008). Concludendo, le emozioni inappropriate al contesto sono sintomo di disregolazione emotiva. Questo aspetto sembra essere importante per capire lo sviluppo di psicopatologie, ma le ricerche sullo sviluppo sia tipico che atipico in relazione alle emozioni inappropriate al contesto sono abbastanza limitate.

L’ultima caratteristica della disregolazione emotiva riguarda il modo in cui cambiano gli stati emotivi, se troppo velocemente o troppo lentamente. Nella vita di tutti i giorni, tra le frequenti espressioni emotive ben riconoscibili, ci sono lunghi periodi caratterizzati da espressioni per lo più neutre (non connotate emotivamente). Questo pattern tipico è in contrasto con stati emotivi che permangono nel tempo, cioè che non si risolvono rapidamente, o che cambiano frequentemente. Un lento recupero emotivo (come nei casi di disforia e ansia) e labilità affettiva (instabilità emotiva) sono aspetti sintomatici di psicopatologie (Fergus et al., 2003, Koenigsberg et al., 2009). Le risposte emotive normalmente si sviluppano e si risolvono in brevi periodi di tempo e l’abilità di ristabilirsi in seguito a emozioni negative è un segnale di salute emotiva (Cole et al., 2008). Nell’infanzia, pattern di labilità affettiva possono predire lo sviluppo di disturbi in età adulta, come il Disturbo Bipolare (Fergus et al., 2003; Kochman, Hantouche, Ferrari, Lancrenon, Bayart, & Akiskal, 2005). Inoltre, la labilità affettiva, negli adulti, è associata al Disturbo Borderline di Personalità (Koenigsberg et al., 2009). Invece, la resistenza delle emozioni al cambiamento è una caratteristica del Disturbi dell’Umore così come dei Disturbi d’Ansia. Nella depressione, per esempio, tristezza e irritabilità prolungate rappresentano sintomi centrali sia in adulti che in bambini (Cole, Luby, & Sullivan, 2008).

di Martina Micheli

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