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Come misurare il burnout (test psicologico)

Uno degli strumenti più noti e più utilizzati nell’ambito della ricerca sul burnout è il Maslach Burnout Inventory (MBI) di Maslach e Jackson (1981), che descrive il burnout come una sindrome caratterizzata da tre dimensioni: 1) l’esaurimento emotivo: che esamina la sensazione di essere inaridito emotivamente ed esaurito dal proprio lavoro; 2) depersonalizzazione, che misura una risposta fredda ed impersonale nei confronti degli utenti del proprio servizio; 3) la realizzazione personale, che valuta la sensazione relativa alla propria competenza e al proprio desiderio di successo nel lavorare con gli altri. Il questionario consiste di 22 item a cui le persone sono chiamate a rispondere indicando la frequenza con cui sperimentano i sentimenti che sono espressi dagli item su una scala Likert che va da 0 (mai) a 6 (ogni giorno). Ci sono numerosi studi che hanno valutato il costrutto del MBI. Per quanto riguarda l’attendibilità è stato trovato che i livelli di alpha oscillano tra .81 e .92 relativamente alla dimensione dell’esaurimento emotivo; gli alpha della dimensione della realizzazione personale vanno da .50 a .86, mentre i livelli di coerenza interna della depersonalizzazione vanno da .57 a .82. (Kantas e Vassilaki, 1997; Maslach e Jackson, 1981; Kim, Shin & Swanger 2009). La versione italiana dell’MBI è a cura di Pedrabissi e Santinello (1999). La struttura fattoriale della versione italiana è risultata essere analoga a quella ottenuta da Maslach. La coerenza interna, effettuata calcolando il coefficiente alpha di Cronbach, è risultata essere .87 (sottoscala esaurimento emotivo), .68 (sottoscala della depersonalizzazione) e .76 (sottoscala realizzazione personale), (Pedrabissi e Santinello, 1999).

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I primi studi sul burnout sono stati condotti usando campioni di lavoratori impiegati nelle professioni di aiuto, come infermieri, psicoterapeuti ecc. (Maslach & Jackson, 1981). In queste ricerche è stato trovato che le persone che svolgono questi lavori, spesso provano un’estrema fatica e la perdita dell’idealismo. Tutto questo ha ispirato lo sviluppo del Maslach Burnout Inventory Human Services Survey (MBI-HSS; Maslach & Jackson, 1981), da somministrare alle persone che lavorano nel settore della salute e del servizio alla persona.

La scala MBI-Educators Survey (MBI-ES), invece, è stata sviluppata per le persone che lavorano nel settore dell’educazione. In entrambe queste ultime due scale, le tre dimensioni sono concettualizzate nei termini delle professioni in cui i lavoratori interagiscono ampiamente con altre persone (clienti, pazienti, studenti, ecc.), queste dimensioni sono quelle dell’esaurimento emotivo, della depersonalizzazione e della ridotta realizzazione personale.

Successivamente, dato il crescente interesse per il burnout all’interno delle occupazioni che non sono propriamente orientate alla persona, una nuova versione generale dell’MBI, l’MBI-General Survey (MBI-GS) è stata costruita. In questo caso le tre componenti del burnout sono state concettualizzate in termini leggermente più ampi tenendo in considerazione il lavoro e non solo l’aspetto delle relazioni interpersonali che potevano far parte del lavoro. Si parla, dunque, delle componenti di esaurimento, cinismo (un atteggiamento distaccato nei confronti del proprio lavoro), e di ridotta efficacia professionale. Questo strumento misura le stesse tre dimensioni della misura originale, utilizzando degli item leggermente diversi e mantenendo una struttura fattoriale stabile all’interno delle diverse occupazioni (Maslach et al., 2001).

Un altro questionario che viene ampiamente utilizzato per la misura del burnout dopo l’MBI è il Burnout Measure (BM) di Pines e Aronson (1988). Inizialmente gli autori hanno effettuato una distinzione tra burnout e noia che consideravano simili nella sintomatologia ma differenti nelle cause, infatti specificavano che la noia è il risultato di una pressione cronica prolungata (di tipo mentale, fisico, cronico o emotivo), mentre il burnout deriva da una pressione emotiva ripetuta associato ad un intenso coinvolgimento nella relazione con le persone per lunghi periodi di tempo (Pines et al., 1981). Successivamente, tuttavia, Pines e Aronson (1988) hanno messo da parte questa differenziazione e hanno ampliato il concetto di burnout includendo anche la noia. Il questionario è formato da 21 item che esprimono l’esaurimento e che sono valutati su una scala a 7 punti, che va da “mai” a “sempre”. Gli autori presentano il BM come uno strumento di autodiagnosi del burnout. Sembra che si tratti di uno strumento attendibile, infatti i coefficienti di coerenza interna vanno da .90 a .93 (Schaufeli, Maslach, Marek, 1993).

Il Link Burnout Questionnaire (LBQ) è uno strumento messo a punto da Santinello (2007) che si propone di misurare il burnout delle persone che lavorano nelle professioni di aiuto. Santinello ha rielaborato le tre dimensioni indagate dall’MBI e ha ritenuto opportuno ampliare la tradizione teorica sul burnout aggiungendo la nuova scala della disillusione. Le quattro dimensioni indagate dall’LBQ sono: 1) Esaurimento psicofisico, relativo alla sensazione di aver esaurito le risorse psicofisiche, sensazione che si riflette negativamente sia sull’utente che non riceve le cure adeguate, che sull’operatore che non è più in grado di comprendere le esigenze degli utenti; 2) Deterioramento della relazione con l’utente, causato da un atteggiamento di indifferenza e di distacco dell’operatore dagli utenti, i quali sono visti come degli oggetti impersonali a cui manifestare un comportamento cinico e ostile; 3) Inefficacia professionale, ovvero la percezione, causata dal vissuto di burnout, di non essere in grado di realizzare gli obiettivi nel proprio lavoro. L’operatore non si sente più gratificato e appagato dal proprio lavoro; 4) Disillusione, che si riferisce alla delusione delle aspettative positive riguardanti l’attività professionale a causa di un’eccessiva idealizzazione della stessa. Il modo in cui si manifesta la disillusione è attraverso la perdita di passione ed entusiasmo per le attività svolte quotidianamente. Il burnout, quindi, si può caratterizzare come lo stato finale di un lungo processo di disillusione. Ognuna delle quattro dimensioni del burnout si articola lungo un continuum che oscilla tra due poli opposti: esaurimento-energia (dimensione psicofisica); deterioramento-coinvolgimento (dimensione della relazione); inefficacia-efficacia (dimensione della competenza professionale); disillusione-soddisfazione (dimensione delle aspettative esistenziali). Lo strumento è composto da 24 item totali a cui viene data una risposta su una scala Likert a sei punti che va da “Mai” (1) a Ogni giorno (6). La coerenza interna delle scale oscilla da .68 (Inefficacia professionale) a .85 (Disillusione), (Santinello, 2007).

La figura professionale che misura il burnout è lo psicologo del lavoro

Igor Vitale 3295997585 – igor@igorvitale.org

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