Abuso sessuale infantile: sintomi, valutazione psicologica, indizi

Articolo di Alessia Chirico

Considerando che la maggior parte dei segni e dei sintomi riconoscibili sui bambini vittime di abuso sessuale siano aspecifici, alcuni, più di altri, possono essere ritenuti indizi rappresentativi. Si parla, per esempio, di quelle condotte erotizzate che possono presentare, come sintomi, comportamenti sessualizzati trauma correlati, in cui il bambino riproduce lo scenario dell’abuso; giochi o contenuti sessuali verso altri bambini o nelle riproduzioni grafiche, a anche comportamenti seduttivi verso gli adulti; conoscenze delle questioni sessuali, evidenti nel linguaggio o nel comportamento fuori dalla norma dell’età del soggetto. Emotivamente parlando, la vittima di abuso può mostrare una svariata gamma di sentimenti negativi, quali: paura dell’abusante o di perdere la famiglia, la casa, e di essere abbandonato; rabbia verso l’adulto che non adempie al suo compito di protettore e verso se stesso per sentirsi responsabile; tristezza per la sensazione di aver perso parte di se stesso, o di essere stato tradito da una figura per lui importante: colpa per non essere riuscito a porre fine all’abuso, per aver parlato o per aver taciuto; vergogna per il proprio coinvolgimento dell’abuso, addirittura, per la risposta che esso ha provocato nel suo corpo; infine, confusione, poiché, specie negli abusi intrafamiliari, può ancora provare sentimenti di affetto nei confronti dell’abusante.

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A fronte della complessità descritta, è evidente come valutare un caso di abuso minorile sia un lavoro delicato e complesso che necessita di un background scientificamente testato e valido sui cui basare un resoconto affidabile ed il più possibile esatto. Soprattutto dal punto di vista legale, è importante attenersi alla regola dell’oltre ragionevole dubbio, affinché vengano protetti i diritti dell’innocente, e per questo motivo non è ammissibile parlare di possibilità e probabilità. Per ottenere una valutazione ampia e dettagliata, l’analisi degli esperti verte su criteri appartenenti a diverse aree di interesse poiché non sempre i sintomi e i segno sono chiari ed palesi, e siccome non sempre sono presenti segni fisici di violenza, si ricorre ai seguenti criteri:

  1. a) indicatori cognitivi;
  2. b) indicatori fisici;
  3. c) indicatori emotivi e comportamentali.

Partendo dagli indicatori cognitivi, si ritiene fondamentale investigare il livello di coerenza delle asserzioni, l’elaborazione fantastica, il giudizio morale e la chiarezza semantica[1] (Gullotta, De Cataldo Neuburger, Pino, Magri, 1996), tenendo conto della storia dello sviluppo cognitivo del minore stesso attraverso test clinici psico-comportamentali ed emotivi contestualizzati all’ambiente in cui la denuncia è avvenuta. In questo tipo di analisi, una conoscenza sessuale inadeguata rispetto all’età del minore è spesso un campanello di allarme, soprattutto se si tratta di informazioni difficilmente reperibili se non attraverso l’esperienza diretta. Questo pensiero potrebbe creare una correlazione illusoria, poiché non si possono escludere le fonti mediatiche moderne da cui i minori possono acquisire ogni tipo di informazione, rendendo difficile ipotizzare un’età appropriata in materia di sessualità. Per quanto riguarda i segni fisici, se presenti, essi non costituiscono una prova certa di abuso, né determinano l’eventuale abusante. Atti sessuali non violenti, poi, che riguardano l’uso di accarezzamenti o manipolazioni psicologiche, comuni nei casi di abuso di bambini molto piccoli, non lasciano segni evidenti, rendendoli difficili da identificare, al contrario di casi di abusi che contemplano la penetrazione, talvolta associati a perdite di sangue, che sono però riconoscibili massimo entro le 72 ore dall’abuso. Ad ogni modo, indicatori fisici comuni possono essere: i graffi nei pressi della zona genitale, la presenza di corpi estranei o tracce di liquido seminale, le lesioni emorragiche, l’insorgere di infezioni sessualmente trasmissibili, gravidanze e pubertà precoce.

