Psicologia delle sette

Autrice: Nidja Fico

Sette, società esoteriche, ordini religiosi e culti hanno incuriosito e affascinato l’uomo sin dai tempi più remoti.

Nell’era del progresso scientifico e tecnologico, assistiamo alla prolificazione di gruppi o congregazioni che si dedicano alla pratica di culti esoterici o di tipo magico che, nel gergo comune, vengono chiamati <<sette>>.

Ma cosa sono le sette?

Il termine setta, in latino secta, deriva dalla radice del verbo sector che significa <<seguire>>, ma si potrebbe far risalire anche al verbo seco che significa <<tagliare, separare>>. Nel primo caso, la setta può essere vista come un gruppo di persone o di una particolare dottrina; nel secondo caso, come un gruppo che si è separato da un’aggregazione maggioritaria. Dunque se da un punto di vista esclusivamente etimologico il termine setta non implica alcuna connotazione negativa. Nel gergo comune questo termine ha assunto una valenza negativa e viene utilizzato per indicare aggregazioni religiose che si caratterizzano per una spiccata chiusura verso l’esterno.

Le sette sono organizzazioni di carattere religioso che costruiscono la propria dottrina basandosi sugli insegnamenti di una o più religioni ufficiali, ma se ne separano e si oppongono a queste attraverso l’affermazione di nuovi principi, in base ai quali istituiscono una propria autorità e stabiliscono una condotta di vita, che si differenzia da quella del contesto sociale di riferimento.

L’aumento della presenza delle sette nella società moderna testimonia come si stia diffondendo un modello discontinuo di fede, che trae forza da domande di carattere esistenziale che riguardano il senso della vita e della volontà di entrare in contatto con ciò che è trascendente.

Emerge sempre più il bisogno di approfondimento del proprio senso religioso, rispetto al quale gli individui si indirizzano verso nuove forme di religiosità che promettono una trasformazione personale e che sono diverse da quelle istituzionali.

Secondo Pace[1], per <<setta>> si intende quell’organizzazione socio – religiosa che si costruisce per separazione rispetto a una <<tradizione religiosa storicamente consolidata>>

I tratti costitutivi di una setta sono quattro:

  • l’alterazione dei confini di una determinata credenza religiosa;
  • la costituzione di un nuovo principio di autorità;
  • la ricerca di condotte di vita che marchino la radicalità della scelta religiosa che si intende compiere;
  • la temporanea o definitiva fuoriuscita dal “mondo”, cioè, simbolicamente, dai comportamenti considerati normali in un certo ambito sociale.

 

 

Panoramica antropologica dei culti

 

L’identità di un individuo si sviluppa in base al processo di interazione e di confronto con gli altri. Ognuno di noi inizia la propria vita facendo riferimento al proprio nucleo familiare, successivamente, man mano che lo sviluppo procede, il punto di riferimento è costituito anche dal gruppo sociale e culturale in cui siamo inseriti, così gli amici, la scuola, i valori. La morale, la religione, lo Stato e le regole. Quando però il tessuto sociale si frammenta e i cambiamenti sociali e culturali mettono in crisi gli antichi valori senza crearne di nuovi, il nostro Sé non trova una cultura salda e stabile a cui ancorarsi per svilupparsi in modo sano e armonico e diventa dilagante un senso di precarietà.

Le cause dell’assenza di valori e dell’insoddisfazione dell’uomo di oggi è da ricercarsi nei cambiamenti vorticosi a cui è sottoposta la nostra società. L’onda della crisi sta investendo tutte le attività umane, così anche la cultura diventa sempre più incerta e mutevole e non rappresenta più quel solido contenitore all’interno del quale poter costruire la propria vita. Così, oggi più di ieri, l’uomo si sorprende a interrogarsi sul senso della propria esistenza e a modo suo, in forma più o meno consapevole, esprime una richiesta di aiuto. Le identità sono sempre più fragili e frammentate e in modo altrettanto fragile e frammentato si avviano verso la ricerca di un dio o di un credo che le risollevi da questa triste convinzione. Così magia, rituali esoterici e quant’altro diventano mezzi privilegiati per alleviare le proprie sofferenze fisiche e psicologiche.

 

La diffusione delle sette

 

Nel nostro paese sono stati censiti più di 800 gruppi settari concentri prevalentemente tra Torino, Roma e le città del Veneto. Purtroppo non è possibile fare un’analisi precisa e dettagliata delle caratteristiche e della reale diffusione di questo fenomeno, perché questi gruppi si muovono nell’ombra. Ma com’è possibile che una setta riesca a attirare individui diversi per età, sesso, estrazione sociale e livello culturale? È un individuo che può coinvolgere chiunque, l’adesione a una setta, oggi come nel passato, nasce da un complesso gioco di relazioni fra scelte individuali e rapporti sociali che la congrega riesce a sviluppare.

 

  1. Fattori sociali

 

Stiamo affrontando un periodo di crisi, che coinvolge tutti i settori della nostra esistenza e si alimenta dei fattori che caratterizzano la società contemporanea

La cultura è sempre meno capace di dare senso e spessore ai nuovi fenomeni che si incalzano reciprocamente, l’assenza di una forte ideologia viene colmata da una galassia di frammenti culturali, che non fanno altro che aumentare il senso di disorientamento dell’uomo moderno. In questo contesto, valori come la fiducia, la solidarietà, la reciprocità si impoveriscono nel corso di relazioni sociali improntate all’individualismo.

La vita sembra essere diventata una continua corsa verso quei modelli e quelle mode che l’uomo stesso propone e si impone, che crea e distrugge in maniera spasmodica. L’uomo di oggi è immerso in una realtà in cui si è ciò che si ha.

