Le conseguenze psicologiche dell’abuso infantile

Articolo di Alessia Chirico

Negli ultimi anni, si è riscontrata una crescente attenzione nei confronti dell’infanzia e della sua tutela contro maltrattamenti, abusi e ogni altra violenza compiuta sui bambini, che ha visto l’aumento del numero di denunce sporte rispetto a non molti anni fa. Tuttavia, l’aumentare delle denunce non è direttamente collegato ad abusi realmente accaduti, e infatti si è verificato anche l’aumento del fenomeno dei falsi abusi sessuali sui minori. Questo lavoro si incentra proprio su questa problematica, purtroppo impopolare nell’opinione pubblica che, giustamente, tende a salvaguardare il benessere di minori soprattutto in casi di grave rilevanza quali, appunto, gli abusi sessuali, che fa dimenticare come ogni accusato goda del principio di presunzione di innocenza (art. 27, comma 2 Cost.).

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Il rischio è soprattutto quello di creare un forte condizionamento sia sul tessuto sociale sia sui giudici, anche a causa dell’azione dei mass-media, che diffondono il terrore e la credenza che i propri figli siano costantemente in pericolo di essere abusati. La questione che si pone è se le perizie e consulenze tecniche psicologiche e medico-legali effettuate dagli esperti sul minore siano sufficienti e valide a sostenere un giudizio di colpevolezza “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Il percorso che si vuole portare avanti in questo lavoro porta all’accertamento del reato di abuso sessuale su minore, a partire dai criteri di valutazione nell’abuso sessuale, sulla complessità e problematicità di tali valutazioni e sui gravi errori che possono esser generati, fino a portare ad un’ingiusta sentenza di condanna. Inoltre, si vogliono analizzare quei disturbi e quelle problematiche psicodinamiche che influiscono massivamente in casi di falsi abusi. Infatti, si analizzeranno in modo particolare la Sindrome da Alienazione Parentale (PAS) e il ritardo mentale borderline.

Nel primo capitolo si cerca di dare una definizione all’abuso all’infanzia e di fare una classificazione dei diversi tipi di abuso; attualmente  non vi è una determinazione comune su cosa consista l’abuso sessuale sul minore, soprattutto in relazione alle diverse figure professionali che, in base alla sua specifica formazione,  possiedono una propria visione dell’abuso sessuale minorile. Particolare attenzione è stata posta sulle disposizioni normative che regolano la violenza sessuale sui minori, e soprattutto si parla della legge 66/96, modificata e integrata dalla legge 296/98 sullo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno dei minori. In seguito si descrive il percorso processuale del minore dall’acquisizione della notizia di reato all’accertamento e l’intervento in questi casi del Tribunale per i minorenni e dei servizi socio-sanitari. Ancora, vengono presi in considerazione i criteri di valutazione nell’abuso all’infanzia e in particolare la valutazione della testimonianza del minore, sottolineando l’incertezza e la difficoltà di stabilire dei criteri validi, insieme poi ai principali indicatori di abuso sessuale e le rispettive fonti d’errore. La Carta di Noto enuncia una serie di linee guida da tenere presente nei casi di abuso sessuale, ma sottolinea come non possa essere formulato un quesito o prospettata una questione relativa alla compatibilità tra quadro psicologico del minore e ipotesi di reato di violenza sessuale, invitando l’esperto a rappresentare che le attuali conoscenze in materia non consentono di individuare dei nessi di compatibilità od incompatibilità tra sintomi di disagio e supposti eventi traumatici. Il quadro è reso più complesso dalla peculiarità dell’abuso come fonte di prova. La medicina conferma che i fattori determinanti per l’identificazione di abusi sessuali si esauriscono nelle 24-36 ore, e questo solo se non siano intervenuti comportamenti che ne hanno eliminato le prove, e non è possibile determinare che lesioni riscontrate in tempi successivi siano riconducibili ad abusi. Tra le fonti di errore in particolare sottolineiamo che non esistono studi sulla sessualità infantile che precisino i confini della normalità e dell’anormalità, di conseguenza persistono lacune nella definizione di “comportamento sessualizzato” del bambino, e quindi segnali quali la resistenza, gli incubi, l’ansia, la paura possono essere soltanto dei disturbi e non sono segni inequivocabili sufficienti a discernere se trattasi di stress, gioco sessuale fra bambini o abuso.  Un’osservazione innocente o un comportamento neutro potrebbero essere sopravvalutati fino a diventare qualcosa di peggio e il genitore potrebbe inavvertitamente aver indotto il bambino a confermare questa interpretazione. Infine, dato che nei casi di abusi l’abusato rappresenta solitamente l’unico testimone disponibile, risulta evidente il ruolo di primo piano che riveste la testimonianza del minore per questo motivo verranno analizzate le modalità di assunzione della testimonianza, le tecniche di validazione e i loro limiti, insieme alla valutazione della competenza e credibilità del minore e il ruolo del perito nei casi di abuso sessuale sui minori. L’ascolto di soggetti in età evolutiva deve essere condotto con una competenza professionale specifica partendo sempre dal presupposto che per l’evento accaduto potrebbero esserci spiegazioni diverse, ed è dunque necessario rimanere aperti ad una visione più ampia, senza cadere in bias che allontanano dalla realtà oggettiva. A questo proposito, si descrivono anche le possibili fonti d’errore degli esperti: il pregiudizio o la deformazione professionale, la perseveranza nella credenza, la tendenza al verificazionismo, la sopravvalutazione del significato simbolico. In particolare si rileva la pericolosità dell’utilizzo, consapevole e non, delle domande suggestive, con i minori, soggetti che non hanno raggiunto una maturità cognitiva e che quindi risultano più suggestionabili degli adulti. Tale suggestionabilità rappresenta infatti una delle cause principali della sindrome dei falsi ricordi, mentre un’altra causa viene individuata nella pratica del recupero di ricordi rimossi, punto di riferimento della psicoanalisi, concetto privo però di validità scientifica, che può ingenerare una falsa memoria di un abuso non avvenuto e di conseguenza una denuncia di falso abuso sessuale.