Lesioni cutanee o lividi sono piuttosto comuni nei bambini perché rientrano in una regolare attività motoria, ma potrebbero destare sospetti se posizionati in aree protette o nascoste e se sono molto ampi. Anche lesioni multiple, in diversi stadi di guarigione o incoerenza nella descrizione di come queste stesse lesioni siano avvenute dovrebbero far sorgere sospetti di abuso. Inoltre, le lesioni dei tessuti molli hanno un’elevata correlazione con l’abuso, insieme ai segni di morsi, che sono oltremodo utili per identificare il possibile responsabile se raccolgono dati sulla forma, il colore e il diametro del segno impresso, o addirittura sarebbe utile prelevare un tampone di saliva prima di effettuare una disinfezione del morso. Segni non comuni di abuso sono le bruciature, presenti in circa il 5% dei casi di minori vittime di abuso sessuale. Nella cavità orale, un eritema del palato può essere indicativo di sesso orale forzato, insieme alla rottura del frenulo labiale o linguale. Oltre all’esame fisico, è necessario sottoporre il minore a dei test di personalità e dai test psicologici proiettivi, dato che i bambini abusati sono maggiormente esposti ai disturbi emotivi, presentano cioè una sintomatologia depressiva o degli stati ansiosi, sentimenti di paura, disturbi del sonno e incubi, stati di ipervigilanza, regressione e nervosismo. Purtroppo questi sintomi non sono una diretta conseguenza esclusivamente di episodi di abuso, in quanto asseriscono a una più ampia gamma di problematiche e malesseri. Sono dunque ritenuti sintomi aspecifici, legati quindi a diverse situazioni di disagio del minore. I problemi comportamentali mostrati dai bambini abusati riguardano una maggiore tendenza ad essere aggressivi e meno competenti in ambito sociale, insieme a comportamenti sessuali non adeguati per l’età.

Persino il Disturbo Post-Traumatico da Stress, legato a risposte connesse ad un trauma profondamente significativo, non è da considerarsi come un indizio certo di abuso. Anch’essi sono, dunque, definibili sintomi aspecifici, per questo motivo è sempre consigliabile un’analisi accurata che contempli diverse ipotesi plausibili. In merito, la Carta di Noto (2002) sancisce il limite di validità degli strumenti nell’art 8, «perché i sintomi di disagio che il minore manifesta non possono essere considerati di per sé come indicatori specifici dell’abuso sessuale, potendo derivare da conflittualità familiare o da altre cause, mentre, specularmente, la loro assenza non esclude di per sé l’abuso.»[2] Stabilisce, per di più, l’obbligo di non determinare collegamenti diretti tra i sintomi rilevati e i presunti eventi traumatici, per cui il compito dell’esperto risulta essere quello di frmulare un quadro diagnostico, privo di assunti, che funga da ausilio nella ricostruzione dei fatti. L’obiettività è quindi un requisito imprescindibile affinchè si evitino i casi di falsi abusi, cosicchè la procedura deve puntare alla falsificazione di ipotesi alternative, per consolidare provvisoriamente una tesi rispetto alle altre.

I danni che gli abusi provocano in un minore vanno ben oltre il disagio esperito durante i maltrattamenti. Sfortunatamente, l’esperienza negativa incide sullo sviluppo psicologico della vittima in modo diverso a seconda di diversi fattori quali l’età, la relazione con l’abusante, il livello di sviluppo fisico e cognitivo del minore, ed è maggiormente dannoso quando il maltrattamento non viene scoperto o non viene elaborato, oppure quando la dipendenza dall’abusante è forte e la risposta di aiuto avviene molto tardivamente. Le aree compromesse possono essere psicologiche, sessuali, sociali e anche fisiche, e le reazioni possono manifestarsi subito dopo l’evento traumatico, ma anche dopo giorni o settimane dall’accaduto. I bambini molto piccoli possono attuare comportamenti regressivi, eccessiva masturbazione, insonnia, angoscia in prossimità dell’addormentarsi o al risvegliarsi, insieme a paure immotivate del buio. Sul versante scolastico, ci si aspetta un calo nel rendimento e nei rapporti sociali coi compagni, unitamente a sentimenti di paura e sensi di colpa che si manifestano in crisi di pianto e perdita dell’appetito.

Gli adolescenti esperiscono sintomi dissociativi o flashback, e molti compensano i propri disturbi con l’abuso di alcool o droghe. Bambini e adolescenti, però, condividono la riluttanza nel condividere le loro esperienze traumatiche, soprattutto se sono coinvolti membri familiari. La sensazione di essere stati traditi li porta ad allontanarsi dalle figure adulte o da chi riveste un ruolo autoritario, ma potrebbe accadere l’opposto; in questi casi, la paura del rifiuto porta questi individui a ricercare continuamente l’approvazione degli adulti. Una caratteristica distintiva delle vittime di abuso è la loro bassissima autostima, infatti si sentono inadeguate e ciò può originare stati depressivi e ansia costante. Non è da escludere la presenza di comportamenti autolesionisti o addirittura dei comportamenti distruttivi verso l’altro. Per quanto riguarda la sfera sessuale, difficilmente risulta essere soddisfacente, poiché essa richiede un buon rapporto col proprio corpo e la fiducia nell’altro. Questo può risultare in disturbi come l’anorgasmia o l’inibizione, così come può portare alla promiscuità sessuale a causa dell’idea confusa di affetto e sesso.

[1]  Gulotta G., De Cataldo Neuburger L., Pino S., Magri P., Il bambino come prova negli abusi sessuali, in Cabras C., Milano, 1996, pp. 159-161.

[2]  Carta di Noto – Linee guida per l’esame del minore in caso di abuso sessuale, 2002, p. 4

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