Mode ed esigenze del mercato rendono la vita una gara per possedere quelle immagini che l’uomo stesso crea, il paradosso risiede nel fatto che l’esistenza è una continua spinta verso gli oggetti desiderati.

L’assenza della comunicazione dell’uomo con l’uomo è il grido di solitudine di questi tempi moderni, tanto che spesso l’unico momento di contatto con il mondo è il mezzo televisivo.

E’ l’impoverimento della sensibilità individuale verso le piccole emozioni quotidiane la conseguenza della spettacolarizzazione della vita in tutti i suoi momenti. Morte, guerra e violenza non riescono più a colpire l’attenzione del telespettatore annoiato.

Ed ecco che il bisogno di provare emozioni per sentirsi vivi prende la forma della ricerca spasmodica di scosse emotive sempre più intense e sempre diverse.

Si disgregano i legami familiari, il tasso dei divorzi è in rapido e continuo aumento, ci sono così figli sempre più soli, che invece di giocare all’aperto passano ore ed ore davanti a un computer o alla televisione.

L’onda della crisi travolge anche la famiglia, che vive tempi duri perché, modellandosi sui cambiamenti vorticosi cui è sottoposta la nostra società, appare sempre più incapace di fornire sostegno e cure adeguate ai giovani del nuovo millennio.

Per l’uomo di oggi è sempre più difficile stabilire relazioni interpersonali valide, stabili e serene. Questo è estremamente evidente nelle relazioni affettive quando, terminata la fase dell’innamoramento iniziale, la diversità dell’altro diventa fonte di ansia, di incertezza, di timore di perdere la propria identità, di paura di smarrirsi.

La ricerca del senso della vita è sempre più affidata all’individuo. In risposta alla domanda di autonomia dell’uomo moderno le religioni tradizionali non hanno imposto più i loro dogmi e precetti in forma autoritaria, ed è cambiato il modo di soddisfare il proprio bisogno di Dio. Il senso religioso sembra essere diventato un bene di consumo e la fede diventa sacra nella misura in cui consente di ottenere un beneficio che attiene più alla vita materiale che a quella spirituale. Oggi, dunque, stanno nascendo nuove forme di <<esperienza religiosa>> legate alla ricerca di una dimensione soprasensibile, indipendentemente dal riconoscimento di un Dio in cui credere.

 

 

  1. Fattori individuali

 

Il conflitto esistente fra i bisogni di affermazione dell’Io e la paura di possibili conseguenze sociali negative, che ne possono derivare come il timore di perdere la propria identità, sono tra i problemi esistenziali che tormentano maggiormente l’uomo moderno.[2]

Se da una parte la realtà dei sofisticatissimi mezzi comunicativi e tecnologici, è in grado di offrire infinite possibilità di crescita e di sviluppo alle persone, dall’altra rende la vita individuale e collettiva estremamente più complessa.

I modelli culturali sono deboli, frammentati e soprattutto cambiano in modo estremamente veloce; di conseguenza, non riescono a integrare i diversi individui nel sistema sociale, generando in molte persone un senso di anomia e disorientamento.

Questo disagio dilagante si esprime nella sensazione di essere confusi e delusi dal piano affettivo, sociale e politico, riguardo a se stessi e riguardo alla società, portando l’individuo alla disgregazione della personalità; infatti sono in aumento psicopatologie dovute ai problemi di adattamento e di inserimento nella vita collettiva.

Sette, culti, congreghe e associazioni pseudo-religiose trovano terreno fertile in una società priva di contenuti, che alleva individui sempre più fragili e timorosi.

Il loro cavallo di battaglia, infatti, consiste nel basare i propri presupposti su elementi già presenti nella società e nel contempo offrire qualcosa di diverso, in modo che i seguaci si ritrovino in un sistema di credenze relativamente nuovo, che offre loro una ragionevole spiegazione <<religiosa>> al disagio prodotto dalla società, ma che non li allontana eccessivamente dal sistema sociale a cui appartengono.

Diverse indagini hanno riscontrato che le persone che decidono di far parte di una setta hanno collezionato tutta una serie di esperienze negative a livello individuale, che possiedono una spiccata valenza sociale, come problemi nel corso della socializzazione primaria, vissuti di disorientamento derivanti da continue esperienze di cambiamento, insuccesso nei rapporti interpersonali e nell’ambito lavorativo. Piuttosto che avere un atteggiamento di rinuncia, l’entrare in una setta rappresenta un modo per reagire, per eliminare il disagio, per attenuare, fino a farlo scomparire, la sensazione angosciante di solitudine, anonimato e frammentazione.

Entrare in una setta significa, infatti, appartenere a una élite religiosa e culturale all’interno di una comunità salda, dove ci si sente apprezzati e accolti. Infatti la comunità settaria è caratterizzata da una forma di coesione molto forte; le sette fanno leva sulle criticità presenti nel nella nostra società e sui problemi dell’uomo moderno per offrire quella che apparentemente può sembrare una valida alternativa, uno scopo, amore, cure, sollievo e una sensazione di controllo sulla propria vita.

La diffusione e la proliferazione delle sette, pertanto, se da una parte rispecchia la frammentazione sociale e culturale della società post-moderna, dall’altra è una risposta patologica al tentativo da parte degli individui di sopperire alla confusione a al disorientamento.

[1] Pace E., Le sette, Il Mulino, Bologna 1997.

[2] Peluso A., L’amore e le sue emozioni, CISU, Roma 2005.

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