Il secondo capitolo si concentra prettamente sulla letteratura psicologica, e in particolare sul concetto di Sindrome di Alienazione Genitoriale (Parental Alienation Syndrome – PAS), così definita dallo psicologo forense Richard Gardner, della Columbia University di New York, all’inizio degli anni Ottanta. Si tratta di una patologia relazionale che si manifesta nelle situazioni di separazioni e divorzi conflittuali, in cui aumenta il rischio di coinvolgere i figli, disorientandoli e costringendoli ad un’innaturale scelta forzata. Infatti, la principale manifestazione è la campagna di denigrazione da parte del figlio nei confronti del genitore non affidatario, a seguito dell’indottrinamento dell’altro genitore. È stata messa in discussione la possibilità di considerare la PAS come sindrome in quanto non è presente nel DSM-IV non soddisfacendone i criteri di ammissibilità, ed è estremamente complesso distinguere i casi in cui il minore rifiuta un genitore in quanto realmente vittima di abuso o maltrattamento. In alcuni casi possono esser portate avanti false denunce di abuso sessuale e/o maltrattamento fisico nei confronti del genitore alienato, e sostenere tali accuse di abuso espone il minore a forti sensi di colpa e vissuti analoghi a quelli riscontrabili nei casi in cui l’abuso è realmente avvenuto: soprattutto se il bambino è piccolo, può convincersi che l’evento traumatico sia avvenuto realmente. Scopo di questo lavoro è quello di evidenziare le differenze esistenti tra la Sindrome di Alienazione Genitoriale e l’abuso, così come quello di differenziare casi in cui i test somministrati ai minori in esame dimostrano la presenza di un ritardo mentale. Infatti, soprattutto in casi borderline, le difficoltà cognitive influiscono su varie capacità psichiche, e in particolare nel comprendere concetti astratti, nell’integrare informazioni o nell’astrazione.

Infine, si vuole concludere questo lavoro con la presentazione di un caso giuridico in cui una minore viene sottoposta ad analisi pe verificarne l’idoneità alla testimonianza, in seguito alla denuncia di abuso sessuale sporta dalla stessa. Si andranno dunque ad analizzare i risultati dei test somministrati alla minore e a comprarare il report della prima CTU con gli effettivi esiti delle valutazioni.

 

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